New Indie Italia Music Week #190

Oggi più che mai abbiamo bisogno di parlare di “libertà di espressione”. L’Eurovision con il suo diktat ha ufficializzato l’oscurantismo ideologico in atto. Atti palesi e inconfutabili di censura sul pensiero e sulle opinioni degli artisti in gara e non solo. “Se non ora quando!” recita un motto. Questa non è una chiamata alle armi ma una chiamata alle parole e alle idee.

Facciamole detonare in faccia a chi ci vuole zittire, sempre nel rispetto dell’identità e dell’integrità dei nostri interlocutori, ma facciamoci sentire!

Gli artisti da un lato hanno tutti gli strumenti utili per avanzare in questa lotta impalpabile: creatività, audience, abilità artistiche. Noi, come addetti ai lavori e come pubblico, possiamo dire la nostra anche come fruitori e non creatori di musica. Come? Iniziando a premiare con la nostra attenzione progetti artistici che non si limitino alla pure estetica fine a se stessa o al “bla bla bla” abbellito da produzioni accattivanti.

Iniziamo da qui, dalla selezione dei migliori album e brani #IndieItalia della settimana. Scoprili attraverso le recensioni del team della #redaz per porre basi solide alla tua prossima mossa rivoluzionaria!

Acqua (Album)

Impossibile dare un’etichetta a Ele A. Ha un suo stile, nessuno può confonderla con qualcun altro e questo è uno dei suoi grandi must. In “Acqua” porta la sua identità a uno step successivo, dai brani più rap a quelli più melodici come Nodi o Dafalgan, che ha anticipato l’uscita del suo secondo Ep, dopo Globo.

Peculiarità anche di questo “Acqua” è il riferimento al passato e alla sua biografia, la Svizzera, da cui proviene. Perciò “non c’è nessuno che mi tiene, questa volta no no no”. Fantastiche alcune immagini come “ho un buco in petto come i tarallini”. Ele A ha spaccato anche stavolta ed è bellissima anche la collaborazione con Nerissima Serpe.

(Lorenzo Ottanelli)

Ele A: 8,5

Foto

Avete presente i brani iperattivi? Dove non si riesce a stare al passo del ritmo? Dove è tutto incasinato, cacofonico, ma che non potresti più farne a meno? Questa è “Foto” di Pseudospettri, Kazu e Deriansky. È un brano sperimentale, con tutto dentro, pieno di riferimenti all’elettronica e con tanta musica. Poca voce, spesso artefatta. Inizia con un forte rap, veloce, che cambia velocemente e ogni nuovo secondo è una sorpresa. In fondo, è quello che tutti loro vogliono: sperimentare, fare musica per fare arte, non per emergere. Quello che dovrebbe essere, fuori da ogni logica commerciale.

(Lorenzo Ottanelli)

Pseudospettri, Kazu, Deriansky: 8

Lucia (STAY WITH ME)

Liberato il famoso cantante originario di Napoli continua la sua carriera musicale tornando a pubblicare il suo nuovo singolo Lucia (STAY WITH ME), la quale si ritrova per la prima volta all’interno del suo primo docu-film mentre scorrono i titoli di coda. Il brano in questione è dedicato alla figura di Lucia, in cui la figura scappa dai giudizi altrui e dagli impegni imposti. In chiave implicita Liberato parla del suo interesse nei confronti della ragazza “A ll’ammore, t’o giuro, ca te fa ascì pazzo, si nun stammo assieme, nun leva ‘a disgrazia, parrimmo ddoje cazze”

(Andrei Lepadat)

Liberato: 7

Mal Comune

Valentina Tioli pubblica un nuovo singolo intitolato “Mal comune” in cui l’artista racconta il flusso di coscienza di chi si trova ad affrontare un amore disfunzionale e la situazione che si vive all’interno di esso.

Ascoltando il brano si va a scavare nel profondo della relazione disfunzionale vissuta, realizzando ciò che si è vissuto: “Le red flag erano chiare, senza airbag mi andrò a schiantare”. Nel momento in cui cade il velo dell’illusione è molto facile restarne feriti, ed è proprio da questo dolore che Valentina Tioli ci racconta la sua esperienza: “amiamo amori disfunzionali e ci attacchiamo alle idee come gomme fissate sotto i banchi anziché a persone reali”.

