“Amsterdam” è la capitale dell’anima di Guasto | Intervista
Amsterdam è un luogo nel quale è facile perdersi, ma anche ritrovarsi. Staccare il cervello, camminare osservando i canali e cercare di trovare un senso alla confusione.
Guasto s’immerge nel mood vacanza, con la speranza di fare i conti con la propria vita, in modo da ritornare alla routine di tutti i giorni con un focus dedicato non più al passato, ma rivolto verso il futuro.
Ogni tanto è necessario trovare il tempo per resettarsi, sistemare alcuni algoritmi della nostra anima prima di riscoprire la routine del quotidiano e Guasto con il suo nuovo brano ce lo ricorda.
INTERVISTANDO GUASTO
Come mai hai scelto Guasto come nome d’arte?
Ho scelto questo nome per caso, diciamo che mi ha scelto. Cercavo un nome d’arte che mi identificasse, e mentre stavo andando da un amico per registrare un’idea che mi era venuta per una nuova canzone nel suo piccolo studietto di casa quando trovo l’ascensore guasto con tanto di cartello enorme a lettere maiuscole. Salgo fino all’ ultimo piano del palazzo a piedi con la chitarra e penso.. in salita e con un po’ di affanno, “proprio come la mia vita!”
Da quel giorno mi ha letteralmente perseguitato quella parola, la vedevo ovunque : fuori ai bagni, sulle macchinette dei preservativi, distributori di sigarette. Guasto dentro, con un’ etichetta appiccicata sopra, ma da fuori non si vede, da fuori non si sente.
Perdersi cosa significa?
Mi perdo continuamente.
Negli occhi di una donna che non conosco. Mi metto lì, ad osservarla, quasi imbambolato e cerco di immaginare la sua vita, le sue passioni, i suoi amori andati a male.
Chissà dove andranno a finire quelli, una volta scaduti nell’ indifferenziata, (la pattumiera dell’indifferenza) o forse nell’umido, insieme agli avanzi e gli scarti di cuore? Boh.
Mi perdo spesso e volentieri tra i miei pensieri, magari camminando, mentre ascolto la mia musica preferita.
Amo perdermi nelle strade, nei vicoli di una città che non è la mia e nello stesso tempo avere come l’impressione di esserci già stato.
Perdersi è l’unica maniera per ritrovarsi davvero. Allontanarsi e guardarsi da lontano ci permette di vedere meglio chi siamo.
Come descriveresti “Amsterdam” attraverso una cartolina?
Amsterdam è una bella canzone mentre pedali in bicicletta, perso tra i canali, che si diramano come vene all’interno della città e i coffeeshop, come templi dove poter restaurare la propria anima. Da piazza Dam, il cuore pulsante, a Vondelpark, il polmone verde della città-. Dal più tranquillo quartiere Jordaan, popolato da artisti, a quello a luci rosse nella zona di De Wallen. Amsterdam, tra l’inferno e il cielo, dannatamente bella, ti rapisce, lasciandoti addosso, appiccicata sulla pelle una sensazione di libertà anche quando vai via. Amsterdam non è una città come le altre. Amsterdam è una donna bellissima che hai conosciuto una sera da ubriaco in un locale, di cui non ricordi neanche il nome, neanche ricordi bene il viso, il colore degli occhi, ricordi solo che era stupenda. Il giorno dopo ti svegli, e inizi a pensare che forse in realtà quella donna non è mai esistita, forse era solo un’allucinazione, frutto della tua immaginazione, ma non ne sei sicuro. Sai solo che prima o poi in quel posto ci ritornerai, con la speranza di rincontrarla, per poter incrociare, anche solo per un istante, il suo sguardo. Solo una volta, una volta ancora.
Ogni viaggio è sintomo di nuove esperienze?
Credo ogni tipo di viaggio sia sintomo di nuove esperienze. Anche quello mentale, non solo fisico. Si possono fare voli intercontinentali senza prendere un aereo.
Che luogo è la tua Funkyland?
Aahahhaha, in che senso? Che c’hai d’accendere ad Amsterdam?
Come va? Bene. È una risposta sincera o spesso viene più facile dire qualcosa di scontato?
Bene è la risposta più finta e che si possa dare. Ormai la utilizziamo come intercalare… nessuno vuole davvero sapere come stai quando te lo chiede.
Ti capita di vivere di progetti o preferisci scoprire sempre nuove regole?
Vivo come mi viene ubriacandomi di vita.
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