New Indie Italia Music Week #146

“Ho visto lei che bacia luiChe bacia lei che bacia me. Mon amour, amourMa chi baci tu?. Io farò una strage staseraBallo tra le lampade a sfera Lei piace sia a me che a te“ (Mon Amour – Annalisa)

La primavera è appena iniziata ma la temperatura corporea ha già raggiunto i livelli estivi. Sembra che il cuore conosca solo due stagioni: il letargo emotivo dell’inverno e la vivacità sentimentale estiva che ribolle.

Quindi ci piacciamo oppure no? Non ho mica tempo perdere. La passione è un takeaway. Prendere o … andare via per sempre.

Scegli la tua canzone per prepararti e predisporti all’estate con i migliori brani della settimana scelti e recensiti dalla redaz.

Dentro la mia stanza

Mettere in discussione se stessi è una tappa fondamentale nella vita di chiunque. Guardarsi indietro, rivedendo come un vecchio film i propri ricordi, attiva un meccanismo che può portare solo a due strade: Andare avanti e maturare o chiudersi a riccio lasciando tutto com’è.

“Dentro la mia stanza” è un brano che racconta l’amore e l’essere umano in tutte le sue contraddizioni, insinuando il pensiero della paura, che ti porta a chiuderti dentro casa lasciando il resto del mondo dall’altro lato della porta. MOX in questa narrazione malinconica e disperata sceglie invece di buttarsi, senza sapere come andrà a finire ma scegliendo comunque di agire. Lasciandosi alle spalle la solitudine e rincorrendo l’amore con un ultimo interrogativo: “Allora cosa sono pronto a fare? Allora cosa sei disposta a fare?”
(Filippo Micalizzi)

MOX: 8

Diventare (Ep)

Il nuovo EP di Meli rappresenta le varie fasi della vita che siamo costretti ad affrontare. Una costrizione che non per forza è negativa, ma che fa parte dell’inesorabile avanzare degli eventi di cui noi possiamo esserne solo spettatori.

Quest’ultimo lavoro composto da sei brani proietta tutta l’angoscia dell’artista nella sua continua ricerca di sé stesso. Partendo da una intro intima e pura, in cui l’unica cosa che conta è quella di cantare i propri sentimenti, passando poi per delle notti insonni ed un amore arrivato per caso e per lo stesso motivo andato via. Chiude infine questo EP, la continua ricerca di ciò che si vuole diventare, che non è più paura dell’ignoto ma paura di venire meno alla propria natura, diventando irriconoscibili anche attraverso i nostri stessi occhi.

(Filippo Micalizzi)

Meli: 7

 

Hotel Souvenir (Album)

Ci sono ricordi che non possono andare, che dobbiamo coltivare, cullare, con canzoni suonate. È un albergo a cui affidare i pensieri, per tenerli stretti e dialogarci. Rivedere quello che si era dieci anni fa e guardarsi da lontano, quando “non volevo decidere, io volevo solo vivere e tu volevi stare lontano dai guai”. Si cresce, sempre, non si smette di cambiare, e quando finisce un amore si deve essere capaci di cambiare idea. È un ritmo latino a farci viaggiare in quella malattia che è la paura di stare bene. Con un basso e un ritmo pop si danza nella discoteca della solitudine, nel monito di non “mi innamoro più, ti giuro, non lo faccio più”. Ma poi perché non voler diventare presidente, anche solo per poter dare la libertà a tutti di fare quello che gli pare, anche di annegare e “imbucherò la pace anche per chi tace”.

Ma è un disco anche di collaborazioni. Con i Post Nebbia, Dente decide di raccontare “La vita fino a qui”, in un amplesso di archi che è una ballad malinconica, a cui si contrappone l’intenzione di guardare il mondo con gli occhi di un bambino, il grande feat con VV, Colapesce, Dimartino, Fulminacci, Ditonellapiaga e Giorgio Poi. “Hotel Souvenir” è quel grande dialogo tra presente e passato, tra malinconia e maturità, tra incertezza e volontà.

(Lorenzo Ottanelli)

Dente: 9

Freddo al naso (Tributo a Enzo Carella) – Album

Un disco omaggio, quello di Oratio, che insieme a Nicolò Carnesi, Dente, Cipo, Rojabloreck e Miranda ci regala “Freddo al naso (Tributo a Enzo Carella)”, un EP dedicato all’artista romano che ci introduce in un romanticismo erotico ed etereo. Amore, rimpianti e viaggi interminabili si inseguono e si raccontano all’interno dei brani, con sound che vanno dal pop, alla ballad agli accenni country di “Estrella” in cui Oratio e Cipo ci ricordano che “io non ho, non ho che te”.

