New Indie Italia Music Week #191

“Guarda che cielo che c’è. Sembra un dipinto, un romanzo di John Fante. Guarda com’è bello, è tutto per te!”

E se bastasse alzare gli occhi al cielo per trovare un attimo, seppur infinitesimale di lucidità in questo andirivieni di impegni ed emozioni che ci contrastano?

Non sarà sicuramente la panacea a tutti i mali contemporanei, tuttavia, sembra proprio un buon punto da cui iniziare per imparare a sopportare, a sopportarci, senza perdere la testa.

Alza gli occhi al cielo, ascolta una bella canzone e non pensare più a nulla!

Inizia da qui, dal nuovo numero di New Indie Italia Music Week, con i migliori brani della settimana scelti e recensiti dalla redazione!

Nevermind The Tempo (Album)

 

Nevermind The Tempo è una specie di manualetto per sbagliare. Un disco sgrammaticato che non cerca nessuna grammatica, che non rincorre nessuna architettura musicale ma che tratteggia un mondo che non ha eguali nel panorama musicale del nostro Paese: storto e distorto, visionario e magico, improbabile e allucinato, inconfondibile e travolgente.
Più che un mondo, quello creato dagli I Hate My Village è un vero e proprio universo, pieno di galassie da esplorare: un big bang creativo libero e liberatorio attraversato da meteore sonore imprevedibili, un ipnotico buco nero da cui lasciarsi risucchiare.

Un album che è un elogio dell’approssimazione come risposta all’assillante ricerca di perfezione del nostro tempo. È la fusione brillante, selvatica e sfacciata di quattro artisti diversissimi ma capaci di completarsi alla perfezione, in modo naturale e istintivo, plasmando un mosaico sonoro disallineato ma meticolosamente assemblato, formato da tasselli imprecisi di intuizioni sorprendenti, combinazioni irriverenti e contaminazioni che corrodono ogni regola o equilibrio precostituito.

Nevermind The Tempo racchiude lo spirito e gli intenti che animano la band fin dalla sua nascita, nel 2018: dieci tracce che mostrano come viaggiare attraverso i suoni dell’Africa senza sembrare un turista bianco, come autodistruggersi in modo creativo e come far transitare parole e suoni, senza badare troppo alla narrazione, afferma Adriano Viterbini.

Nevermind The Tempo è molto più di un semplice album: è una presa di posizione nel mondo, una orgogliosa campagna per la salvaguardia della bellezza dell’imperfezione in una società che anela con ipocrisia all’impeccabilità. Nevermind The Tempo è imprevedibile e indeterminabile, scivola tra le dita di un mondo rigido e incasellato per arrivare dritto all’anima, nella libertà creativa più totale e sfrenata.

I Hate my Village: 9

Non c’è mare (Album)

La penna intima e accogliente di Nico Arezzo ci regala, il suo album d’esordio “Non c’è mare”. Il cantautore ragusano, adottato da Bologna, tra i finalisti di Musicultura 2024, raccoglie, scrive e produce 13 preziosi brani, frutto di anni di sperimentazione sia sul palco che nella vita. Al suo interno troviamo pezzi già editi che ci hanno mostrato squarci di Bologna e della classica vita da fuori sede, come “Fossi nato gemelli” e “Casa nuova”, frammenti di giovinezza e amici incontrati lungo la strada, nottate fuori dai bar a parlare per
ore, “tour di divani”, case nuove da riempire, flirt e mille accenti diversi ormai facili da indovinare; In “Non c’è mare” incontriamo le esperienze di vita quotidiana che danno spazio ad un excursus più profondo e malinconico, mostrandoci come da una cosa piccolissima, ad esempio uno “Spazzolino”, si possa far viaggiare l’immaginazione per scoprirci dentro un milione di altre cose.

Nico Arezzo: 8

Complici

In Complici la cantautrice sfodera, ancora una volta, quella spiccata ironia e teatralità che caratterizza tutto l’album. Il brano racconta la storia d’amore travagliata di una coppia di fuorilegge in chiave spaghetti western. Gli ingredienti ci sono tutti: una condotta spietata e criminale (Mi dice: fa’ presto/che per un pugno di denaro io non so cosa farei), un amore pericoloso, il colpo grosso, la vendetta e la rivendicazione della propria libertà e indipendenza (Prendere la refurtiva e darti il peggio/ Il mio bacio sa di inganno quindi attento). Nella produzione l’intro strumentale e i riferimenti a una gloriosa era del cinema impreziosiscono la traccia che si muove su beat elettronici con una cassa dritta protagonista del ritornello.
Con una personalità e un’energia che illumina il palco, uno stile unico e un sound contemporaneo Claudym si conferma una delle voci più interessanti e brillanti del panorama musicale pop italiano, dando ulteriore prova del suo talento, della sua capacità di interpretare il presente e di raccontarlo con originalità.

