L’elettronica di Lisbona e la malinconia del ventitrè | Intervista

PH: Ufficio Stampa

L’elettronica di Lisbona e la malinconia del ventitrè | Intervista

La malinconia di Lisbona è una danza tribale elettronica dal titolo “Ventitrè”.

Molto spesso capita di rimanere ingarbugliati dentro pensieri e sabbie mobili di emozioni che confondono e soffocano. Accettare ogni errore diventa complicato, anzi ripensare al passato può suscitare rabbia e non comprensione.

Non bisognerebbe focalizzarsi sul trauma di un addio o la fine di un amicizia, sarebbe più produttivo cercare di capirsi e scoprire le proprie debolezze in modo da avere un confronto e non una resa. La musica in questo caso diventa un mare nel quale sprofondare per tornare a respirare a pieni polmoni.

INTERVISTANDO LISBONA

Cosa simboleggia per te il numero ventitré?

 Il 23 è un numero che mi segue da parecchio. Lo trovo spesso in quello che faccio. Mi capita nell’orario del forno, nel codice delle zucchine della bilancia del supermercato, nel foglietto di attesa di qualche coda che sono obbligato a fare, in tantissime date che mi accorgo influenzano avvenimenti futuri. Non ho ancora ben capito davvero quale possa essere la mia connessione a questo numero. Vi tengo aggiornati.

Da cosa nasce quella che definisci “questa mia malinconia”?

Ogni malinconia di solito nasce da un pensiero. Il tempo si mette di mezzo e ci dice che le cose cambiano, che noi cambiamo, che le nostre convinzioni si indeboliscono e rinascono diverse da come si sono generate. La distanza tra il prima e il dopo può capitare che diventi un ricordo poggiato tra il diaframma e lo stomaco, appena sotto la cassa toracica, un movimento lento di epiglottide mentre deglutiamo con lo sguardo fisso nel nulla. “Questa mia malinconia” è qualcosa del genere, qualcosa che ho sempre un po’ avuto qui a ricordarmi quali erano le cose buone.

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La cassa dritta e la musica elettronica sono un supporto al testo. Questo stile si sta facendo più spazio nel panorama indie italiano, tu come ti sei approcciato a queste sonorità?

Sono sempre stato un fermissimo sostenitore della cassa dritta. La musica elettronica mi è sempre caduta addosso e io mi sono sempre lasciato colpire all’infinito. Ultimamente le mie parole e tutto questo si stanno innamorando spesso. Ogni volta che capita nasce un nuovo brano. Da questa estate a sostegno delle mie produzioni e live c’è Dave Tr, un produttore ingegnere del suono e dj che contamina ulteriormente la mia propensione elettronica. 

L’amore finisce quando finisce il dialogo?

L’amore finisce quando in un percorso si smette di viaggiare alla stessa velocità e nella stessa direzione. Il dialogo l’ho sempre visto come uno tra i più utili dei leganti, ma soltanto quando il resto delle cose buone, che uniscono due persone che hanno deciso di scegliersi in mezzo a questo cumulo di rumore, dicono che sono allineate e brave a resistere. Senza una visione comune, lo stesso bisogno di aversi e la giusta propensione e coraggio ad abbandonarsi tra le braccia scelte, non c’è dialogo, confidenza o parola che possa salvare un amore.

Per non cadere per terra di faccia o non rompersi le costole bisogna avere più fiducia in se stessi e dare meno potere agli altri?

 Mi auguro che cadiate “per terra di faccia” il giusto numero di volte prima di esser così fortunati da non cadere più. Suona demagogico e già sentito, ma le cadute spaventano soltanto appena dopo l’impatto. Quel colpo stordente che arriva sempre quando si è meno pronti è spesso necessario. Nessuno dice che sia facile ma quanto possa essere stato fondamentale spesso ci è chiaro solo alcuni capitoli, pianti, vittorie e cene da soli dopo. 

La paura ha dei risvolti utili?

La paura è l’unico risvolto utile. Sconfiggere le paure senza evitarle per far sì che la convinzione di non essere abbastanza forti per resistere a quell’ostacolo non possa avere la meglio mai, deve essere l’unico pensiero.

Ci sono due frasi che mi ripeto quando mi sembra particolarmente difficile affrontare il ”gradino successivo” e sono: “La paura mi accende” e “Nessuno ti caga”.

La prima mi aiuta a far sì che, qualsiasi forma la paura possa prendere, non mi indebolisca ma inneschi la mia parte più testarda, in cui mi dico che non sono per nulla bravo a sopportare le sconfitte(quindi vedi di vincere tu).

La seconda mi ricorda che l’inutilità che ci contraddistingue nell’universo è davvero immensa. Siamo puntìni infinitesimali in una galassia enorme in cui il tempo rende tutto effimero e relativo. Il 99% delle paure che affrontiamo oggi sono “scogli” che ricorderemo dandoci degli stupidì tra qualche mese. Usatele e ripetetele come se fosse un nemico già sconfitto e poi ditemi se ha funzionato.

PH: Ufficio Stampa