Il brano racchiude in sé un messaggio chiaro dal gusto amaro: è presente un elogio a lasciare andare le persone nocive per la nostra vita e fare spazio a nuove opportunità, le quali possono emergere solo creando loro lo spazio necessario.

(Andrei Lepadat)

Valentina Tioli: 8,5

Vita Lenta

Il titolo della nuova canzone di VV è già il significato di tutto il suo testo. Parte con un riff di ukulele che ci libera il buonumore e la voglia di rallentare, “senza troppo stress”. Per “farlo lentamente, lentamente con te”. Questo brano è quasi un elogio allo stato contemplativo, alla voglia di vivere i momenti con intensità, “no more, ma più less”. È quello che VV desidererebbe vivere, senza correre, senza la vita frenetica che ci esautora. E come non darle torto.

(Lorenzo Ottanelli)

VV: 8

Non c’è più tempo

“Non c’è più tempo per pensare, non c’è più tempo per rimediare, non c’è più tempo per avere il tuo tempo, non c’è più tempo per ricominciare” è questo l’inizio del brano di Michelangelo Vood intitolato “NON C’É PIÚ TEMPO” a cui si deve il nome dell’intero album. “Non c’è più tempo” è il primo album del giovane artista, in seguito al suo EP intitolato “Rio Nero”.

Con questo brano Michelangelo Vood esprime bene il concetto di ricominciare a vivere in seguito ad una relazione amorosa ormai finita, in cui si pensa a come ricominciare a vivere senza la persona amata. È molto facile rispecchiarsi nei testi racchiusi in questo album in quanto è ben trattata la situazione di sofferenza dovuta al non riuscire a dire addio alla persona cara, non riuscendoci a chiuderci in maniera definitiva, come se un briciolo di speranza fosse destinato a rimanere.

Millennium Bug: “se ho già smesso con il caffè, dovrei fare sport, ridere di più… chissà se è questo che volevo quel giorno di novembre solo dentro ad un treno che corre verso nord… vedrai che un giorno passerà questo Vietnam.

È facile rispecchiarsi nelle parole racchiuse in questo album, perché non solo si parla di ricominciare in seguito ad una rottura, bensì l’artista tratta bene la situazione in cui quando qualcuno lascia la presa, tu continui a sentire la mancanza della persona amata che ha deciso di dirci addio.

Contavo su di te: “Contavo su di te per trovare un nome a questa malinconia che ho, non siamo più quei ragazzini così confusi da credersi amici. Ora che il cuore mi batte a fatica, che il mondo è più brutto di prima, non riesco a dirti ciao, non riesco a dirti addio amore mio”

Luna elettrica: “ho bisogno di te, talvolta non mi spiego perché, mi manca quella normalità e resto sveglio e non so che fare, se il mio pensiero il mio pensiero la luna sembra elettrica… non so dove andare, anche se mi fai male, te ne fotti, dici vuoi tornare”

(Andrei Lepadat)

Michelangelo Vood: 8

I Ricordi di un Vecchio Muro

La Polvere di Emme nel suo nuovo singolo dal titolo “I Ricordi di un Vecchio Muro”, gioca ribaltando la prospettiva tra essere umani ed oggetti. Quando si condividono esperienze, si provano emozioni o si crea una memoria di un evento è facile legare sensazioni e avvenimenti a luoghi fisici e geografici.

In questa canzone c’è la gelosia di un muro, spettatore di una storia d’amore ormai sbiadita, ma vivida ancora sulle pareti di quella stanza, “Lo sai che non puoi chiedere niente, perché niente io so.” mente il vecchio muro, come avendo paura di dimenticare la felicità descrivendo

Purtroppo può capitare di sprecare la bellezza di una relazione nello scorrere del tempo,  per fortuna però alcuni istanti rimangono, trasformandosi in ricordi da conservare nello spazio della memoria.
(Nicolò Granone)

