Qual è il peso delle bugie? “Dune” di 24 ORE | Indie Talks
Quanto siamo bravi a raccontarci piccole bugie che si accumulano nel tempo come granelli di sabbia? Di questo parla il nuovo singolo di 24 ORE, “Dune“.
Una canzone che nasce legata a un luogo, l’isola di Fuerteventura, e a un incontro importante che ha dato vita al video musicale della canzone.
La consapevolezza arriva più in fretta se viene condivisa e 24 ORE ama parlare con i suoi ascoltatori.
Quindi ci siamo messi in conversazione.
24 ORE X INDIE TALK
Il titolo del tuo nuovo brano “Dune” è profondamente evocativo: che significato hanno per te le dune al punto di tatuarti questa parola?
E’ nato da due viaggi che ho fatto a Fuerteventura e che mi hanno dato qualcosa di impagabile: il primo più esplorativo dell’isola, l’ho vissuta a pieno sulla pelle, il secondo organizzato da Cosmico con un gruppo di designer con cui ho passato una settimana incredibile, che mi ha cresciuto molto. Mi trasmette ancora tante emozioni, tanti nuovi legami creati e anche un senso di nuova maturità musicale e non.
Sono stato da subito affascinato dalle Dune di Corralejo. Contemplavo un elemento così grande fatto da granelli così piccoli. Le Dune sono bugie, si sgretolano tra le mani mentre le guardi da vicino. Il tempo che passa è direttamente proporzionale a quanto mentiamo a noi stessi e all’altro e quindi il ritornello recita:”Ho le dune negli occhi / come sabbia ritorni / ho perso la mia voce dentro ogni tua bugia”.
Perché le bugie bianche sono secondo te sono una parte così fondamentale di un rapporto?
Non sono un bugiardo di professione anzi, sono tendenzialmente molto sincero con tutti, cerco sempre di fare da paciere e dire quello che penso: non amo gli inganni. All’interno di ogni tipo di relazione però ci sono tutte quelle bugie involontarie o magari “bianche” che sono all’ordine del giorno che non chiamiamo con il loro nome, ma le consideriamo azioni a fin di bene. Nutrono una relazione e la crescono. Magari potrebbe essere mentire quando l’altro sta male per non appesantirlo, trattenere dentro di sé qualcosa perché non è il momento giusto, aiutare qualcuno “alle sue spalle” cercando di salvaguardarlo da una situazione critica: per me significa abbracciare l’altro.
Quando questo accade ci lasciamo trasportare fino a che, un bel giorno, si accumulano e sentiamo un tonfo in una relazione: è quel momento in cui da “bianche” le bugie invecchiano e diventano “gialle”, formando una duna che con il suo peso appiattisce tutto quello che c’è intorno. Non sono un male, fanno parte di un normale processo di realizzazione della relazione sé stessa, ma esserne consapevoli e lasciarlo accadere senza volerlo sono due cose nettamente diverse.
Quali sono le bugie che racconti più spesso agli altri o a te stesso?
Nel tempo ho imparato a purificarmi il più possibile dalle bugie che mi racconto allo specchio, a guardarmi nella maniera meno complessa possibile. Sicuramente la sindrome dell’impostore è quella che più di tutte bussa alla mia porta: non essere abbastanza per me e per gli altri, per le cose che faccio e per il tempo che occupo. Fortunatamente quando c’è un live, un’uscita come in questo momento tutto si polverizza e sorge un nuovo sole di grinta. Il segreto sta nell’accettazione e nell’essere meno rigidi possibili nei giudizi.
Per sponsorizzare il brano hai creato un sito web in cui i fan potevano scrivere le proprie bugie in modo anonimo: che emozioni hai provato leggendo le confessioni dei tuoi ascoltatori? Da dove è nata questa idea?
sono24ore.it è una bugia e nasce dalla necessità di coinvolgere le persone in quello che faccio. Volevo che chiunque si potesse sentire libero di raccontarmi in modo anonimo una bugia e quindi un segreto. Una bugia non non è solo quella che si dice mentendo ma è anche mantenere un segreto, nascondere velatamente con un telo semitrasparente quello che si vuole conservare e proteggere. E’ stato emozionante poter “rubare” qualcosa di qualcuno e nutrire i miei pensieri, mi ha fatto sentire meno solo e spero lo abbia fatto anche con gli altri. Un grande ringraziamento ai ragazzi di Basement 11, in particolare a Luigi Di Marcantonio che ha permesso la nascita del sito in tempi record.
