Barry e i Karamazov si confrontano con la paura | Intervista

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Barry e i Karamazov si confrontano con la paura | Intervista

Toccare il fondo e risalire è un modo per avere meno paura di tutto quello che succederà. Barry e i Karamazov parlano di un evento senza citarlo, e questo mistero rafforza l’intimità che si crea con lo spettatore, trovano nuova energia per andare avanti.

La paura stessa diventa un mezzo per comunicare e si trasforma in un moto perpetuo più forte di ogni possibile ostacolo, rielaborata quindi in maniera psicologica e personale.

Questo progetto per Barry è una metamorfosi che abbraccia una scia più rock rabbiosa e sfrontata, senza rinunciare a rime taglienti e incastri di parole che creano un effetto sorpresa, perché ogni dettaglio rimane un valore aggiunto.

INTERVISTANDO BARRY E I KARAMAZOV

Barry e i Karamazov è un’evoluzione del tuo vecchio progetto? Ci puoi raccontare cos’è successo nell’ultimo periodo?

Barry e i Karamazov fa parte di un progetto band che avevamo in mente da molto tempo, in realtà, ad essere più precisi, ogni uscita di Barry era già in un setup live con Waiban alla chitarra e Naeco al basso, ma abbiamo aspettato un po’ per definire tutto in “alta definizione”.

Nell’ultimo periodo è successo di tutto, tanto che parlare di cambiamento è riduttivo. Ho visto sangue del mio sangue andare via e in mezzo a questo caos di cambiamento climatico, io ho vissuto il mio cambiamento cliEMATICO…

Ho rimesso in discussione ogni cosa e ogni casa e solo un punto fermo è rimasto ben saldo: “Fare musica”.

Perché la paura fa meno paura quando si affronta?

La paura fa meno paura, quando ciò che ti faceva più paura diventa consapevolezza che non ci sarà più nulla a confronto in grado di smuovere una paura simile.

Quindi, per rispondere alla tua domanda, penso che non si affronta la paura, ma ci si confronta con la paura.

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Questo nuovo brano potrebbe essere il seguito ideale del tuo pezzo: “Io tu e i miei mostri”?

No, per un semplice motivo: in “Io, tu e i miei mostri” raccontavo di una convivenza interna con conflitti interni che potevano minare una relazione umana di qualsiasi tipo. In “Fa meno paura” invece l’intento è quello di rendere manifesto un post trauma con tutti i suoi sottolivelli quotidiani, passando però attraverso una leggerezza apparente di quello che ci capita. È come sorridere tenendo del filo spinato sugli zigomi.

Ogni tanto è liberatorio sfogare ansie e stress con un vaffanculo?

Un vaffanculo oggi più che mai è quello che ci vuole. Per citare uno dei nostri gruppi preferiti: “Andate tutti affanculo”.

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Come si vive avendo un cuore Bauhaus?

Un cuore Bauhaus è asettico ma colorato, fa entrare uno spettro cromatico limitato che diventa però architettura ventricolare.

Di certo non è per chi vuole vivere a cuor leggero.

Ogni provincia è uguale all’altra con all’interno una certa noia esistenziale?

La provincia si assomiglia ma ha una potenzialità enorme. Penso sia una delle poche occasioni dove far nascere la trasposizione di un sogno.

In provincia sorge un sole affamato e tramonta un sole ubriaco che ci prova con una Luna che non ha il link OnlyFans in bio.

La noia esistenziale in certi casi crea opportunità.

Quali sono tre cose da non fare il weekend?

Tre cose da non fare il weekend? Non organizzarti troppo il weekend, non pensare che si è liberi solo il weekend e non parlare di cosa farai il prossimo weekend.

Per essere artisti bisogna aver qualcosa di diverso dagli altri?

 Sì, parlerei più che altro di sensibilità che permettono l’accesso a punti di vista differenti, sensibilità che nascono da vissuti personali e portano a comunicare, scegliendo la creatività per ripartorirsi ogni volta con un nuovo nome.

Se ci pensi, è ciò che facciamo con le canzoni.