New Indie Italia Music #151

“Sogni ed illusioni. Questa giungla fuori. Ha il sapore della polvere di animali sempre pronti a mordere. Tigri di Mompracem.
Penso solo a sparire e di notte partire e stare fino alla fine. E poi dirti ciao: voglio afferrare soltanto la luce che corre a cui non so dare un nome.
È un mare caos” (Mare Caos – Paola e Chiara)

Noi, animali sempre pronti a mordere. Tigri di Mompracem in agguato sui sentimenti nel cuore della notte. Ci facciamo strada nella giungla dei sogni, ti rapiremo il cuore e ce ne andremo via sussurrandoti ciao. Viaggiamo con la luce, nel nostro mare caos.

E come ogni avventura, anche la nostra avrà bisogno della sua colonna sonora.

Scoprila con i migliori nuovi brani “Indie Italia” della settimana, scelti e recensiti dalla redazione.

La fine

Forse è la fine del mondo, ma forse non è neanche una brutta notizia. E anche perché pensavamo che fosse finita per gli Ex-Otago e invece sono tornati, fortunatamente. È un po’ come se questa fosse la loro metafora: mentre tutti hanno paura della crisi climatica, del deserto politico, dei ministeri che si sciolgono e dei ghiacciai che svaniscono, in una coppia uno cerca l’altro e gli chiede di dirgli che lo ama, quanto gli mancherà. Loro non strillano, non piangono, non urlano, come fanno gli altri. Anche perché, forse non è la fine del mondo. È solo l’inizio, di qualcosa di nuovo.
A quattro anni dal loro ultimo lavoro “Corochinato”, tornano, dopo qualche fuoriuscita e un album da solista del frontman Maurizio Carucci. Sarà che c’è ancora bisogno di fratellanza e che, dai, come si può vivere senza questo indie che è nato prima dell’indie e che continua anche dopo l’indie? Ci mancavano, un po’, ma sono tornati con un brano bello e divertente. Anche per il video, in epoca di Lamborghini rosa “fiammanti”, loro scelgono di viaggiare su una Punto Cabrio.

(Lorenzo Ottanelli)

Ex-Otago: 8,5

Guarda che cielo

Quando si parla di Diorama sai già che la tristezza un po’ ti passa. E così, anche questa volta, su una base pop ritmatissima, ci ricorda di quanto sia importante sorprendersi ed essere grati di quello che ci circonda. Perché, è vero, le cose non vanno sempre come vogliamo e la tristezza fa parte del tutto, “Sì, ma guarda che cielo”. Dovremmo tutti ricordare che non è solo una diceria che “no rain no flowers”, perché, come ricorda Diorama, è necessario anche guardare “queste nuvole che pioggia forse portano, sì, ma poi che colori per noi”.
(Benedetta Fedel)

Diorama: 8,5

Barrì

L’arte vive non solo d’individualità, genio, follia, ma anche d’interscambio e contaminazione, Avincola ci da la conferma.

Il suo nuovo brano nasce da una poesia di Pasquale Panella, conosciuto anche per aver collaborato alla scrittura di alcuni brani di Lucio Battisti, e da un idea di Morgan, genio estroverso, che ha proposto di musicare queste parole.

Se ci fosse anche la possibilità di illustrare questa storia con un disegno salta subito in mente il pennello di Salvador Dalì, dato che varie immagini oniriche si mescolano e gli elefanti, anzi i liofanti, hanno la loro importanza.

Questo barando di zoologia e botanica è pura psichedelia, indie, pop, venature funk con una diapositiva degna dei migliori settanta, a cavallo tra il bianco e nero e il colore, affresco di un sentire moderno, che stringe la mano all’antico.

Barrì è libertà, coraggio, follia una giungla surreale dove tutto può succedere all’improvviso andando ogni regola scientifico e matematica, ispirazione di chi ha necessità di cercare nella cultura il proprio rifugio sicuro.

(Nicolò Granone)

Avincola: 8

Sale

Se esistesse un’associazione chiamata RO.RO. per i ROmani ROmantici, Mox sarebbe sicuramente il presidente.
Una conchiglia come posacenere è la copertina del suo nuovo singolo, “Sale”, che ci ricorda che il mare spegne le incertezze e il nervosismo della vita.
Nel casino generale in cui siamo immersi, Mox non ci permette di dimenticare quello di cui siamo fatti: emozioni, risate, estati e parole. E sale, che scivola tra le dita, come il tempo.

