Gli Effetti Collaterali di vivere tra ombre…nelle tenebre | Intervista

PH: ufficio stampa

Gli Effetti Collaterali di vivere tra ombre…nelle tenebre | Intervista

Musica di protesta, in contraddizione con una realtà sporca e oscura, ecco come si alimenta il sound degli Effetti Collaterali, band bergamasca attiva da qualche anno nella scena underground italiana.

Probabilmente, anche per mancanza di coraggio o alternative, è facile adattarsi al contesto, scelta più sicura di una rivoluzione, ma quando la rabbia brucia dentro è inevitabile trovare una valvola di sfogo contro un sistema estraneo a desideri e volontà.

L’energia di un progetto come Effetti Collaterali scalda le anima di chi ama certe sonorità e continua a coltivare speranze di cambiamento. Immergersi dentro “Ombre nelle tenebre”, paradossalmente, farà vedere una nuova luce.

INTERVISTANDO EFFETTI COLLATERALI

Come avete scelto il nome del vostro progetto e che storia ha?

Ci chiamiamo Effetti Collaterali perché siamo il risultato di una reazione avversa e indesiderata rispetto a un sistema socio-culturale, politico ed economico in cui non ci riconosciamo e che critichiamo nella maggior parte dei nostri brani pubblicati finora.

Questa domanda casca a fagiolo (…che poi perché si dirà casca a fagiolo???…mah…) in quanto nella versione fisica bella fresca di stampa del nostro ultimo album “Ombre Nelle Tenebre”, uscito sui digital store lo scorso 27 Ottobre sotto la Duff Records, sono contenute due bonus tracks, una delle quali si intitola per l’appunto “Effetto Collaterale”. In questo pezzo, che potremmo definire il nostro brano manifesto, viene narrata, in modo “leggermente” romanzata la nostra storia e quindi perché siamo ciò che siamo… gli Effetti Collaterali.

Quali sono gli effetti collaterali di fare musica in Italia oggi?

Beh gli effetti collaterali oggi nel fare musica sono innumerevoli, soprattutto se fai album/brani inediti, per di più di un genere fuori moda come il nostro!

Il più grave effetto collaterale che può colpirti, è quello di fare una fatica immane per poter suonare in un qualsiasi merdosissimo locale!

In genere, qua in Italia, i locali non se la sentono di investire su un gruppo che suona inediti, perché il locale vuole più gente possibile, e la gente preferisce andare a sentire le tribute band che suonano brani famosi o commercialmente conosciuti. Diversamente da altri Paesi neanche troppo lontani da noi, siamo più pigri e non abbiamo la cultura e la curiosità di voler ascoltare qualcosa di diverso, di nuovo.

Il pensiero tipo porrebbe essere: “Senti non ho voglia di rompermi le palle, è il fine settimana, voglio solo divertirmi cantando a squarciagola senza pensare a nulla!”

Per non parlare di cachet ridicoli, fantomatiche scene punk, competizione tra band e ingenti sborsi economici da sostenere a proprio carico, (ecc…)

Nonostante tutto continuiamo a suonare perché ci piace farlo, crediamo nel progetto che stiamo portando avanti dal 2018 e perché è una gran bella valvola di sfogo!

PH: ufficio stampa

Avete esplorato alcune ombre nelle tenebre per dar vita a questo ultimo disco?

C’è poco da esplorare, è sufficiente guardare un po’ più in là del proprio smartphone per accorgersi in che mondo malato e perverso viviamo.

Un contesto nefasto reso tale da esseri meschini che invisibili come ombre nelle tenebre, manipolano la realtà nutrendosi delle nostre angosce e paure per il proprio tornaconto personale.

Il concetto di ombre nelle tenebre, in alcuni del brani del disco riflettono anche stati emotivi più personali e interiori, paure e inquietudini con cui dobbiamo quotidianamente fare i conti e che sono presenti in ognuno di noi; ma che nella società virtuale, dove ciò che conta è come uno appare, bisogna tenerle nascoste per apparire il più possibile belli, sicuri e forti agli occhi degli altri.

Vi sentite in contrasto con la società? Cosa vorreste cambiare?

Ovviamente si, e questo emerge in maniera lampante dai testi dei nostri brani. Per rispondere alla seconda parte della domanda quanti giorni abbiamo a disposizione???

Per quanto mi riguarda, sarebbe da ricostruire completamente, partendo dalle fondamenta; iniziando ad agire in primis sulla mentalità e su un cambiamento socio-culturale. Quando in una società regnano ipocrisia, menzogna, arroganza, opportunismo e indifferenza; qualità di cui i nostri governanti sono maestri; anche il più giusto e funzionale sistema politico è destinato al fallimento in quanto non trova terreno fertile perché possa funzionare nel concreto.

PH: Ufficio Stampa

“Randagi”racconta un urlo di libertà e ribellione?

È un urlo liberatorio di ribellione… e di ribellione liberatoria…. è entrambe le cose e nessuna delle due.

Ci piace pensare che ognuno, ascoltando questo brano, così come per ogni altro nostro pezzo, si faccia la propria personale e incondizionata interpretazione.

Nel nostro intento “Randagi”, che vede la partecipazione di Arianna dei Circus Punk, è un elogio alla notte, intesa come luogo temporale contrapposto alla luce del giorno, dove costrutti e schemi sociali prestabiliti non danno spazio a realtà e umanità diverse e divergenti. Personaggi che, come animali randagi, possono finalmente uscire, incontrarsi e relazionarsi in un modo naturale e alternativo.
Rifiutandosi di indossare le maschere imposte dalla società soltanto per adempiere a comportamenti socialmente accettati, questi “randagi della notte” sotto la luce del sole sono costantemente additati e giudicati, colpevoli di essere se stessi!

Secondo voi, oggi si sta perdendo il senso della fatica, facendo prevalere l’istinto del tutto subito?

Si, ovviamente. Anche se io non parlerei tanto di fatica quanto di passione e dedizione nel portare avanti un progetto, perché se fai ciò che ami, la fatica viene sopportata più facilmente!

Io personalmente non mi sento di incriminare i giovani, perché se oggi l’ambizione è “tutto e subito” è anche colpa del sistema, che da un lato osanna personaggi mass mediatici che con un post sui social guadagnano lo stipendio annuo di un operaio, e dall’altro punta il dito contro i giovani accusandoli di non volersi sporcare le mani. Questo a mio avviso si chiama ipocrisia!

PH: ufficio stampa