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Tra Fotta, Battiato e Pasta con le sarde | Indie Talks X Giuse The Lizia

Di Vernante Pallotti

L’estate sta finendo e un anno se ne va, sto diventando grande, lo sai che non mi va…

Come ogni anno all’arrivo dell’autunno iniziamo ad ascoltare canzoni prese male e a lamentarci della vita reale che ci arriva in faccia come un treno. Ma prima di bloccare i nostri amori estivi su whatsapp e tirare fuori dall’armadio i maglioni fatti da nonna all’uncinetto, ci siamo concessi l’ultimo festival musicale dell’estate, che per Indie Italia Mag ormai è una tappa fissa: il Poplar. Quattro giorni di musica e cultura nella cornice pazzesca del Doss, un parco naturale sospeso tra le nuvole di Trento. 

Tra una birretta e l’altra abbiamo pure intervistato il nostro Giuse del cuore. Cosa vogliamo di più?

INTERVISTANDO GIUSE THE LIZIA

Fai qualcosa in particolare per prepararti ai live?  (Ndr, l’intervista è stata realizzata prima dell’esibizione di Giuse al Poplar Festival)

Diciamo che non abitando a Milano (tutto il mondo abita a Milano!) sono sempre quello che prima dei live prende i treni, oppure deve essere recuperato. Il mio rito è il viaggio infinito verso la location, divertente, ma infinito. Poi quando sono lì faccio il sound check e ci sono. Via. 

Qualcosa che non può mancare in una tua esibizione?

La Fotta! 

Adesso devi darmi la definizione di “Fotta”…

Ti potrei dare una definizione che avrebbe bisogno di un’ulteriore definizione: il Caricume (da pronunciare con accento siculo marcato). Con i miei amici di giù (è siciliano, ndr), quando usciamo per fare serata, ci chiediamo reciprocamente “ouuuu, ma c’è caricume?”. Nel senso, siamo carichi per spaccare? Quindi nei miei live non può mancare quest’energia. Io penso che i concerti esistano per far divertire gli altri e divertirti tu stesso. Quello che mi è rimasto dei concerti più belli della mia vita è proprio il divertimento che ho provato. 

Quindi come descriveresti il tuo rapporto con la gente che fa casino sotto il palco?

Simbiosi. Il loro casino è direttamente proporzionale al mio. Quest’anno devo dire che le situazioni scariche sono state poche, perché siamo cresciuti e ovunque c’era gente presa bene. Anche le date difficili però ci vogliono perché sono cose che ti formano. Quando ti esibisci per gente che non ti conosce te li devi conquistare, ti fai le ossa. Mi è capitato di suonare prima di Shiva e Sfera, c’erano tipo 15.000 persone in un contesto in cui la mia musica uhmmm… diciamo che aveva bisogno di un po’ di spinta per farsi capire. Ero in ansia, ma alla fine è stato davvero bello.

Ph Camilla Pazzini

Che rapporto hai con gli artisti che suonano con te al Poplar?

Allora i Queen of Saba li ho conosciuti a Torino, sono stra simpatici, cioè non solo simpatici, fanno anche musica molto figa, lei ha una voce incredibile. I Bunker li ascolto, li stimo. Mace per me è l’unica persona che ha beccato un disco da producer fino a ora, quindi complimenti. I Coma Cose sono fan, Jugoslavia per me è incredibile, adesso li ascolto un po’ meno, forse perché associo i pezzi a emozioni che voglio dimenticare… Anna Carol non l’ho mai incrociata, sono curioso di sentirla live. 

Tu sei stato a questo festival tre estati fa, come ci torni oggi? 

Al tempo era uscito il mio primo pezzo (Vietnam, ndr) e mi hanno chiamato per una serata a sorpresa in cui non si diceva chi erano gli artisti. Alla fine eravamo io, Joan Thiele e Frah Quintale.

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CHE CAZZO DI FIGATA.

Io con due canzoni uscite mi sono messo a fare gli inediti alla chitarra ed è stato emozionante, oggi diciamo che tante cose sono cambiate.

Ok, quindi conosci la location del Poplar: il Doss, una montagnetta con una bella salita per raggiungerla. Se il Doss fosse un’isola deserta e potessi portarti solo tre artisti per il tuo DAY, chi sceglieresti (viventi e non)? 

BATTIATO, poi Frank Ocean e… vai con il Pagante. 

Questa risposta è perfezione. Dovresti fondare una band immaginaria con loro tre. 

Sì, i The Lizia.

Facciamo il gioco finale, si intitola: “Se la tua musica fosse…” 

un colore sarebbe: Blu, perché è malinconica. Facciamo un po’ i dannati.

un animale sarebbe: Lontra, perché mi piace è un po’ lenta, un po’ assassina, sembra carina, ma ti stacca il dito;

se fosse un cibo sarebbe: Pasta con le sarde. Non so se si dice “sarde”in italiano, o è dialetto, sarebbero tipo le alici credo. Aspetta cerchiamo la differenza tra alici e sarde così la divulghiamo ai lettori, facciamo un po’ di cultura. “Le Alici/Acciughe sono caratterizzate da un corpo piccolo e affusolato con sfumature dorate delle squame e raramente superano i 18/20 cm di lunghezza; Le Sardine invece hanno un corpo più tozzo, sfumature rossastre e possono raggiungere i 25 cm di lunghezza”.

se la tua musica fosse un film sarebbe: “se mi lasci ti cancello”, perché vorrei dimenticare la mia ex (spero non lo legga); 

una città sarebbe? Non mi dire Palermo (la sua città natale, ndr): No dai Bolo. Bologna.