PH: Roberto Graziano Moro

Mudimbi: “La magia è tornata, ho capito l’incantesimo” | Indie Talks

Si ha la tendenza a pensare che la vita dell’artista sia imprescindibile dall’essere umano in carne d’ossa che da vita al progetto musicale. Tutto all’apparenza può apparire perfetto, un trucco ben riuscito, ma la realtà è più complicata.

Ne è un esempio Mudimbi, artista eclettico che ha fatto Sanremo Giovani, firmato contratti importanti e poi silenzio, per almeno due anni, dove anche la magia faceva paura, forse con la sensazione di essere scoperto, smascherato non da critica e pubblico, ma da giudizi non richiesti, anche interiori.

MUDIMBI X INDIE TALKS

Ogni magia è bella finché non si scopre il trucco?

Sicuramente il fascino della magia resta tale finché l’alone di mistero non viene meno. Ma è altrettanto vero che spesso scoprire il meccanismo che c’è dietro è anche più interessante della cosa stessa. Sono punti di vista.

La musica per te ha due facce della medaglia?

Due mi sembra anche poco. La musica, come tutto del resto, è più complessa e ha più implicazioni di quanto ci piacerebbe credere. Ha a che fare con l’introspezione, con l’onestà nei propri confronti, l’auto-ascolto, l’osservazione. Ha a che fare davvero con un sacco di cosa, ovviamente non ogni singola canzone e dipende dal tipo di musica di cui vogliamo parlare, ma può essere molto complessa, perché ha a che fare con la vita, e come tutte le cose che hanno a che fare con la vita, tendono a metterti su una montagna russa e sbatterti da un estremo all’altro.

Quando hai provato paura nella tua vita?

Ho scritto un post poco tempo fa in cui racconto un po’ dell’esperienza, ad oggi, più forte che abbia avuto con la paura. Fu attorno ai 18/20 anni. Totalmente immotivata e irrazionale. Non avevo i motivi, ma avevo la sensazione perennemente addosso e proprio questo, l’assenza di un motivo, contribuì a terrorizzarmi ancora di più. Durò circa 6 mesi se non ricordo male, poi svanì, quasi all’improvviso. Negli anni è tornata a fare capolino, ma in maniera sempre più blanda, fino ad acquietarsi quasi totalmente.

PH: cukstudio

Hai mai fatto karate con te stesso?

Ahaha non so cosa voglia dire questa cosa.

Chi sono Michel e Miguel i due bambini sulle copertine dei tuoi dischi? Sei te, ma in diverse fasi della vita, quindi che rapporto esiste tra di loro?

Hai già risposto alla prima delle due domande, sono sempre io. E sempre io sono il rapporto che esiste tra di loro.

Riguardo al nome, Miguel, fa solo parte di un progetto, ovvero ogni album avrebbe avuto una mia foto, sempre più adulto, in modo da simboleggiare una crescita in parallelo con la mia attuale crescita artistica (o almeno la speranza che questa mia crescita ci sia). La verità è che ad oggi non ho la minima intenzione di scrivere un terzo album, quindi chissà se la terza versione di me vedrà mai la luce…

Chiudere i social network o esser poco attivo, vuol dire sparire dal mondo?

Decisamente sì e parlo per esperienza personale. Ed è una cosa che almeno una volta nella vita va fatta, per rendersi conto di un sacco di cose. Per quanto poi si sarebbe portati a pensare che la sparizione sia solo sul piano digitale, e si ripercuota solo in quel mondo, la realtà dei fatti è che spesso molta della considerazione che riceviamo nel mondo reale arriva comunque dal digitale. E non serve essere degli influencer per riconoscersi in quello che sto dicendo, ma basta pensare a tutti quei rapporti che non coltiviamo attivamente, ma che sono solo l’effetto collaterale della nostra vita sui social. Morta quella, si vedono appassire anche tutti i rapporti che ne derivano. Il che non è un male.

PH: Roberto Graziano Moro

Hai la sensazione che le canzoni stiano diventando sempre più simili ad un prodotto da consumare e meno contenuto artistico fine a se stesso?

Io non ho questa grande visione romantica dell’arte. Penso che tutto sia un prodotto da consumare (ciao Capitalismo!). Il fatto che la cosa oggi si stia palesando non vuol dire che non sia sempre stato così, abbiamo solo scoperto il trucco dietro alla magia come dicevo in risposta alla prima domanda di questa intervista. 

Nonostante questo però, si possono continuare a fare cose meravigliose, esattamente come si è sempre fatto (e anche delle grandi schifezze, come si è sempre fatto).

Prodotto o non prodotto, non penso che questa sarà mai una motivazione davvero valida per giustificare un abbassamento di qualità.

Brucia è una dedica ai romantici che amano anche sapendo di soffrire?

Nel tempo ho imparato che il significato delle mie canzoni deve restare aperto perché, sempre nel tempo, ho capito che 2 persone riescono a dare 2 significati totalmente opposti alla stessa canzone. Per esempio, tu hai detto romantici, io ho pensato disperati (e specifico che lo sono stato io in prima persona). Vanno bene entrambe le interpretazioni.