(Vernante Pallotti)

MOX: 7,5

Mare Di Lacrime

“Ti porterò il mare se vuoi, ma sarà di lacrime”
Sethu e Jiz si uniscono per “Mare di Lacrime”, una palese hit estiva per chi l’estate proprio non sa come affrontarla, tra sonorità della musica italiana anni ’60 e l’attitudine punk dell’artista, che lo fa sentire sempre inadeguato nelle situazioni così semplici per gli altri…come l’estate, per esempio.
Affrontare un momento che dovrebbe essere di gioia e spensieratezza con un peso enorme sulle spalle: questo ci descrive Sethu, quando l’ansia ci assale anche per le piccole cose, e alla fine ci ritroviamo da soli, all’alba, davanti al mare, mentre i resti del falò che abbiamo fatto con i nostri sentimenti si trasformano in fumo e cenere dietro di noi.
Abbracciamo i nostri fantasmi e ci lasciamo cullare da Sethu, che ci conduce dentro un’estate diversa, fatta di gioie forzate e risate non sempre vere, ma alla fine, quello che conta davvero è vivere ogni giorno al massimo, come se fosse l’ultimo.

(Margherita Ciandrini)

Sethu, Jiz: 9,5

WadiruM- ALBUM

Studio Murena è la band alternative italiana più eclettica e folle dell’ultimo decennio. Dovrei aggiungere “secondo me”, ma non ho paura di essere smentito.
L’album precedente è stato un’esplosione Jazz, Punk, Rap, Dub. Sembrava difficile confermarsi su questi binari invece, con “Wadi Rum”, si alza ancora il livello raggiungendo più generi e più derive musicali.

Le atmosfere sono cupe e dirette. Il suono è preciso, rime taglienti ed il mood è completamente aggressivo, difficile. Tutto di pancia, sembra voler prendere a schiaffi l’ascoltatore costantemente. Si parla di droga, alcol, Italia, analisi e lo si fa senza mezza misure, sia di suoni sia di lyrics.

Ci sono code di brani elettronici, un pò di dub, un pò atmosfere sudamericane, cambi di ritmo impressionanti e suoni completamente travolgenti. Ogni secondo di ogni brano è spiazzante.
I Feat non snaturano il mood ma, anzi, si adattano alla perfezione al concetto degli Studio Murena, inserendosi in brani melodicamente difficili da esplorare, creando un contrasto interessante.
Laila Al Habash e Arya (Venerus e Ghemon) sono tra le voci femminili R&B più interessanti ed in “WadiruM” aiutano ad alleggerire alcune strutture musicali. Danno, Enrico Gabrielli e Ghemon sono perfettamente in linea con le loro rispettive tracce. Paolo Fresu impreziosisce brillantemente “Illusioni e astrattismi” col suo suono identificativo.
Album da ascoltare e riascoltare, coraggioso e impattante, probabilmente mancano singoli radiofonici ma è proprio questa la loro forza. Impossibile citare tutti i riferimenti musicali perché sarebbe fuorviante.

(Giuseppe Gualtieri)

Studio Murena: 8,5

CREPACUORE

C’è qualcosa che ci fa paura, che ci mette a disagio, che ci ferma e ci fa arrivare al crepacuore. Siamo una generazione che teme per il futuro, che ha tanti disagi, che spesso si vede aprire un buco nero sotto il pavimento. È la paura di non essere quello che si spera di essere per gli altri, che poi è la sensazione di essere felici quando non lo si è che per qualche barlume, come hanno detto per primi Schopenhauer o Leopardi, e che le nuove generazioni sperimentano all’ennesima potenza.
Lorenzo Fragola e Mameli raccontano i loro disagi, che sono anche quelli degli altri. Ma anche la musica come modo per sconfiggerla. E lo fanno insieme, perché anche l’amicizia è curativa, perché non si è soli, come prima quando si era happy, ma solo per comunicarlo. Fragola e Mameli sono accompagnati nella musica da melodie pop, un po’ indie e con alcuni brani dai bassi profondi. Divertono, ci raccontano le loro sofferenze, ci fanno riflettere. Una cosa è certa, “Crepacuore” è un album pieno di sfumature, da più piani di ascolti.

