PREFERIREI | Indie Tales
Lo sai che preferirei darti mille certezze cancellando ogni possibile errore, ma sono fatto così con le mie incertezze e traumi del passato. Era un po’ di tempo che stavo chiuso nel guscio, provando freddo anche in estate, con il sole che ci picchiava in testa talmente forte da bruciare, mentre io continuavo ad affogare dentro l’oceano della tristezza.
Volevo buttare fuori tutto quello che avevo dentro, però non riuscivo mai, e anzi sentivo solo l’amaro in bocca. Ho provato persino a infilarmi due dita in bocca, fino a vomitare, senza provare nulla. Avevo la sensazione di stare male anche se non riuscivo a capire cosa stavo veramente sentendo. Tutto era confuso, ingarbugliato come le cuffiette nelle tasche. Addirittura anche la mia macchina, piena di graffi e righe causate da rabbia e distrazione, ogni tanto faceva fatica a partire, sbuffava e dopo qualche metro si fermava, come a richiedere maggior attenzione.
In tutto questo rumore mi sentivo in silenzio, con tante frasi da dire, ma senza parole. La timidezza mi aveva nascosto davanti ai tuoi occhi e anzi, tutte le volte che mi hai guardato, mi giravo dall’altra parte per paura di incontrare il tuo sguardo e rimanere lì impalato con un espressione attonita. Si i miei occhi mi piacciono molto, sono di un colore marrone accesso, nelle belle giornate hanno pure il super potere di diventare verdi, ma davanti ai tuoi erano piccole fessure, una gabbia per uccelli che non sanno più come si fa a volare.
Tu di me non sai un cazzo, allora perché so che riesci a capirmi?
Come faccio a dirti ciao, me lo sono chiesto mille volte, non ho ancora scoperto quale potrebbe essere il segreto per avvicinarmi a te, sconfiggere la timidezza e dirti “Hey, sono qui”. Solo questo, un saluto e due parole per indicare la mia posizione. Un incipit forse anche stupido, scontato, banale e perché no probabilmente che hai già sentito tante di quelle volte che ormai non lo vuoi più ascoltare, anche se arrivasse da te la persona migliore del mondo, quella che hai sempre sognato. “Eh no, adesso basta, siete tutti uguali!” potrebbe essere la tua risposta.
In quel caso, beh, sarebbe saggio dirti che hai ragione, ma come faccio a spiegarti che tu mi ricordi storie di panchine in cui la notte va veloce, va veloce da morire? Che mi fai venire voglia di partire senza sapere dove andare? Girerei il mondo per raggiungerti, lo farei anche piedi, pazienza se dovrò bucare le mie scarpe, mettere la sveglia ad orari assurdi per darti il buongiorno quando da te sorge il sole e qui la notte si mangia anche le luci dei grandi palazzoni di periferia.
Siamo davvero diversi, io e te, oppure lo dico perché non ti conosco. Che strano che sono, ti sto aspettando senza sapere nulla di te. Ho l’impressione che potresti sconvolgermi, vorrei condividere tutta la poesia che nascondo dentro e buttarla fuori davanti al mare, così forte da alzare onde sui nostri cuori in modo che i surfisti uscissero subito dall’acqua per tuffarsi dentro i nostri sguardi. I nostri abbracci potrebbero essere la riva per chi ha bisogno di cure, ma semplice vive con il timore di ammetterlo.
Vorrei guardarti tutto il giorno, per non ascoltare il mondo. Fuori succede di tutto e so che anche tu hai paura del domani, delle guerre e della crisi globale. L’amore vince sempre ormai è diventato uno slogan, politico e di marketing, ma è davvero così nella realtà?
Non lo so, non sono il tipo che fa promesse, mi bastano già le tue silenziose, misteriose e nascoste. So che se parliamo di futuro m’immagino già tutto: dal far la spesa insieme a prenotare una vacanza in qualche posto sperduto a chilometri da qui, lontano, dove tutto fa meno spavento.
Preferirei essere onesto dalla prima volta che ci conosceremo davvero, anzi ancora prima, quando metterò via le paranoie e le mie ansie per dare un nome ai miei sentimenti. Rendere reale il desiderio, curiosando tra le possibilità della bellezza, libero da inutili pensieri negativi.
Svegliami da un brutto sogno, fammi capire chi sei.
RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO AL BRANO PREFERIREI DEI BNKR44