Cristian D’Oria: “Sputo fuori il buio delle mie emozioni” | Intervista
Rabbia, paura e dolore sono emozioni che tendiamo a evitare per paura del confronto, Cristian D’Oria invece ci scava dentro e cerca di gettare tutto fuori dentro il suo album “Bile”, un disco dall’anima rock e oscura.
6 canzoni che lasciano il segno, ricche di contenuto che creano un dialogo metafisico tra il mondo esterno e il nostro io interiore, in maniera cruda e intensa. L’artista definisce alcuni dei sentimenti provati durante lo sviluppo di questo progetto conturbanti e necessari allo stesso tempo per sopravvivere all’essere, acquistando consapevolezza e valore della propria forma di uomo e persona.
INTERVISTANDO CRISTIAN D’ORIA
Come mai hai scelto “Bile” come titolo del disco anche se non c’è una title track?
“Bile” nasce come progetto nella mia testa nel periodo pandemico, dove l’incertezza e la paura presero il sopravvento e divennero in quel momento uno sfondo inquietante della nostra vita.
Mi sono ispirato alla medicina ippocratica, che cercava di dare una spiegazione razionale alla comparsa di alcune malattie.
Idearono così la teoria umorale, secondo la quale, il buon funzionamento di un organismo è dipeso dall’equilibrio di 4 umori.
La bile nera che risiede nella milza.
La bile gialla nel fegato.
La flegma nella testa.
Il sangue la cui sede è il cuore.
Il prevalere dell’uno rispetto agli altri, causa la malattia.
Un eccesso di bile nera avrebbe portato un umore triste e malinconico.
L’eccesso di bile gialla un’incontrollabile rabbia.
Nel mio caso, in quel periodo storico la bile, sia nera che gialla prevalsero sicuramente sugli altri due, causando una discrasia che tutt’ora cerco di combattere.
L’essere umano spesso si perde nelle sue contraddizioni. Ti è mai capitato di vivere questo tipo di esperienza?
Certo che sì! Credo sia una condizione normale per qualsiasi essere umano.
Credo che le contraddizioni siano necessarie per compiere quell’evoluzione importante per ogni individuo. Altrettanto vero però è il fatto che può accadere anche il contrario, ovvero un’involuzione. Ebbene, nonostante ciò, le contraddizioni sono significative per la prospettiva che abbiamo del mondo, della nostra conoscenza interiore e del cambiamento.
L’odio nasce dalla mancanza d’amore?
No! Forse è più probabile che si risvegli dall’ ignoranza, ma anche tutte le altre emozioni, compreso l’amore, nascono più precisamente da ciò che non conosciamo.
Forse il dolore è il sentimento più sincero, quello che ha meno maschere, in un certo qual senso.
L’emozioni sono voci primordiali, insediate nella parte più recondita di ogni essere.
Non sono fatte per durare, si trasformano, trasformando anche noi stessi, i nostri pensieri, le nostre abitudini, condizionando talvolta la percezione che abbiamo del mondo e della vita.
Dio e il Diavolo potrebbero avere anche qualcosa in comune?
Assolutamente sì!
Uno è la personificazione del bene, l’altro del male, ma sostanzialmente complementari.
L’esistenza di Dio (il bene) è giustificata solo ed esclusivamente dal suo opposto (il male) l’uno determina l’altro.
Ciò che hanno in comune per cui è che sono inscindibili.
La sofferenza è uno strumento creativo?
La sofferenza come la tristezza, sono stati emozionali, elementi perturbatori che le persone temono di provare, ma importanti per la sopravvivenza dell’essere.
Aiutano a svegliarti, ti sensibilizzano, fanno per cui accrescere la perseveranza e la generosità di spirito e di conseguenza la creatività.
Bile è sicuramente un inno alla malinconia.
“La ballata dell’Uomo Nero” a chi è dedicata?
Alla paura e a tutti coloro che provano questa primaria emozione, per cui tutte le persone che popolano questo pianeta.
L’Uomo Nero simboleggia il buio, l’oscurità, rientra oramai in quegli archetipi collettivi dell’ inconscio umano.
La canzone nasce come ninna nanna che sussurravo a mia figlia quando la mettevo a dormire.
La esponevo in maniera graduale agli stimoli che più temeva, (il buio, l’Uomo Nero) cercando di farle capire che la paura è un sentimento che esiste e che tutti provano e soprattutto, che non si può evitare, ma in qualche modo controllare.
Se controlli la paura, le dicevo, controllerai L’Uomo Nero, per cui non piangere altrimenti lui si disseterà e si alimenterà delle tue lacrime che sanno tanto di paura, ed è così che lui diviene sempre più forte.
“Smetti di piangere e sorridi a quel pezzo di merda”
La protagonista di Ginevra che fragilità nasconde?
Le fragilità di una bambina.
Ginevra è il nome di mia figlia!
La mente di un bambino è fragile come un guscio d’uovo, andava declamando Jim Morrison, è come tale va tutelato, protetto, questo è il compito di ogni genitore.
Dovremmo insegnare loro a diventare ciò che sono e non quello che vorremmo fossero per noi. Devono imparare a camminare con le loro gambe, percorrere e poter scegliere la loro strada, consigliando loro e saggiamente il meglio, ma mai scegliere per loro, altrimenti percorreranno la strada di qualcun altro, vivendo la vita di qualcun altro e non la propria.
Pitagora diceva: educate i bambini e non sarà necessario punire gli uomini.
Io aggiungerei di insegnare ai propri figli l’amore, così che rispetteranno sé stessi e gli altri.
Queste ovviamente sono le mie verità, ognuno scopra le proprie.
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