La Polvere di Emme: 7

Mi mangi il cuore

“Mi mangi il cuore” ci trasporta in una notte magica nella suggestiva Valle d’Itria, dove un amore improvviso si dipana sotto la luce di una luna rossa. Claudio Fresh e LGNDEE si aprono con sincerità, esplorando i labirinti dell’affettività e dei propri difetti. Con un sottofondo di synth evocativi e incursioni rap avvincenti, arricchite dalla voce delicata di Mr.Fa, la canzone cattura l’essenza di un momento di passione e vulnerabilità.
(Ilaria Rapa)

Claudio Fresh & LGNDEE (feat Mr.Fa):7,5

Malinconia

“Tu come il resto del mondo sembra molto lontano”. C’è scoramento quando sentiamo che una storia d’amore non nascerà mai. La distanza tra noi e l’altra persona sembra impercorribile. La diversità diventa un ostacolo, come se la nostra individualità non fosse un mondo diverso agli occhi degli altri. E ci lavoriamo sì, ad avvicinare le nostre vite, ma lo facciamo in silenzio. Ci impiantiamo aspetti che possano piacere, indaghiamo su quali punti possiamo premere. E intanto la storia si costruisce nella mente e si distrugge, prima di nascere, nella realtà.
“Saprò far finta di non aver provato niente… solo per farti restare.”
La posta in palio è tenerci la persona vicina, in qualsiasi forma. Eppure sappiamo che è un precipitare senza paracadute. E Martina lo dice, con la modulazione della voce limpida, a tratti soave, a tratti acuta e disperata. Dolce e dolorosa. Come le storie che non nascono.
(Stefano Giannetti)

Martina Attili: 7,5

Una dopo l’altra

 

Rarefatta, straniante, cupa, penetrante. Un gioco di parlato, rumori, suoni, musica. Ohle ci porta nella casa che diventa non-luogo, nella non-appartenenza.
Un incubo che viene da dentro, un esperimento brevissimo ma devastante. Perché non c’è altro da dire, perché quel respiro mozzato basta a dirci anche troppo: quanto ci siamo persi, minacciati, chiusi in un angolo.
Perché se la nostra casa siamo noi, e se come diceva qualcuno è l’unico luogo da dove non vorremmo mai fuggire, è dura sapere di trovarsi in una casa abbandonata.
(Stefano Giannetti)

Ohle: 8

Telefono

Unione, scontro di generi. Archi contro musiche distorte. Accostamenti apparentemente azzardati che però rivelano una chimica perfetta in Corinna, come ci aveva già dimostrato col singolo Violenza.
La sua voce inizia a scorrere frenetica, come le nostre scrollate col dito, poi si ferma, diventa incantata e dolce. Ipnotizzata come i nostri occhi davanti la luce blu.
Sembra che fermiamo il tempo ma all’infuori di noi scorre e ci perdiamo la vita. Affannati dall’apparire dentro quel cellulare, e non nel mondo. Perché come dice Prev, “finché non mi guardi non esisto”.
(Stefano Giannetti)

Corinna feat Prev: 8

sole

Valucre con “sole” pianta un fiore al posto suo per illuminare le grigie giornate. Il suo desiderio è di costruire uno spazio rassicurante, in cui potersi rifugiare quando necessario. Il videoclip del brano, oltre a far emergere l’originale personalità e la ricerca estetica dell’artista, testimonia quanto possa essere difficile realizzarlo.
Alla fine Valucre riesce nel suo intento. Il suo nuovo singolo è fresco e vivace, perfetto in vista dell’estate. Ascoltandolo ci avvolge un sound pop e giocoso, che ci catapulta immediatamente in una dimensione allegra e raggiante, fatta di tanti girasoli. Il brano è una vera forza attrattiva che ci trasporta in questa spensierata e contagiosa danza, buttando un po’ di luce lì dove c’è la penombra.
(Giulia Silvestri)

Valucre: 8

In memoria di (Album)

Lamante esordisce con il suo primo album e decide di farlo presentando se stessa e ciò che ha vissuto durante i suoi 25 anni, componendo undici pezzi, ciascuno custode di un frammento della sua vita. È il racconto di una ragazza che se ne è andata presto di casa, che si è così scontrata in tenera età con la realtà delle cose: questo le ha sì permesso di liberarsi dalle regole che le stavano tanto strette e di essere indipendente, ma al caro prezzo di perdersi un po’.