Claudym: 7.5

Dumba (Album)

Visionaria, distopica, ironica. Matura. Ed è il primo album. Come già annunciato dai singoli “Bella storia” (in cui si parla dell’ultimo matrimonio sulla Terra), “Centri di anzianità” (diapositiva di un futuro del quale siamo indignati dietro uno schermo e davanti a una birra a salvarci le ossa dall’intervenire) e “Corriamo senza futuro” (caccia al tesoro riservata ai giovani, come premio la realizzazione personale), Assurditè veste i panni di una giornalista del 2124 e ci fa un report delle contraddizioni dell’umanità e del suo destino forse segnato.
Dumba, è un trip che torce cuore e budella: “Donnaccia” riflette sulla condizione femminile e sull’arte, mettendone a confronto l’idealizzazione e la mercificazione. “Spiritosa” reinventa la religione: la Trinità vira al femminile e quindi su Chiara, con l’ironia a salvarla e condannarla, come un vero dio. “New Delhi” ha un refrain ossessivo, come lo è il sogno illusorio occidentale che racconta. Chiude “Voglio”, che con un malinconico mood da piano bar, si rassegna al destino umano, una massa di apatici che si lascia trascinare la società e soffoca la propria “voglia di urlare”. Un lavoro sublime, un viaggio nei nostri abissi e ossessioni da rifare all’infinito.
(Stefano Giannetti)

Assurditè: 9

“Tutti i colori del buio”

La vita è un continuo vivere tra luce e buio e Sethu questo lo esprime benissimo nel suo nuovo album. Sethu, l’artista genovese che ha partecipato al Festival di Sanremo 2024 pubblica il suo primo album intitolato “Tutti i colori del buio”, album prodotto da Carosello Records e dal gemello e produttore Jiz. All’interno del suo primo album, a seguito dell’EP “Cause Perse”.

In questo caso l’artista ha affermato che ad aiutarlo nella scrittura del disco è stata la psicoterapia, essendoci tornato per stare bene:
“Ho scritto questo album partendo dalla mia esperienza personale, ma vuole parlare ai tantissimi ragazzi, più o meno grandi di me, che vivono le stesse difficoltà”

Un fattore importante riguardante l’album è la sua uscita durante la Mental Health Awareness Week, ossia la settimana in cui si va ad evidenziare l’importanza di diffondere la consapevolezza nei confronti della salute mentale.

All’interno dell’album è possibile notare le influenze dell’hardcore punk che vanno incontro al breakbeat, il pop e le colonne sonore cinematografiche. I testi invece riprendono citazioni liriche che si possono trovare nei film “The lost boys” di Joel Schumacher e “Tutti i colori del buio” di Sergio Martino”.

Dall’ascolto dell’album è possibile notare che Sethu esprime il modo di vedere il mondo contemporaneo dal punto di vista delle nuove generazioni che stanno cercando di realizzare i propri sogni e obiettivi, ma che nel tentativo di farlo essi finiscono nell’aver paura per il futuro, nel precariato e negazionismo, arrivando a pensare che il mondo non conceda più la possibilità di sognare.               (Andrei Lepadat)

Sethu: 8,5

Elettrica

Gli ELETTRICA esordiscono il venerdì 17 maggio con il loro primo album “ELETTRICA” distribuito da The Orchard. La band, formatasi nell’estate del 2022, ha iniziato i primi passi nell’ambito musicale arrivando a realizzare un piccolo tour indipendente di 15 date nei locali di Nord Italia, in maniera particolare a Milano, la loro città. A fine marzo la loro musica è arrivata al frontman de “I Ministri” Davide Autelitano, che da quel momento ha deciso di occuparsi della direzione artistica del progetto.

Il disco, composto da tracce che esplorano il new rock indie e l’energia del brit rock, è un progetto che esprime le emozioni relative alla difficoltà di relazionarsi e alla mancanza di alcuni legami, all’interno di un futuro instabile e distorto. In questo caso, l’album è stato arricchito con 4 tracce, in quanto 5 tracce presenti all’interno di esso erano già uscite come singoli: “FAMMI MALE”, “MAI+”, “COME UN FILM”, “VOLA” e “CARA ROVINA”.