(Lorenzo Ottanelli)

Lorenzo Fragola, Mameli: 8,5

Come un oceano

La natura è un paesaggio dentro il quale l’uomo dovrebbe riuscire a inserirsi rispettandolo per instaurare un certo equilibrio. L’amore invece scombussola i cuori, modificando le emozioni senza un minimo di discrezione e quando fa male, le ferite diventano sempre più spesse.

Ogni sentimento provoca onde che ci colpiscono, scaraventandoci dentro l’oceano dentro il quale possiamo imparare a galleggiare, altrimenti saremo condannati a cadere affondo, inghiottendo ogni boccata d’acqua.

In The Loop (ITL) è un duo cilentano pronto a tuffarsi nella scena musicale nuotando nell’indie italiano, dopo aver attraversato varie vasche cantando cover di altri artisti. Con una produzione propria cambia inevitabilmente lo stile, ma anche in questa categoria, si può notare che le potenzialità per fare una bella gara ci sono tutte. Se poi ti da una mano un artista come Napoleone, diventa più facile tenere la testa su.

(Nicolò Granone)

In The Loop: 7

Benda

“Benda” riesce a muoversi su più livelli, dall’inizio alla fine è un film sonoro con più fasi. L’inizio del brano ricorda “Climbing up the walls” dei Radiohead come struttura e come intenzione, soprattutto nella sezione ritmica. Poi la canzone si apre, prende una direzione “Verdena”, spostandosi in un territorio sonoro più pulito e coinvolgente grazie ad un ritornello valorizzato da un coro di voci ed un basso predominante.

Il finale del brano è acustico, con chitarra e piano. Gli /handlogic ci regalano una chiusura inaspettatamente dolce, “sembra perfetto così” sono le ultime parole di “Benda”, brano che dimostra tutte le potenzialità del gruppo toscano.

(Giuseppe Gualtieri)

handlogic: 8

Chinaski

Letteratura, film, serie tv e canzoni hanno cambiato il nostro modo d’amare. Forse abbiamo aspettative troppo alte o il romanticismo non va più di moda?

Tu vienimi a cercare sussurra Inigo nel suo nuovo pezzo “Chinaski”, dedica ad un vecchia relazione che non è finita del tutto, dato che rimane sempre un po’ di sentimento, soprattutto quando la fine è burrascosa, improvvisa e complicata. Ogni storia ha delle conseguenze, effetti indesiderati che potrebbero venire fuori con il tempo, controindicazione per chi dopo una delusione tenta di riappacificarsi con se stesso, magari grazie al sapore di nuovi baci che sanno di speranza, ma dopo un po’ assumono il gusto di rimpianto e malinconia.

(Nicolò Granone)

Inigo: 7,5

nou

Se dovessi far inventare Bluem all’intelligenza artificiale chiederei una ninfa che ha fatto un viaggio dalla Sardegna ai meandri dello spazio da cui provengono le meteore.
Chiederei un mix di suoni tradizionali e ultra contemporanei, di racconti popolari e storie vere di donne. Non è un caso se il suo album si intitola “nou”, che in sardo significa “nuovo”.
Bluem fa parte degli avengers della musica italiana che, come Liberato, stanno sposando il folklore italiano con un sapore internazionale, sfornando pezzi che sanno di futuro.

(Vernante Pallotti)

BLUEM: 8,5

INIZIO TURNO FINE (ALBUM)

INIZIO TURNO FINE è l’album di debutto della alt-rock band valtellinese Ricche le Mura, aprendoci gli occhi su un mondo parallelo e sognante, disilluso energico e raccolto allo stesso tempo.

Le emozioni che suscita sono molteplici e rarefatte, e, ovviamente, diverse da persona a persona. Anche
noi non siamo ancora pienamente concordi nel dire cosa susciti di preciso,
ma quello che è sicuro è che suscita qualcosa e tanto basta.