Il jazz elettronico dei Rojabloreck ci guida all’interno di “Malamore” e ci trasporta in una discoteca di Berlino ma anche all’interno della balera dell’Ortica, e questa compresenza non ci stranisce, perché rappresenta perfettamente il sentimento di malamore descritto da Enzo Carella e ripreso da Oratio.
Una “Stai molto attenta” più pop, quella che ci presenta Oratio, chiude egregiamente l’EP che ha come fine quello di far conoscere Enzo Carella al grande pubblico: un cosa è certa, Oratio è riuscito nel suo intento.

(Margherita Ciandrini)

Oratio: 8,5

Tipi a posto

Un brano inclusivo e politically correct quello degli Antartica, che con “Tipi a posto” ci aprono gli occhi sui pregiudizi e sul fatto che, nonostante tutto, abbiamo una cosa in comune: alla fine, siamo tutti soli.

Soliti suoni pop e catchy tipici degli Antartica, che con “Tipi a posto” provano ad esplorare tematiche sociali e a trasferirci una consapevolezza che forse ci manca. Quante volte, alla vista di qualcuno diverso da noi per scelte di vita o addirittura per colore della pelle, ci siamo trovati a formulare un pensiero giudicante nella testa o a stringere più forte le chiavi di casa nella nostra tasca, come sulla difensiva per un eventuale attacco.

Siamo d’accordo con gli Antartica quando ci dicono “ma a voi, cazzo vi cambierà” i pregiudizi ci seguiranno sempre, e dobbiamo tutti trasformarci in salici, alberi stoici e resistenti, ma senza piangere: nessuno è degno di ricevere nostre lacrime.

(Margherita Ciandrini)

Antartica: 8,5

Veleno

Veleno come quello che ci scorre nelle vene, ci attraversa le ossa e ci consuma le membra. Veleno come il titolo del nuovo singolo della band cilentana I dolori del giovane Walter. Un brano che è un monito a rallentare, a evitare il fiatone delle corse di tutti i giorni, di quelle che sono tipiche di un mondo che va veloce e non guarda in faccia a nessuno. “Veleno” ci ricorda che quando siamo sopraffatti dalla tossicità del quotidiano, l’unico modo per riappropriarci di noi stessi è soffermarsi sul qui e ora.

(Ilaria Rapa)

I dolori del giovane Walter: 7,5

Jack e Lacrime

Ogni relazione è una bilancia che oscilla tra la bellezza del sentimento e tutti i pensieri che ci si ricamano sopra, in paranoie romantiche che ci occupano l’attenzione. Ogni relazione è una serata che comincia euforica e finisce in malinconia, dopo aver fumato e bevuto, alla ricerca di un’auto che non c’è. È una serata a Testaccio, con “San Lollo” in secondo piano, è quella voglia dell’altro, tanto da voler “scomparire in un abbraccio”, come diceva Calcutta in “Cosa mi manchi a fare” e che qui Asteria e piazzabologna hanno deciso di omaggiare.

In “Jack e Lacrime” si nota la cifra stilistica di piazzabologna. Il racconto dell’amore di due universitari romani trova, però, sponda in Asteria, che con il suo timbro e la sua poetica dà slancio al pezzo, riuscendo a farlo viaggiare ancora più in alto.

(Lorenzo Ottanelli)

piazzabologna, Asteria: 8

colpa dei no

Un brano ritmato capace di farci ballare e pensare, di trascinarci nel dualismo eros-thanatos. Ci odiamo ma ci amiamo, a volte la distanza può aiutarci, quando lei se ne va lui può amarsi di nuovo. Lei gli fa male, lui senza non ci sa stare perché privarsene vorrebbe dire non avere più sale nella vita. Ed è tutto un prendersi e lasciarsi, come fa anche la musica, che mixa elementi suonati al digitale e che esplica, da sola, la tentazione di andare e tornare, senza voler appesantirsi o alleggerirsi.

È un brano a tratti spietato, dove il ricorso a citazioni crude prende il sopravvento tra cocci di bottiglia e tagli, tra coltelli e mal di testa. Lui è trattato “una pezza con cui pulirsi se serve”, è usato in tutto e lei è “più fredda che mai”. In questo gioco d’amore e d’odio non c’è un vincitore, il risultato è sola tensione.

(Lorenzo Ottanelli)

SANTACHIARA: 8

Like an animal

Energia pura: questo sono i Piqued Jacks e con “Like an animal” hanno convinto anche San Marino, che li ha scelti come rappresentanti per l’Eurovision Contest 2023. Un brano dall’altissima carica erotica, in cui ci liberiamo di tutti i nostri freni e le nostre catene, per ritrovarci al nostro stato puramente animale, occhi contro occhi, bocche contro bocche e tocchi delicati che si trasformano in vere e proprie ondate di piacere.