All’interno dei brani, è possibile notare l’energia pura che gli artisti vogliono trasmettere tramite l’uso delle chitarre in una chiave romantica pop, invitando gli ascoltatori a riflettere sugli amori vissuti, con i relativi alti e bassi. Sicuramente il disco contiene all’interno di sé tutti i buoni presupposti per essere ben apprezzato live dagli spettatori per via del bel ritmo musicale contenente nei brani insieme ai relativi testi.
(Andrei Lepadat)

ELETTRICA: 9

Come la primavera

Vienna, cantautrice e autrice pop/r&b, torna sulla scena musicale con il suo singolo “Come la primavera”. La cantante confessa la sua paura di sporgersi, ma allo stesso tempo sente anche il bisogno di farlo.

Il brano contiene in sé il tentativo di comprendere il proprio vivere con una consapevolezza, ovvero che non si può avere un controllo totale sulla propria vita e di conseguenza bisogna solo accettare il flusso esistenziale del vivere. Il lasciarsi andare, lasciarsi trasportare non rappresenta un valore negativo, infatti, lasciare che semplicemente le cose siano, evitare a volte di andare controcorrente a volte è necessario.

Il titolo del brano non rappresenta qualcosa di casuale, all’interno del nome “Come la primavera”, la primavera rappresenta sempre di più una metafora che indica il fluire e fiorire delle cose, indipendentemente dalle scelte e decisioni prese.

È molto facile rispecchiarsi nel brano di Vienna, a tutti credo sia successo di sentirsi bloccato in un periodo della propria vita in cui non si riesce a capire cosa fare, l’importante in situazioni del genere però, come dice la cantante, non bisogna avere timore di ciò che succederà in quanto il ogni momento il presente è stato futuro e diventerà poi passato, e bisogna arrendersi al futuro delle cose in modo da lasciare che le cose siano, senza preoccuparsi di controllare tutto, in quanto tutto non si può controllare.
(Andrei Lepadat)

Vienna: 8,5

Centrale elettrica

Non c’è niente di più doloroso, struggente e narrativamente affascinante di una storia di due che si amano ma non riescono a stare insieme, né separati.
“Tutto finirà domani, è sempre stato facile. Tanto prima o poi richiami (…)”. Come un circuito in una centrale elettrica, che si interrompe e continua, la relazione si ostina ad andare avanti nell’unico modo che le è congeniale. Triste droga di chi la vive.
L’r’n’b di Paola Pizzino e Not Good riproduce un ideale botta e risposta tra i due attori del dramma sentimentale.
La percezione dell’ambiente e della città cambia a seconda di quale dei due periodi (insieme o da soli) si sta vivendo. Fino a ricominciare il giro di giostra (“Tutto tornerà domani, è sempre più difficile” – “chiudo e butto via le chiavi ora che sto qui con te”)
(Stefano Giannetti)

Heysimo, Paola Pizzino e Not Good: 7

Sassi

“Mi avevi promesso il mare, ma mi sento più i sassi”

Quando si finisce sballottati tra le onde di una storia d’amore capita di andare fuori rotta, di naufragare in una spiaggia malinconica fuori al confine del mondo, un posto bello solo se si è in due. Un bravo marinaio sa cavalcare un mare in tempesta, un romanticone invece ha l’istinto di prendere un grande respiro prima di ritrovare sommerso dai sentimenti, pronto ad affogare nella tristezza.

Questa canzone di Meli è un viaggio sentimentale all’interno del lutto dopo la fine di una relazione, solo il tempo può dare il coraggio di trovare una nuova rotta, senza però eliminare la possibilità di ritrovarsi ancora a sbattere contro scogli e litigi vari.
(Nicolò Granone)

Meli: 8

Stazione

Le stazioni dei treni sono luoghi dove l’addio coincide con il ritorno e la partenza, un posto che per Cassio diventa un rifugio per chiedere spazio ai proprio pensieri. Può capitare di sentirsi felici a metà senza però sapere quale parte manca o cosa si è perso davvero, il vero problema è che se s’inizia a pensare è più facile diventare matti piuttosto che razionalizzare il tutto con autocoscienza. Meglio distrarsi e fare finta di niente, sperando nel tempo del ricordo.