Il disco, quindi, sfugge al bisogno di inserirsi in un’unica categoria musicale definita, muovendosi in un sottobosco underground che rende il loro sound riconoscibili e  fuori dal coro.

Ricche le mura: 7,5

Ballad of the Ghost

Una storia che nasce nel surrealismo accarezzando a suo modo la realtà. “Ballad of the Ghost” infatti, come suggerisce il titolo, è il racconto di due fantasmi che continuano a vivere la loro relazione anche dopo la morte. In questo loop spazio temporale si collocano i suoni delle ballad anni ’50-’60 e il basso di Dellera, che aiuta a rendere questa ballata ancora più psichedelica e profonda. I Flame Parade risolvono questo ciclo facendo vivere ai due fantasmi una giornata perfetta, fatta di cose semplici e quotidiane.

(Ilaria Rapa)

Flame Parade, Dellera: 8,5

Vivi con Garbo

“Vivi con garbo per favore, fallo per il buonumore”. Questo il mantra di Luca Fol che ispira positività: stiamo parlando del suo nuovo singolo, un brano in cui possiamo trovare cantautorato e elettro pop, il tutto intriso di funky. “Vivi con Garbo” è il monito, innanzitutto verso se stesso, a prendere la vita con più equilibrio, un invito a dosare e a calibrare le emozioni in certi momenti, senza farsi sopraffare dall’istinto. In “Vivi con Garbo” c’è anche, però, il cinismo di Woody Allen, e chi siamo noi per non cogliere le citazioni?
(Ilaria Rapa)

Luca Fol:7,5

Fuori posto

Non sentirsi mai a posto, e non sopportarsi, a una festa stare in disparte, senza nessuno che ti chieda che c’è, che hai, perché fai così. Eppure, anche se non l’hai chiesto, mi sento di dirtelo: non c’è niente che è a posto, non mi diverto, mi sento un pesce fuor d’acqua in questo contesto. Per sfuggire alla solitudine si circonda di chi non conosce, ma “il vuoto si è fatto più grosso”. E come dice il saggio, la solitudine è più forte quando siamo in mezzo alla gente.
“Fuori posto” parte con un reef di chitarra acustica, per poi farsi accompagnare da una elettrica e partire accompagnata dalle batterie. Mida ci racconta la solitudine, il non trovarsi mai nel posto giusto, un po’ come il protagonista del “Posto” di Ermanno Olmi, che al Veglione di Capodanno è come un pesce fuor d’acqua, perché la sua Magalì non si presenta e gli altri si divertono, ma lui no.

(Lorenzo Ottanelli)

Mida: 7,5

Tagadà

“E mi guardo dentro per cercarti, perché da fuori non so più dove trovarti ”
Bleu Smith ci fa salire sulla giostra dei suoi sentimenti con “Tagadà”, brano fortemente pop che descrive precisamente il senso di vertigine che si prova ad essere innamorati.
Ci lasciamo andare sulle nuvole effimere dell’amore, proviamo a perderci tra le parole di Bleu Smith, e mentre ci ritroviamo improvvisamente leggeri come piume, con le ali ai piedi ci allontaniamo sempre di più dalla realtà.
Complicità e chimica, attrazione fatale che contemporaneamente ci solleva e ci fa cadere nel vuoto dell’ignoto: ci dà le “sberle sul cuore”.
L’amore è proprio un Tagadà, ci fa vorticare e girare la testa, a volte ci fa scivolare e stare male, ma alla fine, quello che ricorderemo, saranno le mille risate fatte insieme, che ci risuonano nella testa come musica.

(Margherita Ciandrini)

Bleu Smith: 8,5

Arcani Maggiori

Con un ironico insieme di giochi di parole, i famosi tarocchi degli Arcani Maggiori vengono inseriti nella quotidianità di una ragazza che si sta preparando per uscire. Il nuovo singolo di LOGO è una ballad pop che rimbalza da una profonda considerazione sul senso della vita ad un pensiero più fugace sul proprio aspetto fisico. Le carte della Luna, del Sole, del Matto e delle Stelle sono raffigurazioni che parlano all’inconscio di ciascuno di noi grazie ai simboli, ai colori ed alle figure archetipiche in esse raffigurate, rappresentando le opinioni, la spiritualità e le nostre esperienze. Ma cosa c’è di vero in tutto questo?

