Cuori spezzati e “Stupidi Fiori” per il DUOPOP | Indie Talks
Lei se n’è andata e prima di farlo ti ha lanciato addosso il mazzo di fiori che le avevi portato. Tu non puoi che guardarli e lanciarli per terra. Che stupido sei stato. Quanto è difficile l’amore? Quanto fa male?
Ce lo racconta il DUOPOP, duo formato da Dylan e Lumiero, nel nuovo ep “Stupidi fiori”.
Tra l’elettronica e il pop, il gruppo milanese ci porta a fare un tour nelle diverse fasi di una rottura, raccontate col cuore spezzato e un’immancabile punta di ironia. Con la faccia di chi non è proprio bravo a dimenticare e la tendenza a far andare tutto a rotoli, il Duopop racconta l’amore a modo suo.
Che sì, a volte sarà pure stupido, però, che vuoi farci?
INTERVISTA DUOPOP
Ciao Duopop! “Stupidi fiori” è il vostro primo EP e parla – come ormai ci avete abituato – d’amore. Partiamo dal titolo: perché questi fiori sono stupidi?
Ciao ragazzi! Questi fiori sono stupidi perchè sono quelli che ti rimangono in mano dopo che la tua crush ti ha rifiutato una volta per tutte. Gli stessi stupidi fiori che in qualche modo ci hanno fatto scrivere questo EP. A noi piacciono i fiori, ma ultimamente non ci andiamo troppo d’accordo.
Le tracce che si aggiungono e che non avevamo ancora sentito sono “Almeno per un’ora” e “Resto qui”. Come secondo voi vanno a completare quello che è stato definito il vostro “ciclo dell’amore”?
Stupidi Fiori EP racconta di un amore che finisce: ogni brano in qualche modo rappresenta una fase o una prospettiva diversa di questa presa di coscienza. Le due nuove tracce rispecchiano due fasi diverse di questa fine.
“Almeno per un’ora” racconta gli ultimi momenti. Il brano è un collage di pensieri risolutivi e scambi di un botta e risposta che forse potrebbe non finire mai, ma al quale finalmente si decide di dare un taglio.
“Resto qui”, invece, è una canzone che parla di un amore sfortunato: tanto sfortunato quanto forte, è un amore che ci fa perdere un po’ il senso dell’orientamento e che, a tratti, è capace di farci fare cose stupide. Siamo molto legati a entrambe.
“Stupidi fiori” ci fa fare un tour completo di questo complesso sentimento, ma anche nelle tracce più sofferte vi immagino a fare l’occhiolino all’ascoltatore come a dire: “sì, sto male davvero, ma è la mia parte nella storia, un giorno ci rideremo su”. Sbaglio?
In realtà hai proprio colto il punto. Ci piace pensare di diventare i paladini del cuore rotto: abbiamo iniziato un po’ per scherzo a raccontare, a volte anche a caricaturare, le nostre disavventure e abbiamo capito soltanto dopo quanto in effetti potesse quasi diventare terapeutico sia per noi sia per gli altri. È bello sentirsi capiti, ed è ugualmente bello sentire che anche tu puoi capire gli altri. Sicuramente un giorno ci rideremo tutti su, magari tutti insieme sopra a un palco.
Cosa sperate che sia il vostro primo ep per chi lo ascolta?
Vorremmo passasse che è sempre una questione d’amore, nella musica e in tutto quello che ci sta dietro, e che in amore si vince ma ancora più spesso si perde. Se l’amore muove il mondo forse nel mondo ci sono più perdenti che vincenti. Noi siamo qui per raccontare la storia di chi perde.
E comunque, vada come vada, ci sarà sempre una confezione XL di yogurt alle ciliegie che ci aspetta in frigorifero, pronta per consolarci.
Abbiamo parlato di cuori spezzati. Il futuro è più sereno per il DUOPOP? Cosa ci dobbiamo aspettare?
Un futuro roseo non sarebbe male, ma la nostra prospettiva futura è meno banale di una rosa. Ironia a parte, le canzoni attualmente pubblicate da DUOPOP sono solo una parte della storia: abbiamo prodotto altro e stiamo lavorando già sulle prossime cose che (spoiler) non parleranno solo d’amore. Comunque, anche per quest’estate non è finita qui… c’è aria di nuove canzoni insieme a vecchi amici.
Farò una domanda che prevede una risposta a testa: c’è una canzone in cui ti rivedi particolarmente tra quelle che compongono “Stupidi fiori”?
Dylan: Sono molto affezionato a “Cuore mio”, per tutti i ricordi del periodo in cui l’abbiamo prodotta, e forse ti direi che “Resto qui” è il brano a cui tra tutti mi sento più vicino oggi, aspettando il prossimo temporale estivo.
Luca: Personalmente credo che “Piccola stronza” sia stato il brano più curioso da scrivere. Ci sono molto legato perché è una storia viva e che è uscita “da sola” dalle nostre penne. Detto ciò, il brano a cui sono più legato forse è “Almeno per un’ora”, e lo sono almeno per tre motivi: le melodie di voci e strumenti, i ricordi legati alle parole di quel testo e l’atmosfera così esistenzialmente Italiana.
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