Inoltre può capitare di osservare gli altri, con un po’ d’invidia, senza avere il coraggio di chiedere cosa succede, dando per scontato che gli altri siano meglio di noi.  Cosa succede davvero, meglio non saperlo per evitare così di dare spazio all’empatia, benvenuti nell’epoca dell’individualismo sfrenato dove non si riesce però a stare in pace con se stessi.
(Nicolò Granone)

Cassio: 7

John Fante

È uscita anche in edizione digitale la nuova canzone degli Ex- Otago, dal titolo “John Fante”, brano che idealmente chiude il disco “Auguri” in attesa di ascoltarlo live durante il tour estivo.

L’arte ha il vizio di celebrare l’amore in maniera trionfante o drammatica, senza troppe mezze misure, mentre poi nella realtà questa magia ha senso se il rapporto vive nella quotidiana della settimana, trovando il giusto equilibrio forse senza troppi colpi di scena.

Questo brano è l’elogio di una storia normale, preziosa proprio per il suo senso di realtà, dove anche l’estetica di due corpi perde valore davanti alla forza di un unione, magari imperfetta, ma senza dubbio sincera. Il per sempre esiste se si accetta l’oggi senza dimenticarsi del passato o caricare di false aspettative il domani.
(Nicolò Granone)

Ex- Otago: 7,5

Bobby Ballad

Se le canzoni tristi escono a Marzo quelli come me le ascoltano in ogni stagione e Bobby Ballad arriva come un temporale estivo per rinfrescare un terreno che presto sarà soffocato da tremendi tormentoni estivi. Generic Animal, con la sua malinconia, racconta la storia di una persona che sta aspettando il ritorno di qualcuno o di qualcosa, anche se probabilmente è lui stesso che ha scelto di andarsene via.

Tra perdersi, ritrovarsi e vivere, costruendo rapporti con il resto del mondo è difficile non solo condividere una verità, ma persino accettarla. Viene più facile quindi lasciarsi andare cercando di soffocare dentro lo stomaco tutto quello che si prova e si sente, arrivando però, inevitabilmente, a esplodere buttando via tutta la rabbia e la tristezza delle illusioni umani e sentimentali.
(Nicolò Granone)

Generic Animal: 8,5

Baby

Una hit d’amore triste, per ballare anche con il cuore spezzato.

“Baby perché pensi che andrà tutto male” è la disperata domanda che Giuse pone alla sua amata, non troppo positiva sulla loro relazione, mentre lui talmente sottone (come dicono i giovani d’oggi) che non sente nemmeno più la fame.

Giuse è uno dei cuccioli di Maciste Dischi, che si ascolta per ballare, per piangere e per incazzarsi per un futuro precario comune a tutti i giovani o per l’ennesimo amore che non funziona. Il tutto con la cassa dritta e un ritmo che inevitabilmente ti rimane in testa.

Hit estiva in chiave indie che si spera faccia tornare il bel tempo.

(Sara Pederzoli)

Giuse The Lizia: 9

Una come te

Anche qui rimaniamo in casa Maciste, con un pezzo del giovane Teseghella perfettamente costruito sul tappeto ibrido prodotto da okgiorgio.

“Una come te” è leggera e spensierata, ma allo stesso tempo tanto originale quanto empatica verso chi l’ascolta.
Teseghella funziona perché, con semplicità, riesce a creare universi coinvolgenti e raccontare storie che accomunano ogni generazione.

La perfetta commistione tra emozioni e quotidianità, che comunque lascia sempre un sorriso sulle labbra di chi ascolta i suoi brani.

(Sara Pederzoli)

Teseghella: 8

Yacht Club

Un amore breve, ma intenso, dove quello che c’è stato, seppur momentaneo, è qualcosa che non si può trattenere. “Non passa la paranoia di questa summer melancholia allo yacht club” è il ritornello che non puoi toglierti dalla testa.
Il sound è creato e prodotto da Canova, che fa un lavoro perfetto, soprattutto sulla voce, che fa suonare il brano in modo pop contemporaneo, molto mainstream, perfetto per un singolo estivo.
(Lorenzo Ottanelli)

Asteria: 8

stivali texani

Torna Leonardo Zaccaria per il secondo singolo dell’anno, a un mese di distanza da “non c’è speranza per un cuore andato a male”. Il cantante, che è anche autore per altri, riporta un sound indie-pop contemporaneo che piace sempre.
Tra batterie e chitarre Leonardo Zaccaria dice di ballare “nel fango con i miei stivali texani e allora salvami prima che il mio cuore smetta di fare bum bum bum”. Lo fa con un cantato melodico che è perfetto per questo inizio di estate 2024.
(Lorenzo Ottanelli)