Ecco che l’album sembra proprio un tentativo di ritrovarsi mettendo insieme i pezzi e ricostruendo la sua storia. È una sorta di autobiografia, che non assume solo i caratteri di un diario che da forma alle proprie emozioni e sensazioni, ma rappresenta anche un modo per farsi finalmente portavoce della storia della sua famiglia e delle sue radici, riportandone le memorie.
Non è un resoconto lineare: è fatto di silenzi, non detti. Non è neppure esplicito e trasparente: è tracciato da aforismi e allusioni. Allo stesso tempo però parole forti, difficili da digerire risuonano come un’eco nell’ascolto, scuotendoci nel profondo.

La voce narrante della prima canzone è all’inizio quella di una bambina, la stessa ritratta nella foto della copertina, ovvero Lamante stessa, che esordisce con un “Sono io sai”, affermazione centrale, chiave per aprire la serratura del disco. L’artista si pone un interrogativo: “Come volevi essere”? Cosa penserebbe quella bambina di ciò che è diventata ora? Si riconoscerebbe? O ne sarebbe delusa?

Lamante è sempre scappata da ogni cosa stabile e sa cosa vuol dire “avere le gambe come casa”. I brani sono una testimonianza dei suoi ricordi, dei suoi spostamenti, del suo rapporto con il corpo e con il sesso, del suo andare controcorrente, rifiutando i soliti rituali amorosi. Parlano di addii e partenze, parlano della rabbia nei confronti di alcuni uomini, della paura della fine, che si prova una volta incontrata la persona che per la prima volta ti fa venire voglia di restare. Lamante canta la libertà e l’autodeterminazione attraverso canzoni molto diverse tra loro, difficili da racchiudere in un solo genere. Vi sono varie sfumature, vari colori, varie tonalità musicali, che rappresentano perfettamente una personalità non monolitica, ma fatta di tante sfaccettature, oscillazioni e contraddizioni. C’è rabbia, ma anche tanta dolcezza. È un album che fa stringere il cuore. Va ascoltato in un posto nascosto, lontano da possibili contaminazioni, così che non si possa sgualcire: è come un delicato segreto da custodire.
(Giulia Silvestri)

Lamante: 9

Non ti scusare (Anna)

Quante volte in quanto donne siamo state educate a comportarci in un certo modo, siamo state costrette a non fare certe cose, forzate a reprimere quella parte di noi più spontanea e spensierata, che ci rende più felici.
Questo è il caso di Anna, bambina a cui piacciono le rose e i tulipani, un po’ impacciata in amore e grande sognatrice. Una volta cresciuta si sente in dovere di controllarsi di più, sedersi composta e giustificare tutto ciò che fa, pegno l’essere macchiata dal giudizio degli altri, cosa che non accadrebbe a un ipotetico “lui”. Inizia così a preoccuparsi di ciò che può pensare di lei la gente e a provare solo sentimenti negativi.
Schiuma condanna i giudizi che sporcano il corpo della donna e lo rendono necessariamente sessualizzato. Invita Anna a non scusarsi più per ogni gesto, a non sentirsi in colpa. Raccontando una vicenda particolare, e forse personale, l’artista lancia un grande messaggio, ovvero la libertà di vivere serenamente il proprio corpo, stando vicina a qualsiasi altra persona si sia sentita come Anna.
(Giulia Silvestri)

Schiuma: 7,5

QUELLO CHE RESTA DI ME

Cosa rimane quando finisce una storia d’amore e quale parte di noi rimane?

DaveBrain si spezza scrivendo questo disco, ma allo stesso tempo cerca di provare a rimettere apposto i pezzi del puzzle del suo io, con l’intenzione di imparare dagli errori e perché no, dando una nuova forma ai sentimenti. Ogni relazione vive di complicità e di codici che applicati ad un altro tipo di rapporto difficilmente coincideranno, anzi si scontrano senza trovare il giusto equilibrio. È inutile negare che ci porteremo sempre addosso il peso dei ricordi, bisogna far attenzione a distinguere le opportunità del presente con i ricordi del passato.