L’intero concept del brano e il video stesso sono stati realizzati a Fuerteventura: cosa ti lega a questo luogo e perché è così speciale per te?
Durante il covid, mi sono ritrovato chiuso in casa, non solo per il periodo di lockdown, ma ho proseguito quel periodo di restrizione per quasi 2 anni per via di alcune vicissitudini familiari. Vedere tornare gli altri a una semi o totale normalità mi uccideva internamente. Terminato il periodo di lockdown personale l’ansia che ho accumulato per anni è deflagrata in attacchi di panico che mi hanno accompagnato per diversi mesi a stare solo nelle mie zone di comfort: nella mia città e dintorni. A marzo ho deciso di provare il tutto per tutto andando in questo posto di cui ho sentito tanto parlare durante il covid: inutile ammettere che appena atterrato, per quanto gli attacchi di panico erano ormai passati da qualche tempo, sono riaffiorati tutti i sintomi che li precedevano. Questa volta però erano diversi: mi sentivo in tensione sì, ma mi sembrava di fermare il tempo quando ero lì. E’ un posto che mi fa stare bene ma che allo stesso tempo mi fa stare sofferente al punto giusto per essere lucido, pensare e capirmi. Lo amo per questo.
Ti andrebbe di raccontarci la realizzazione del video di “Dune”, dall’idea alla messa in pratica? Sappiamo che ha una storia molto interessante alle spalle.
Tutta l’idea è nata a marzo 2023, mi sono ritrovato in vacanza a Fuerteventura e con la fotografa Giorgia Zamboni abbiamo pensato di riprendere questi due elementi: le Dune e un telo semitrasparente. Erano solo delle foto concept che sarebbero potute servire per il brano, che era nato come idea in quel momento. Nei mesi successivi ho scritto il pezzo e ho approfittato di un viaggio di lavoro organizzato da Cosmico per tornare a Fuerteventura, questa volta con “Dune” finito. Il mio percorso si è incrociato con quello dei Visualazer e altre 10 persone che non conoscevo con cui abbiamo condiviso una settimana da designer in villa e “Dune” è diventata involontariamente la colonna sonora del viaggio. Jacopo e Alessio di Visualazer che erano lì per tutt’altra cosa si sono innamorati del progetto. Abbiamo girato il video durante i tramonti che passavamo con gli altri ragazzi tra un aperitivo e una cena ed è stata un’esperienza unica anche per tutto il contorno.
Grazie a Giorgia, Alessio, Jacopo e Andrea per avermi ricordato il valore della collaborazione e della sincerità.
A cosa devi la scelta di un ritmo indie e spensierato per parlare di un argomento così profondo e intimo per te?
E’ la chiave che sono riuscito a trovare nella mia musica. Fin da piccolo sono stato appassionato di rap underground soprattutto Italiano. Non mi sono mai vietato l’ascolto di altri generi, ma la cultura e lo slang che c’è dietro il rap ha sempre avuto una priorità, mi ha sempre stuzzicato. Ho provato per anni a perseguire in maniera naturale quella strada, fino a che mi sono reso conto che amavo ascoltarlo, guardarlo ed essere spettatore, ma non coincideva a pieno con il modo di esprimermi che mi caratterizza. Porto sempre con me qualcosa del rap e di quel periodo, ma l’ho adattato alle mie esigenze. Essere coscienziosi di questa prospettiva mi ha permesso di salvaguardare e di dividere quello che mi piace guardare da ciò che mi piace fare. Su questo ringrazio ampiamente Michael Tenisci, produttore dei miei brani che mi aiutato ad ascoltarmi.
Musicista e pubblicitario: per noi sei un artista a 360 gradi! Cosa ti ha divertito maggiormente, scrivere “Dune” o pensarne la parte grafica e di marketing?
Provate a chiamare il numero 3515312924
Come per ogni brano ogni fase è divertente a modo suo, ma sicuramente la parte in cui devo capire come concretizzare un valore astratto in reale e palpabile è quella che mi affascina di più. L’ho fatto per tutti i brani, con dei portachiavi da Motel per il brano “Lontanissimo” oppure per “Bellissima Malinconia” tramite dei tatuaggi temporanei. Amo rendere partecipi le persone regalando loro qualcosa. Non mi sento nulla di più degli altri e vorrei creare un dialogo con chi mi ascolta, renderli protagonisti delle mie storie, regalargli qualcosa. Il mio sogno è quello di poter suonare in giro per l’Italia e bere birre con chi viene ad ascoltarmi, conoscere nuove persone, condividere.
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