Leonardo Zaccaria: 7,5

Apriti Grattacielo – Ep

Un Ep particolarissimo tra un cantautorato che inizia con un bel falsetto alla Pino Daniele e l’elettronica spinta oltre l’electro-pop in cui si stanno tutti accasando. Un’elettronica fuori dagli schemi, dove le parole di iako fanno da rimbombo, quasi come il coro in “una bolla”, che dà il titolo alla seconda canzone dell’ep, già edita.
Apriti Grattacielo tiene in sé generi ed è pieno di influenze esterne, come in fuori di me, che sembra aprirsi su un jingle giapponese, per poi finire in una cacofonia glitchata. Un piano nell’ultima traccia, “mai più”, una ballata che è quasi un volare sopra al resto, dove “non avrai ragione più/mai più”.
(Lorenzo Ottanelli)

Iako: 7

Formica

“Ma dove andiamo? Si sta meglio sul divano“
È uscito il primo singolo di Pocodigiorgio, che si presenta con un racconto delle giornate estive passate a fantasticare per far passare il tempo. È un esordio che delinea già bene la personalità musicale dell’artista, fatta di ritagli e frammenti di vita quotidiana, cura nella scelta delle parole, attenzione nell’evocare l’immagine desiderata.
“Formica” è lo sguardo di chi si sente piccolo di fronte a un vortice di possibilità, di cose da provare, posti da vedere ed esperienze da accumulare, ma non ricade nella corsa sfrenata che impegna oggi la maggior parte delle persone, che vivono con la costante paura di perdersi qualcosa o di non sapere cosa raccontare. Ci sembra che non basti una vita per fare queste esperienze, ma ci ricordiamo che abbiamo solo trent’anni e che possiamo concederci ogni tanto di oziare sul divano.
Il brano è un elogio alla calma e alla tranquillità, ci ricorda che è importante pazientare e aspettare la giusta occasione. Nell’attesa che questo momento arrivi, Giorgio tenta di fuggire da Bologna con la mente: saltella qua e là, leggero fra le nuvole sparse, arrivando a oltrepassare con il pensiero quelle quattro mura che lo isolano dal caldo torbido che c’è fuori. Immagina di imbucarsi a un matrimonio a Sarajevo, scappare dai turisti, litigare nella metro di Berlino, buttare i soldi in posti tristi.
Noi fluttuiamo assieme a lui in una dimensione vaga e indeterminata, ma al contempo molto piacevole, perdendoci un po’ in questo sound sognante, come “giovani formiche” in attesa del nostro momento. Chissà se arriveremo da qualche parte!

(Giulia Silvestri)

Pocodigiorgio: 8,5

Una casa in cui tornare (Album)

A distanza di un anno da “Canzoni da odiare” gli Elephant Brain pubblicano il nuovo EP. La band perugina, che si sta affermando sempre di più nella scena rock italiana, resta fedele al suo stile e si riallaccia ai due album precedenti, ma con più solidità e consapevolezza.
I due brani che compongono l’EP sono una carica di energia, un grido pungente e graffiante, una risposta ai cambiamenti e alle sfide della vita.
Come pesci rossi che iniziano a percorrere uno spazio più grande rispetto all’acquario limitato, ma sicuro, a cui erano abituati, anche noi ci ritroviamo, a un certo punto della nostra vita, a muoverci in superfici più distese, scontrandoci con l’ignoto. A volte, dopo aver guizzato da una parte all’altra ed esserci scontrati con nuove situazioni, abbiamo solo bisogno di “Una casa in cui tornare”, in cui poterci lasciare andare alle nostre abitudini. Questo brano è una canzone al condizionale che riflette su cosa ci vorrebbe dopo essersi persi un po’.
Quanta pressione siamo in grado di sopportare? “Sto meglio”, già uscita due mesi fa, esprime invece tutta la voglia di mettersi in gioco. È una confessione fatta a cuore aperto, un tentativo di rassicurarci del fatto che andrà meglio, che passeranno le brutte stagioni, le indecisioni, i ricordi che fanno male, e tornerà un leggero sorriso.
(Giulia Silvestri)