Se ad essere pessimisti il finale sarà sempre un Addio, l’importante è sapersi godere il viaggio. sfruttando anche la possibilità di cambiare ed esplorare diverse strade.
(Nicolò Granone)

DaveBrain: 8

Dieci cose

Quando si fanno le classifiche nella maggioranza dei casi sono importanti le prime dieci posizioni, forse perché con un po’ di misticismo questo numero simboleggia il cielo e la perfezione.

In realtà, oggi è normale sentire il bisogno di dare a tutto un voto, non solo una valutazione, ma anche un ordine d’importanza, mettendoci così in competizione soprattutto con noi stessi cercando di essere migliori per gli altri, invece di darci i giusti meriti.

Gange con questo nuovo brano che anticiperà un disco in uscita, sceglie di mettersi in gioco e di criticare un modello basato sulla perfezione, portando il suo punto di vista sincero, dove imperfezione significa verità e bellezza.
(Nicolò Granone)

Gange: 7,5

Tigre bianca

“O mamma mia gelosia che mi allontana O mamma mia che follia chi male ama O mamma mia”

Elasi balla sui crucci dell’amore lasciandosi trasportare dall’atmosfera estiva. Questa canzone è dedicata a chi si lascia sorprendere dalle novità senza chiedersi troppi perché rimanendo a guardare con gioia e stupore.Una tigre bianca è rara da trovare, ma mai perdere l’ottimismo.  Via le bad vibes, che se iniziamo a pensare al senso della vita viene voglia di sedersi e lasciarsi trascinare dalle paranoie.

“Aaaa via da qua prendimi prendimi Aaaa vieni qua Mollami mollami”
(Nicolò Granone)

Elasi: 8

CHI SONO IO – VOL.1 (Album)

“CHI SONO IO – VOL.1” è la prima parte del nuovo album di inediti del MAESTRO PELLEGRINI, il secondo della sua discografia.

Cantautore, produttore e polistrumentista, il Maestro Pellegrini è un artista toscano attivo da diversi anni nella scena pop-rock italiana. Dopo aver collaborato con artisti come i Criminal Jokers, Nada, Bobo Rondelli, Motta, Il Pan del Diavolo, Enrico Gabrielli (Calibro 35), Carmelo Patti, Mobrici, Fast Animals and Slow Kids e The Zen Circus, di cui è ancora oggi il chitarrista, nel 2020 pubblica “Fragile”, il primo disco solista. Oggi è immerso nel fitto tour di anticipazione del suo secondo lavoro discografico, “Chi sono io”: rilasciate a maggio le prime cinque tracce, l’intero album verrà distribuito in autunno. Il progetto è stato anticipato dai singoli “Chi sono io” e “Non puoi rimanere”.

“Chi sono io – Vol.1” è un viaggio di autoriflessione, alla ricerca di sé stessi e della connessione con gli altri, mentre si affrontano i cambiamenti inevitabili che la vita porta con sé.

Cinque canzoni sensibili, permeate da una consapevolezza solida e autentica. Ogni brano è un piccolo percorso emotivo attraverso le intricate dinamiche delle relazioni umane, attraverso l’amore e l’amicizia, ma come si realizzano dentro di noi. Il Maestro Pellegrini parla di vulnerabilità, di paura, nostalgia e di speranza per il futuro, invitando l’ascoltatore a riconoscere i propri sentimenti e le persone che li suscitano.

Cinque declinazioni di ballad, tra sogno, pensiero e immaginazione, che si lasciano accompagnare da strumenti acustici, per farsi attraversare lampi di elettronica. Le parole sono mani che ci guidano verso un luogo dove possiamo liberarci dal giudizio e accettarci per quello che siamo davvero, liberi da ogni sovrastruttura, finalmente nudi. Ci sono il cantautorato, l’ indie italiano, ma anche suoni inequivocabilmente internazionali: c’è il ieri, l’oggi, il domani.

Maestro Pellegrini: 7.5

LACRIME E CEMENTO (Album)

“LACRIME E CEMENTO” è il nuovo album di IRBIS.

