PH: Lucrezia Testa Iannilli

Il rituale libero di Francesco Sacco | Indie Talks

L’inconscio è capace di generare immagine oniriche, di vedere la realtà in una maniera diversa, forse anche mistica e spirituale. La magia affascina i bambini, mentre quando si cresce l’uomo ha la tentazione, e allo stesso tempo la paura, di aprire il vaso di pandora sui segreti della vita e di scappare dalla morte avendo persino paura di nominarla.

Francesco Sacco invece usa la musica come traino per immaginare, immaginarsi, reinventarsi, soffrire e vivere contemporaneamente. La cassa dritta scombussola, le parole attaccano la coscienza sociale e le sue canzoni sono un sintomo di rivoluzione, speranza di salvezza in un mondo di algoritmi e ragione.

L’ep “B – Vita, Morte, Miracoli” è un rituale libero, nel quale perdersi senza sentire il bisogno di dover ottenere delle risposte, perché è superficiale chiedere al nostro destino come agire.

FRANCESCO SACCO X INDIE TALKS

Sei scaramantico?

Non in senso tradizionale, nel senso che non credo al malocchio e non sono uno di quelli che non si sbilancia sulle cose prima che avvengano per scaramanzia. Credo molto nell’essere umano, quindi anche nel fatto che desiderare e visualizzare una cosa prima che avvenga aiuti ad ottenerla. Poi ogni tanto ci gioco, quelle cose tipo “se l’ascensore si chiude prima che passi quell’auto quel progetto va in porto”, ma quello è più che altro un gioco.

Cosa ti affascina della magia nera?

Mi affascina moltissimo il mondo dell’occulto e della spiritualità, oltre che il potere che può avere sulle persone, anche se in realtà il titolo del brano è abbastanza scherzoso. L’idea era più che altro quella di fare una specie di collage di situazioni paradossali alle quali la società può metterci davanti senza dare troppe spiegazioni.

PH: Dalila Slimani

Esiste una giusta formula per essere artista?

Se esiste io non la conosco, e se la conoscessi la terrei segreta! Scherzi a parte, non credo possa esistere una formula giusta per tutti, credo piuttosto che ciascuno provi a farsi la propria. Dovessi provare a riassumere la mia credo che suonerebbe tipo “prova a dire sempre la tua verità”.

Parlare di morte è sempre un tabù? Come ti poni davanti a questo elemento della vita?

Per me assolutamente no, anzi, è un tema molto presente nei miei brani. La morte rappresenta l’ignoto, la librazione dal corpo e la fine di questa dimensione, quindi è normale che possa spaventare. Mi piace molto la frase che pronuncia Albus Silente nel primo Harry Potter, che infatti cito nel mio brano “Morte Libera Tutti”: “In fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura.

Quale personaggio storico del passato, ti piacerebbe evocare durante un tuo concerto?

Sicuramente Napoleone, per un mix di personalità, stile e ragioni inspiegabili. Lo scorso 5 maggio avevamo una data al Plastic di Milano: io ho addirittura messo un bicorno in stile napoleonico e abbiamo invitato una ragazza che suona la viola da gamba a suonare con noi, per citare un po’ atmosfere settecentesche.

Meglio avere rimorsi e non lasciare scuse al destino?

Sicuramente meglio non avere rimorsi, almeno per me.

PH: Dalila Slimani

Te la sei mai presa contro l’universo, anche senza un perché?

L’universo è un soggetto un po’ troppo grande e potente con il quale incazzarsi, quindi di base no, ho più che altro cercato di sentirmici parte. In compenso me la sono presa molto spesso con la società, che invece riguarda solo noi esseri umani ed è capace di fare tantissime cazzate.

“Forse non piangerai davvero”, i sentimenti, spesso, vengono inquinati dalla razionalità?

Credo che in una persona sana le due cose più che altro si bilancino e creino un contrappeso che evita i crolli. Io non mi sento del tutto risolto sotto questo aspetto, quindi spesso lascio che i sentimenti prendano il controllo totale. Un modo molto intenso di vivere, a volte anche faticoso, ma che tutto sommato non cambierei.