Elephant Brain: 8,5

Sottobraccio

Senza nessun preavviso Laila Al Habash ci sorprende e fa uscire una delle canzoni che faranno parte del suo futuro EP, frutto di tanto lavoro e di altrettanta maturazione artistica. Il titolo richiama l’immagine di due persone che camminano una di fianco all’altra, sostenendosi un po’ a vicenda, pronte per esplorare il mondo insieme. Con tenerezza e malinconia il brano ci parla infatti dell’inizio dell’innamoramento, di un “amore nucleare”, esplosivo, che coinvolge totalmente fino a far vibrare ogni parte del nostro corpo. Di fronte a questo possiamo solo arrenderci e lasciarci andare.
Un amore così ci fa sentire più deboli, ci fa mettere in discussione, ma paradossalmente ci fa anche sentire in armonia con tutto, perfino con noi stessi e la nostra testa. La fragilità che scaturisce da questa esperienza viene alleggerita da Laila con un briciolo di ironia e sarcasmo: “la mia testa è un tribunale e tu ci passi e lasci un fiore”, “con te sono anche più brava a litigare”.
È un brano fresco, dal ritornello avvolgente, perfetto da ascoltare durante una passeggiata in cui vogliamo rivivere ricordi del passato: ci fa pensare con nostalgia a quei dolci momenti, alle promesse fatte con tanta innocenza, facendoci venire il desiderio di innamorarci di nuovo. Se invece stiamo assaporando ora queste sensazioni, Laila ci invita a lasciarci andare “Sottobraccio”.
(Giulia Silvestri)

Laila Al Habash: 8

Marenero

“Marenero” è il nuovo singolo del cantautore Mediterraneo, nome d’arte di Alessandro Casali. Il brano, prodotto insieme a Michelangelo, è un inno alla libertà ritrovata dopo aver superato momenti difficili: il brano trasmette leggerezza attraverso un mix di funky, pop e synthwave anni Ottanta. Mediterraneo, che già conosciamo per la sua penna raffinata ed elegante, continua a distinguersi grazie a un tappeto sonoro in grado di unire cantautorato, r&b e indie rock.

(Ilaria Rapa)

Mediterraneo: 7

Si dai però

Maggio, teli sui prati e canzoni a ripetizioni tra sessioni jam di Spotify. Il tempo sprecato nel guardare fiumi di persone che ci camminano di fronte. Quali saranno i loro pretesti per correre così veloce e fuggire da una situazione che sembra, apparentemente, così calma?
Potremmo immaginare le loro quotidianità, i loro sogni e bisogni, ciò che li spinge a svegliarsi la mattina e li butta giù dal letto mentre noi siamo ancora fermi su questi teli lamentando il troppo caldo.
Questa è una canzone perfetta per immaginare quale sia l’interpretazione giusta quando tutto è sospeso tra voglia e necessità.
(Viola Santoro)

Leano: 7

Corpo di smeraldo

Debutto ufficiale, un inno synth-punk con un risultato sorprendentemente oscillante tra un risultato pop o anti-pop. So che può sembrare assurdo ma, per quanto si vogliano proclamare totalmente contro il pop, i Festa del Perdono mi sembrano alquanto attratti da ciò cui vogliono scappare.

Che poi, provare attrazione per ciò che non ci piace diventa inesorabilmente parte di noi, finchè non capiremo che era proprio quello ad aver tirato fuori un’anima diversa dalla nostra. Così il singolo è il racconto inconscio degli amici-specchio che hanno segnato la loro adolescenza punk fuori dagli schemi e che riflettevano il loro lato più sensibile e deflagrante.
Brano melodico ed onirico, a voi decidere se pop o meno.

(Viola Santoro)

Festa del perdono: 7,5

Acqua

Il silenzio che si crea nell’intimità di due corpi è più taciturno di quanto possa esserlo un silenzio sigillato tra il cuscino e la notte fuori la finestra. Non sempre scavare nel proprio passato riesce a donarci piacere però, a volte, è necessario per capire l’origine delle nostre paure ed insicurezze. Solo in questo modo si ha accesso a parti di noi così tanto interne che non sapevamo neanche di racchiudere.
Acqua è il racconto di una storia di abuso. Un gioco di sentimenti che incatenano facendo credere di star vivendo ciò che spetta, un brano che nasce dall’enorme insicurezza che si prova chinando la testa verso il petto.
Solo nel momento in cui la luce della notte lascerà entrare piccole ombre di luci si potrà trovare un senso di pace, o almeno un’assenza, temporanea, di onde e terremoti.
Il sound del brano prosegue la sperimentazione nel mondo altnernative ed r&b, il che riesce a far veicolare messaggi importanti e testi minati senza dover rinunciare ad il ritmo.
(Viola Santoro)

Margherita Principi: 8,5