Anticipato dai singoli “Preghiera” e “Testa Matta”, “LACRIME E CEMENTO” arriva dopo un silenzio durato due anni. Una fase che ha portato con sé avvenimenti ed esperienze che IRBIS ha attraversato e di cui si è servito come motore creativo per la sua nuova musica.

“LACRIME E CEMENTO” nasce da una fatalità: due anni fa un incendio ha distrutto la casa dell’artista insieme a tutti i suoi oggetti, legati alla quotidianità e all’infanzia, portandolo a vagabondare per mesi sui divani di amici e parenti. Il disco ha origine da questo periodo di “vuoto”, dalla mancanza di struttura e di sicurezze che nella nostra società attribuiamo all’abitazione e siamo abituati a dare per scontate.

Proprio il senso di precarietà, di sradicamento, ha generato la scintilla che ha guidato IRBIS a metabolizzare e trasformare questa esperienza in qualcosa di positivo, 10 tracce che ripercorrono un viaggio, le tappe di una ripartenza di cui poter giovare a posteriori.
L’idea del titolo sorge dal ritornello della titletrack –la canzone che ha sancito l’inizio di questo progetto– un inno dedicato a chi nasce e cresce in città, in una “giungla di cemento” che a volte può manifestarsi come una grande trappola.

Come i dischi che condensano storie di vita vissuta, “LACRIME E CEMENTO” è agrodolce, restituisce all’ascoltatore tutti gli aspetti di ciò che è vero e nudo, nelle sue venature più luminose e in quelle più tristi.

L’album è stato prodotto insieme a CERI e Colombre: “due maestri per me, hanno saputo tirare fuori le cose importanti, sono stati un filtro. Grazie alla loro sensibilità mi hanno aiutato a capire cosa volevo davvero dire, accorgendosi quando ciò che scrivevo non era perfettamente allineato alla “verità”.

“LACRIME E CEMENTO” è infatti un album visceralmente personale, la testimonianza autentica di un periodo di crescita e sperimentazione profonda, in cui brani intimi e introspettivi si alternano a pezzi energici e uptempo, con una penna versatile e mai banale, in grado di adattarsi ad ogni forma, ad ogni contesto.

Irbis: 7.5

La Terra Santa

In “La Terra Santa”, i SEQUOIA e Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus) intrecciano musica e parole per esplorare il labirinto della mente e dell’anima, riflettendo sulla poesia omonima della grande poetessa Alda Merini.

Il brano dipinge il paesaggio doloroso e tumultuoso della malattia mentale, rivelando i contrasti struggenti tra luci e ombre, speranza e disperazione. Il viaggio verso la Terra Santa diventa un destino imposto dall’esterno, un cammino di sofferenza celato dietro il velo di redenzione. Le parole rivelano una normalità forzata, un’odissea fisica e mentale che pesa sulle spalle come un macigno. In questo lamento si intrecciano i fili della prigionia, della disillusione e della resistenza, mentre la Terra Santa si rivela come una meta irraggiungibile, un miraggio che non lenisce il dolore. La voce si alza, trascinando l’ascoltatore nel vortice di una realtà distorta, dove la normalità è un’illusione e la sofferenza una compagnia costante.

Sequoia ft Mauro Ermanno Giovanardi: 7

Anche Basta

Tommaso Di Giulio, cantautore romano torna con “Anche Basta” in uscita il 10 maggio per Flamingo Management.

Il brano racconta la difficoltà nel porre fine a una relazione tossica nonostante la consapevolezza di quanto piano piano ci stia distruggendo.

Tommaso Di Giulio, che ha realizzato collaborazioni di spicco nella sua carriera come Max Gazzè, dipinge un rapporto impari di cui il protagonista è conscio. Ogni proposito di rivalsa sembra trasformarsi in una ritirata balbuziente ma un finale aperto accende una piccola scintilla di speranza.

“Anche Basta” è una canzone ballabile, animata da un ritmo funk-soul, sospinta da un’orchestrazione di fiati che esprime solarità giocando in contrasto con la malinconia del testo. Il risultato è una lotta continua tra frustrazione e voglia di cambiare. Alla fine però si rimane con il quesito su chi l’avrà vinta.

Tommaso Di Giulio: 7