PH: Matteo Casilli

GBRESCI: “Giocare è il mondo dei bambini” | Indie Talks

Ogni gioco ha delle regole, alcuni sono pericolosi, altri magari più stupidi ma non è detto che per questo motivo non siano allo stesso tempo divertenti. È facile trovare una soluzione per isolarsi dalla realtà, estraniarsi dai pensieri più complicati, cercando una via di fuga. Per i bambini giocare non solo è normale, ma è un sentimento puro che crescendo l’adulto perde, rimanendo intrappolato dentro nuovi modelli.

Il progetto GBRESCI, riprende questo concetto scrivendo una colonna sonora carica di delusione e amarezza verso un mondo freddo e ostile, a cui si contrappone la dolcezza dei rapporti interpersonali e la forza della creatività.Partendo da esperienze vissute in prima persona: da riflessioni dopo un rave, cadute da rupi nel deserto, giornate vuote durante il lockdown, si arriva all’idea che bisogna essere protagonisti della propria vita in maniera attiva.

Anche fare musica può essere considerano uno dei tanti giochi stupidi, dove alla fine, magari non si vince neanche, ma poter partecipare fa già parte del divertimento.

GBRESCI X INDIE TALKS

Quale divertimento non conosceranno mai i bambini nati oggi rispetto a quando esisteva meno tecnologia?

È difficile rispondere senza sentirsi immediatamente vecchi ma quello che viene da dire, con un pizzico di nostalgia luddista, è che le cose che mancheranno di più saranno le conseguenze della noia. Non c’è niente di più creativo al mondo di un bambino annoiato e forse quel tipo di noia che avevamo noi, quella dei pomeriggi infiniti nella calura estiva, inizia ad essere difficile avendo sempre a portata di mano un telefono da scrollare. Quest’ultimo è un divertimento così facile ed immediato che a volte sembra poter soppiantare tutti gli altri.

Vi piace evadere dalla realtà?

Dipende. A volte pensiamo che succeda troppo spesso. E di nuovo, a costo di essere accusati di essere dei boomer, spesso la colpa è della tecnologia e di come la utilizziamo oggi. In questo mondo non è difficile evadere dalla realtà, è difficile essere immersi nella realtà, fermarsi a guardarla, lasciare che ci colpisca.

Perché ogni attimo della giornata, ogni vuoto, ogni pausa, siamo in grado di prendere il telefono in mano ed evadere, e inevitabilmente lo facciamo. Poi per carità la realtà è anche bella evaderla e lo facciamo spesso in modi che ci divertono molto, ma la nostra impressione è che ad oggi sia anche troppo facile farlo.

PH: Elena Costa

Giocare con i sentimenti è pericoloso?

Dipende da cosa si intende per giocare. A voler usare il significato che diamo noi alla parola in questo disco, allora giocare con i sentimenti è tutto. Mettersi in gioco significa aprirsi, lasciare che le emozioni ci guidino, e farlo essendo consci di tutti gli strati che noi e tutte le persone del mondo hanno addosso. Il gioco alla fine è il mondo dei bambini, e i bambini, insieme ai folli, sono gli esseri più liberi che ci siano.

Per vincere nella vita bisogna essere bravi a cambiare alcune regole?

Secondo noi non è tanto una questione di cambiarle quanto di essere consci che esistano e cercare costantemente di tenersene alla larga. Poi, se hai successo, qualcuno ne scrive di nuove a seconda di quello che hai creato, e sta all’artista allontanarsene ancora una volta. C’era una cosa bella che diceva Bowie sul fatto che le persone che fanno arte dovrebbero sempre cercare di trovarsi in quel luogo in cui, nel mare, allontanandosi dalla spiaggia, i piedi smettono di toccare la sabbia.

PH: Elena Costa

Su quali principi si basa l’identità del progetto GBRESCI?

Dal punto di vista musicale principi veri e propri non ce ne sono, noi abbiamo spiriti molto variegati quindi è difficilissimo attenersi a un codice, andiamo dove ci porta il vento. Infatti nel disco puoi trovare pezzi tendenzialmente pop come Spettro, brani più scuri come “Roma” o “Per sempre”, brani che a stento possono essere definiti musica come “La trap”. Principi morali idem, non ce n’è uno fondante. Ci piace ogni tanto andare sul conscious o sul politico, ma anche lì seguiamo molto il cuore, che in questo disco ci ha portati a esplorare più il mondo interiore che quello esterno. Direi che forse il principio fondante è il rapporto tra noi due, che è una profonda amicizia.

Quanto è difficile accettare la sconfitta?

In un nostro vecchio brano, “Codici”, diciamo: perde solo chi partecipa.

Quanta competizione c’è nel mondo della musica?

Ce n’è tantissima, soprattutto quando si accede alla mangiatoia principale. Però c’è anche tantissimo spirito di fratellanza. Il nostro problema, che può essere anche un vantaggio a seconda di come lo guardi, è che siamo veramente poco competitivi per quanto riguarda la nostra musica. Abbiamo aspettative alte di noi e di quello che creiamo, ma l’idea che lo stiamo facendo in competizione con altri proprio non ci sfiora.

Prima deve piacere a noi, poi si spera che piano piano si cresce, si suona e ci si diverte. Sennò che senso ha?