Ci sono momenti così detti di calma piatta nei quali succede qualcosa, ma non è totalmente rilevante, mentre altri, forse all’apparenza più complicati, sono fatti di cambiamenti.
Secondo la teoria di Charles Darwin, solo che si adatta al cambiamento può sopravvivere, progredire e avere un evoluzione. cecilia, durante questo suo percorso di vita e musicale, si è trovata a lavorare a 555, un album legato ad un forte senso d’instabilità, a tratti anche ruvido e spigoloso.
Partendo dalla simbologia questo numero rappresenta il cambiamento, il movimento ed è una scelta per comunicare il processo che l’artista ha e sta attraversando.
Le crisi sono un elemento fondamentale per cambiare prospettiva, rivalutare il passato e provare a cambiare strada, riuscendo a scoprire una nuova forza e consapevolezza. Ecco, anche il caos ha un suo senso specifico.
La mia vita è cambiata da un giorno all’altro quando avevo diciassette anni. Mi sono abituata al cambiamento da allora. Il dolore che ho provato in quel periodo è stato talmente forte da farmi pensare che nel futuro niente mi avrebbe fatto così tanto male e così tanta paura.
Ma ovviamente era una maschera. Non era vero, non era possibile. Con il tempo ho abbattuto quel muro di protezione che avevo costruito e per forza di cose adesso mi sento più vulnerabile verso questo tema. Il mio obiettivo è trovare un compromesso fra le due parti. È normale avere paura ed è bello imparare ad accogliere. Il cambiamento è necessario.
Non è detto che lo sia per tutti. Dipende dal tipo di mentalità e dall’approccio che si ha.
Sono nella mia fase di trasformazione. La crisi per me esiste, ed è una transizione che mi porta all’analisi e alla riflessione.
Più che rompere con il passato ho capito crescendo che voglio imparare a fare pace con il passato.
Sto affrontando il caos per viverlo e conoscerlo meglio. Ho capito che non posso ordinarlo, ma posso entrarci per provare a comprenderlo. Gli ho trovato un senso nella misura in cui ho capito che io sono caos: sto imparando a criticarmi un po’ di meno e a dirmi parole più gentili.
Di notte fortunatamente riesco a dormire, magari vado a letto tardi, ma il buio mi ricarica, il silenzio mi dà energia.
È la luce del giorno a mettermi alla prova il più delle volte.
Non penso si tratti di egoismo ma di paura. La paura è una brutta bestia. È una forma di protezione che ci isola dal mondo esterno. È importante realizzare che non si è soli e non siamo gli unici a provare questa sensazione. Sono molto a favore del gioco di squadra.
Se torna la sete devi prenderla al volo e bere le cose che ti fanno stare bene. La sete è il motore. Più che affogare voglio nuotare dentro la gratitudine. È un’emozione che sto imparando a sviluppare e che quando pratico mi fa stare bene.
Fatico a vedermi nel futuro, per ora voglio stare nel presente.
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