Un posto scemo | Indie Tales

Stasera sono uscito con i pantaloni chiari, lo sai anche tu che mi stanno molto bene, ma tra poco potrebbe arrivare un forte acquazzone. La luna è nera, può darsi che ho solamente bisogno che la pioggia spazzi via tutto, anche il tuo nome dalla mia testa e i tuoi occhi dal mio cuore.

Ti dicevo sempre che tu eri il sole, la tua voglia di vivere aveva illuminato le mie giornate, e allora come mai adesso che è tardi sono in giro senza una meta. Mi berrò giusto una birra e poi chissà.. il telefono l’ho lasciato a casa almeno sono sicuro che non ti scriverò e quando ritornerò sarò anche troppo stanco per cercarlo.

Ogni tanto faccio delle follie, così senza pensarci. Anni fa ero un lucido calcolatore, pensavo che tutto avesse un fine, causa e conseguenza creano legami. Sono arrivato persino a pregare prima di andare a dormire, ero convinto che tutto avesse un senso. 1 più 1 fa sempre 2, fino a quando dentro numeri e regole non trovi la fantasia per iniziare a vederci strade, persone e infinite possibilità.

Invece tu cosa cosa stai facendo in questo momento mentre io mi muovo tra le vie di questa piccola città di provincia?

Sei arrivata qui in quella che chiami metropoli solamente perché ci sono tanti autobus, i negozi delle grandi marche con la gente in fila la domenica pomeriggio e i supermercati con gli scaffali sempre pieni. La tua università è in un grande palazzone, con grandi finestre che ti permettono addirittura di riuscire ad ammirare il panorama.

L’estate stava finendo e i turisti battendo in ritirata, ricordati che io mi sono adattato a respirare questa aria fresca, l’ho fatto  per legami di sangue, sono  venuto al mondo pure in una calda primavera e invece di arrabbiarmi con mamma e papà che mi hanno fatto nascere nell’ospedale a due km da casa tua, ho capito i pregi e difetti di questa città.

Tu non l’hai mai compresa in realtà, arrivi dalla montagna dove tutto è più calmo e tranquillo, dove le persone alle 9 di sera chiudono le persiane e vanno a dormire, adesso hai scoperto che abbiamo anche qualche discoteca con i giovani che urlano ubriachi tornando a casa, o vagando chissà dove. Le vecchiette la mattina si lamentano, però prendono sempre il caffè al bar, per fortuna che c’è ancora qualche locale che  sta cercando di resistere e non abbassare le serrate. In alcuni casi la crisi economica diventa un pretesto per dire al diavolo, cambiare mestiere e domani chissà, perché le lamentele posso stufare anche l’uomo più paziente del mondo, soprattutto se vivi dove tutti si sentono in diritto di  buttare fuori parole a caso come forma di espressione, sbagliata, nella maggior parte dei casi.

Mi trovo bene, mi sento in un luogo sicuro, ma come ti ho detto, sottovoce, una sera a due passi dal mare, se decidiamo di volerci bene, magari per sempre, posso fare le valigie e portarti in un posto scemo.

Scegliamolo insieme, senza pensare troppo e andiamo via. 

Sì, può sembrare qualcosa d’insensato, detto solo per scherzo,  le nostre scarpe rotte però ci hanno portato molte volte lontano, soli io e te. 

Mi ricordo ancora di tutti quei giorni in cui abbiamo avuto la sensazione di essere in un paradiso personale fatto di baci e abbracci.

La poesia, all’improvviso è andata via, tu hai avuto paura di diventare grande, hai iniziato a fare incubi pieni di responsabilità e al mattino ti mangiavi le unghie. Io ho fatto finta di niente iniziando a mettere i sogni davanti a tutto, persino sopra me stesso. 

Non sono riuscito a capirti, ho fatto finta di nulla, ho frainteso le tue preoccupazioni dimenticandomi della realtà, così tanto da arrivare al momento che ho aperto gli occhi e non ti ho più trovato.

Sei andata via, io mi sentito uguale a tutti. Alla fine sarò uno dei tanti nella tua vita, l’ho sempre sospettato ma ora ne ho la certezza.

Peccato, forse dovevi avere molta più fiducia in questo cretino, non te lo saresti mai immaginato, stasera si trasformerà in un principe ubriaco.

RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO AL BRANO “UN POSTO SCEMO” DI JAMAX