Una scrittura incisiva e a tratti tagliente, quella della cantautrice piemontese, la cui maturità artistica risulta subito chiara. Le sue canzoni racchiudono concetti in cui personale e universale sfumano continuamente: temi profondi e apparentemente individuali, spesso affrontati in chiave ironica, che si intrecciano con una critica più generale.

LOGO: 7,5

Milano Meditarranee

Angelica è una delle figure più camaleontiche del panorama indie italiano.
Dai Santa Margaret, a Santangelica, passando per i duetti con Miles Kane, l’anima di Angelica è un groviglio di sound adattabili ai vari cambi generazionali.
Quindi, via l’attitudine più rock per far spazio ad un rinascimento più glam (in linea con il suo ultimo album). Occhiale da sole, capello biondo, outfit colorato e sound pronto per far ballare tutti i festival estivi con “Milano Mediterranee”.
L’inizio del brano ha chitarra/basso groovy come l’ultima Dua Lipa, la voce di Angelica invece ha una sfumatura delicata con echi simili all’ “Imperatrice”, gruppo francese electropop, e diventa calamitante nel ritornello.
“Delusi dal pret-a-porter, Milano Mediterranee”, testo scanzonato che richiama le atmosfere estive, ” annegando nel martini” e confondendosi “in metro in mezzo ai pescecani”.

(Giuseppe Gualtieri)

Angelica: 7,5

mindmybussines

mindmybusiness” è un brano che anticipa l’estate grazie alle sonorità che uniscono dance, house e pop in una produzione fresca e movimentata. A fare da contrasto con le atmosfere più allegre e spensierate del beat un testo personale e profondo che affronta la difficoltà di saper riconoscere i problemi e la tendenza, quasi inevitabile, ad ignorarli. Con questa canzone Inverno racconta l’insicurezza, la “sindrome dell’impostore” e l’ansia generazionale in una continua procrastinazione che sembra non avere fine.

Io voglio solo un momento fuori dal rumore della mia testa, dalla confusione di queste persone.

Inverno: 7

vide

Ancora una volta Zaib cammina sul confine tra amore e odio, raccontando la storia di “due spine di una rosa tutta marcia”. La black music, influenzata da sonorità quasi raggaeton, fa da sfondo a un amore fatto di riprese e lasciti, di un male da cui siamo sempre, inevitabilmente, attratti. ” Ta présence est un vide”, la tua presenza è un vuoto, canta Zaib. In una notte che non ha più stelle, “vide” è fatta di parole di sfogo di un amore che, sebbene sia sbagliato, non smette di pungere.

(Benedetta Fedel)

Zaib: 8

la strada più breve per tornare a casa – ALBUM

La strada più breve per tornare a casa, nuovo album del cantautore classe ’98 Santachiara, anticipato dai tre singoli “le cose che non dici mai”, “colpa dei no” e “nina”, è uno di quei dischi che probabilmente piacciono a tutti. I brani, nessuno escluso, propongono un indie genuino, fatto di strumentali che ti invitano a picchiettare col piede sul pavimento e testi di quelli che ti fanno venire voglia d’essere cantati mentre sei in macchina e stai andando al mare.

Il “flusso” di Santachiara, nel passaggio tra un brano e quello seguente, non sembra mai casuale, forzato o fuoriluogo, è un viaggio, lo stesso che, passando per la strada più breve, ti riporta a casa.

(BennyBoy)

Santachiara: 9

chenesosetirivedo

Gli spazi sono superflui, perché dobbiamo stare vicini e bisogna metterlo in chiaro già col titolo del brano.

In “chenesosetirivedo2, Parrelle e Serepocaiontas (quest’ultima, fortunatamente, sempre più presente nella scena indie italiana) la combinano grossa e ci tirano dentro una storia d’amore da sitcom di quelle che per loro stessa natura non riusciranno mai a farci pensare di averne abbastanza.

Le due voci, così come le rispettive personalità artistiche, si incastrano e completano a vicenda, un po’ come nelle nostre speranze Ted e Robin.

(BennyBoy)

Parrelle ft. Serepocaiontas: 8,5