Lave il tuo nome

“Il tuo nome” come un tatuaggio sulla pelle di LAVE | Intervista

Lave – nome d’arte di Valeria Consolo – è una giovane artista di origine siciliana e nel suo nuovo singolo, “Il tuo nome“, la cantautrice dimostra un solido attaccamento emotivo ai suoi ricordi.

“Lave rappresenta un passaggio delicato della mia vita. Il nome nasce dall’anagramma del mio nome, un pomeriggio, scherzando con gli amici raccontando le nostre vicende quotidiane al parchetto dietro casa. Per me ricorda un periodo fondamentale della mia vita che mi ha aiutato a capire e fare determinate scelte”, dice l’arista.

Sebbene una parte di Valeria, infatti, è rimasta a lungo legata alla pallavolo, sua prima passione, in testa l’artista aveva perennemente la musica. Così Lave ha deciso di lottare per ciò in cui crede e investire sul suo progetto.

Dopo “Ricordi”, il suo primo singolo, è arrivato “Il tuo Nome”, scritta da Lave e Francesco Oppedisano, con la produzione di Davide Sollazzi e Massimo Colagiovanni, musicisti di Marco Mengoni, Calcutta, Francesca Michelin.

“Il tuo nome” è una sincera affermazione di come stanno le cose: “Potrai odiarmi, pensare ad altro, ma il tuo nome è tatuato su di me”. Lave non abbandona lo stampo tipicamente pop che l’aveva già caratterizzata in “Ricordi”, proponendoci in questo nuovo singolo il racconto di una relazione complessa. “L’inizio, il durante e la fine di un rapporto simbiotico”, dice la cantautrice parlando del brano. Il finale di “Il tuo nome” però rimane aperto, perché, nonostante lo spezzarsi di questo legame, Lave non ha problemi ad ammettere a se stessa e a chi ha davanti che questo capitolo rimarrà sempre un punto fisso, come un nome tatuato sulla sua pelle.

INTERVISTA A LAVE

“Il tuo nome” parla di un rapporto complesso e concluso, in cui però nonostante la fine sei consapevole che certe cose ci rimangono sempre sulla pelle. Raccontaci un po’.

Quante volte ci è capitato nella vita di incontrare persone che ci hanno reso vulnerabili, non solo nelle relazioni sentimentali ma anche nei rapporti familiari o di amicizia. Quando pensiamo di amare così tanto la  persona che abbiamo accanto che poi si rivela diversa da ciò che la nostra mente ha costruito, da perdere i nostri spazi e la nostra libertà quasi da sentirci intrappolati in una sorte di prigione, viaggiando nel limbo dei nostri pensieri che nonostante si cerchi una via di uscita ci si sente sempre bloccati da una forza maggiore.

Entrambi i tuoi singoli sono entrambi molto legati al passato. La “vena malinconica” è tipica degli artisti. Come ti ritieni rispetto a questo tema?

Per me la malinconia rappresenta un aspetto fondamentale e presente costantemente nella scrittura di un artista. Purtroppo ad oggi veniamo considerati una generazione “con un profondo senso di tristezza” per la maggior parte perché è più raro sentire una canzone che parla di felicità o temi simili.

Come sento tra i miei coetanei, siamo tutti più legati al sentimento che ci rende più sensibili che trasmettiamo attraverso una canzone con cui forse faremmo più fatica a raccontare a parole. La malinconia e il dolore sono parte integrante della mia vita, nonostante all’apparenza, chi mi conosce, sono una persona estremamente solare, questo non significa che la malinconia vada ripudiata. Questo sentimento cosi forte e contrastante allo stesso tempo per me porta a toccare il punto centrale del cuore per tirare fuori ciò che sento realmente.

Parlando di musica, la tua scelta è tipicamente pop, ed è molto coerente con il genere che ascoltavi da bambina in macchina con tuo papà, corretto? I tuoi ascolti sono variati nel tempo o tendi a rimanere sempre sul cantautorato italiano?

Prediligo sempre il cantautorato italiano, sono altamente convinta di esser nata negli anni “sbagliati” della musica. Amo tutto ciò che è legato dagli anni 70’ fino al 2000 perché è quello che ci ha reso unici agli ascoltatori di tutto il mondo.

Detto questo, voglio considerarmi un’artista di cui non si preclude nulla. È giusto secondo me sperimentare e ascoltare melodie diverse  rispetto a ciò che sentiamo vicini, anche per aiutare ad ampliare il nostro progetto musicale. Chissà se non si trova una strada che ci convinca di più? Mai dire mai!

Hai detto che per te la cosa più importante dell’essere un artista è riuscire ad arrivare al tuo pubblico. Penso che in “Il tuo nome” siano molte le perone che ci si possono ritrovare. Se potessi dar loro un consiglio, cosa diresti?

Uscirne si può, è complicato, ma piano piano con la forza di volontà torneremo a respirare.

Non siamo soli, la forza della condivisione è fondamentale per andare avanti e che non bisogna mai sentirsi in difetto o meno di qualcuno nel sentire il bisogno di chiedere aiuto. Tante ragazze mi hanno scritto che si sono rispecchiate ascoltando la mia canzone e questa è la cosa che mi rende più felice di ciò che faccio.

È speciale per me sapere che in quel momento sto dando un sostegno anche solo di 3 semplici minuti a chi mi ascolta.

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