Poche volte ci è concesso di lasciarci andare, siamo sempre stati abituati a comportarci bene, a non esagerare, a pensare sempre quello che potrebbero dire gli altri di noi. Con questo brano i Piqued Jacks raccontano un sentimento talmente coinvolgente che porta al delirio, un solo tocco con quelle labbra ci lascerà avvelenati e storditi, eppure, non riusciamo più a fare a meno di quel sapore. Qualche volta va bene lasciarsi completamente andare alle proprie emozioni, e mentre ci connettiamo con la nostra parte animale non facciamo altro che scatenare i nostri desideri più profondi, liberandoli dalla gabbia in cui vengono rinchiusi la maggior parte del tempo.

(Margherita Ciandrini)

Piqued Jacks: 8,5

Poche ore

Sonosem ci abbraccia con questo nuovo singolo dalle sonorità roots-nu folk suonato insieme al maestro Paolo Bonfanti, che sentiamo alla chitarra elettrica. “Poche ore” è il pezzo che anticipa “Greetings”, il nuovo ep di Sonosem, il quale descrive la canzone come la “colonna sonora di un viaggio”.

Ispirandosi a Van Morrison e Jackson Browne, passando per sonorità alla Nathaniel Rateliff, infatti, questo brano racconta proprio dell’inizio di un viaggio che a tratti sembra una fuga; un viaggio fatto perché si sente la necessità di andare via, di “un cambio di stagione”, lasciandosi alle spalle una casa in cui, male che vada, possiamo sempre tornare.

(Benedetta Fedel)

Sonosem: 8,5

Federe

Cadi e ti rialzi e poi ancora cadi e ti rialzi. Con Federe, Wism – cantautore classe 97 – esplora il continuo e fallimentare tentativo di mettersi alle spalle un duro crollo emotivo; le ritmiche dispari, i synth e quella piacevole e genuina patina glam, ci offrono quella combo perfetta che, se anche stessimo “vivendo dentro un fermo immagine”, saremmo comunque contenti della soundtrack.
Federe è attitudine sperimentale, un intreccio disorientante al gusto di Tears for Fears, che sa confondere pur restando melodia.

(BennyBoy)

Wism: 8

Maledetto amore

Chi non è mai stato in fissa con qualcuno tanto da finire in una spirale senza fine, scagli la prima pietra. Ciliari, in Maledetto amore, mette in piedi una ballad a metà tra indie e pop, di quelle così tanto romantiche e potenti che già al secondo ritornello ti viene voglia di cantarle facendo finta di avere un microfono in mano.

“Maledetto amore”, col suo bagaglio di influenze, è un invito ad innamorarsi ancora, ancora e ancora, perché l’amore può essere folle e irrazionale ma noi, in un modo o nell’altro, non riusciamo proprio a farne a meno.

(BennyBoy)

Ciliari: 7,5

Il colore si perde

Non stai in giro a far musica da 40 anni se sei una o uno qualunque; devi essere bravo a fare qualcosa, tipo a fare quello che fanno i Sick Tamburo: c’è la chitarra, c’è il basso, c’è la batteria e c’è la voce, e stanno tutti lì, intrecciati ben bene a ricostruire un sound che dopo soltanto pochi secondi d’ascolto lascia intuire cosa sta per succedere. Ne “Il colore si perde”, lo scorrere del tempo è il binario su cui viaggiano parallele trasformazione ed evoluzione: due treni che di stazione in stazione lasciano giù cose, persone e pensieri che fino a poco prima ci sembrava indispensabile.

(BennyBoy)

Sick Tamburo: 9

Castelli di sale

È dura circoscrivere il passato all’interno delle pareti del tempo. Quelle ridipinte sempre di fresco, con i ricordi che cambiano e a volte si perdono per lasciare spazio a quelli nuovi e ˗ forse – più importanti. Poi è un attimo cascare nel tranello della nostalgia, del vecchio adagio sui bei tempi andati.

Ma Davide Diva, ormai lo sappiamo, è un artista che sa benissimo come si scrivono le canzoni. Sa miscelare alla perfezione il detto e il non detto, le immagini con le riflessioni, la sfera personale con quella universale. Con “Castelli di sale” sembra dare voce ai pensieri che facciamo tutti, più o meno frequentemente, su quello che abbiamo perso per strada e su ciò che abbiamo raccolto.

Serve il coraggio? Serve più tempo? Serve il passato per scovare il futuro? Sicuramente ascoltare questo brano rende il presente migliore.

Davide Diva: 7