PH: Carlo Banfi

montag: “Sentimenti svenduti alla tecnologia” | Indie Talks

Per analizzare il disco di montag voglio prendere in prestito queste parole, estrapolate dal brano “Open Access:” Lo so già come andrà a finire, non mi sbaglio quasi mai”. Purtroppo, in maniera a tratti inconsapevole stiamo diventato vittime del progresso, di internet e della tecnologia, e non ci accorgiamo di svendere i nostri sentimenti o passioni sotto forma di dati buttati online senza troppi pensieri.

In un mondo sempre più iperconnesso capita di sprofondare nella nostra solitudine più intima, anche se facciamo finta di essere circondati da centinaia d’amici che se incrociamo per strada neanche salutiamo perché non conosciamo la loro voce.

montag in Dati descrive una malinconia digitale dove cercare rifugio, ma  che nello stesso istante viene vista anche come somma di tutte le cose negative che influenzano la nostra esistenza dandoci la sensazione di essere incapaci ad esprimere davvero chi siamo, solamente perché è più facile assomigliare alla moda piuttosto che proteggere, ed essere orgogliosi del proprio io.

Il futuro viene visto come qualcosa di straordinario, ma attenzione, le strade sbagliate potrebbero portare l’essere umano verso un vuoto cosmico innaturale e intelligente, libero però dalla bellezza dell’emozioni che sono memoria della vita.

montag X INDIE TALKS

Il tuo cuore quanti byte riesce a contenere?

Il mio cuore di per sé non ha capacità di archiviazione, ma il DNA umano ha una capacità di memorizzazione delle informazioni che si adatta perfettamente alle dimensioni di un gioco per GameCube. Pertanto, sarebbe possibile con la tecnologia di editing genetico archiviare una copia di un videogioco per GameCube (ad es. Super Mario Sunshine) all’interno del genoma umano.

Oggi siamo sempre più vittime di amori digitali?

Spesso ci raccontiamo come vittime, vittime delle tecnologie e vittime delle emozioni. Non è falso: in questi due ambiti abbiamo ben poco controllo e spesso illusorio. Tuttavia, credo che superare il ruolo di “vittima” mi aiuti a prendere ancora più consapevolezza di quanti fenomeni interdipendenti sono in gioco nel mio rapporto con la tecnologia e con le emozioni.

Qual è la tua idea di progresso?

È difficilissimo avere un’idea di progresso per una persona della mia età. Abbiamo giusto fatto in tempo a farci raccontare cosa volesse dire, ma poi siamo subito passati a una prospettiva apocalittica. È come avere una cornice ma non sapere immaginare il quadro che c’è dentro. Per quanto riguarda la sfera più intima, psicologica, credo di progredire semplicemente crescendo a contatto con gli altri e tutto ciò che hanno di diverso da me.

PH: Marco Previdi

Da 1 a 10 quanta importanza dai ai numeri su social e piattaforme di streaming?

Sono un pazzo su questa cosa, non ho vie di mezzo. A volte 10 a volte 1. Forse sono più le volte che ci do importanza 10, anche se razionalmente sono profondamente convinto che voglio me ne freghi tipo… 3?

La possibilità di comunicare più facilmente provoca, paradossalmente, grandi incomprensioni?

Comunicare è un mito del presente. Tre quarti degli abitanti di Milano di lavoro “comunicano”. Di fatto non credo sia per nulla facile comunicare oggi, cioè: ci concentriamo su aspetti che crediamo semplifichino, ma che in realtà non è detto siano sempre d’aiuto. Velocità, pervasività, emotività e ironia della comunicazione non sempre sono garanzie di una comunicazione veramente facile. Due persone che parlano di tutto, velocissimamente, in ogni contesto, scherzando di continuo, ci sembrerebbero persone facilitate o piuttosto negate nel comunicarsi qualcosa?

PH: Carlo Banfi

Ti è mai capitato di trasformare pensieri espressi in note vocali inviate a qualcuno a tarda notte in versi di canzoni? Se si che effetto ti ha fatto?

Ahahah no! Ho mandato note vocali a qualcunx a tarda notte solo da sbronzo, ed erano diversissime dalle canzoni che ho fatto. Anche perché in genere non scrivo da sbronzo.

Se Dante fosse vissuto ai giorni nostri, invece di scrivere la divina commedia sarebbe diventato un Nerd?

Boh non credo. Ma soprattutto: esistono ancora i Nerd? 

Spegni il computer, lasci a casa il telefono. Cosa fai?

Prima vado in crisi. Poi comincio a viverla come una cosa zen di accettazione e contemplazione del momento e dello spazio in cui sono. In un attimo mi rompo i coglioni e vado a cercare qualcuno da beccare.