ANXIETY: “Le relazioni possono avere diversi nomi” | Intervista
Le relazioni possono avere diversi nomi a seconda di chi le vive. E no, non è solo una combinazione dovuta al fatto di essere persone diverse che creano qualcosa di nuovo e unico ogni volta che scelgono di conoscere l’altro, aprirsi al confronto, costruire qualcosa e poi sparire o distruggere il castello immaginario giorno dopo giorno.
“Come ti chiami”, il nuovo brano di Anxiety è una domanda rivolta all’amore, ma anche a tutto ciò che ci si aspetta da questo dono o maledizione. Per stare bene è fondamentale essere complementari, capirsi fino in fondo, riuscendo a migliorare ogni piccolo difetto, ma alla fine è davvero complicato riuscire a creare un rapporto che funzioni senza se e senza ma.
Anche quando le cose non vanno secondo le aspettative bisognerebbe avere la capacità di accettare il vissuto e la mancanza di ciò che non c’è più, trovando in primis un equilibrio interiore più forte di un rapporto con una persona esterna.
Molte volte sapere riconoscere certi comportamenti può servire ad affrontare le conseguenze di possibili scelte, come ti chiami quindi diventa il modo per presentarsi davanti ad una relazione con curiosità, consapevolezza e la possibilità di voler prendere dei rischi, perché potrebbe anche non funzionare e finire con tanta rassegnazione.
INTERVISTANDO ANXIETY
“Come ti chiami” è un modo per riprendere una propria identità di sé?
Assolutamente. Il brano ha due chiavi di lettura: la prima è un “come ti chiami?” rivolto alla persona che si sta lasciando andare, indicando una svolta e l’accettazione di andare avanti nella propria vita. La seconda chiave di lettura è una domanda che pongo a me stesso; mi chiedo chi sono e cosa è rimasto di veramente mio dopo la fine della relazione.
La canzone è un viaggio alla ricerca di se stessi, per capire cosa sia davvero necessario per stare bene.
Quanto è importante e difficile allo stesso tempo riuscire a trovare equilibrio?
Trovare un equilibrio è essenziale per comprendere il mondo che ci circonda. Tendiamo ad avere una visione in bianco e nero, trascurando le sfumature che, invece, sono fondamentali per capire noi stessi. Ho imparato questo di recente, dopo mesi di terapia: tra la notte e il giorno ci sono il tramonto e l’alba, e tutto si basa su un equilibrio di sfumature. Sì, è difficile, ma più ne prendiamo consapevolezza, più sarà semplice cambiare prospettiva.
Vedi la fragilità come un pregio?
A volte come un pregio, altre come una condanna.
Essere fragili significa subire al 200% ogni caduta, sbaglio, problema. Come dicevo prima, va trovato un equilibrio tra la fragilità e la determinazione, sennò si rischia di cadere a terra ogni qualvolta il vento soffi troppo forte.
Il tuo umore quanto influenza il tuo modo di fare musica?
Moltissimo. È la chiave dei miei brani, ciò che li rende unici.
L’’introspezione dei miei brani deriva proprio da questo, ovvero saper cogliere dal mio umore gli spicchi essenziali.
Cosa si cerca dopo la fine di una relazione?
Dopo la fine della mia ultima relazione, ho cercato di lavorare su me stesso. Non mi sono lanciato subito alla ricerca disperata di un nuovo partner, ma ho intrapreso un percorso introspettivo che mi ha permesso di crescere e migliorare. Credo che, in generale, si cerchi di ritrovare se stessi, specialmente se il rapporto concluso è stato lungo. Io tendo ad assorbire l’identità del partner nelle relazioni, una cosa a mio avviso sbagliata ma derivante da traumi irrisolti. Una volta finita la relazione, mi è servito del tempo per ritrovare la mia identità, lasciando andare quella della mia ex partner.
Le distanze emotive sono quelle più difficili da colmare?
Più che di distanze parlerei di vuoti emotivi.
Dipende da quanto si è attaccati alla persona che si è lasciata andare, più era forte il rapporto più sarà grande il vuoto lasciato dalla sua assenza. Per me è stato davvero difficile, soprattutto per la situazione che si era creata, ma ora sono contento di aver vissuto quel vuoto, poiché mi ha aiutato a crescere.
Puoi provare a descrivere l’amore indicando solamente il titolo di una canzone?
Nuvole di plastica – Anxiety
A distanza di un anno da Luglio, brano pubblicato nel 2023, il mondo ti fa ancora paura?
Si, ma ne ho più consapevolezza. Se un anno fa mi terrorizzava l’idea del futuro, o semplicemente delle mie azioni, ora sono in grado di gestire questa paura.
Io credo che chi non abbia un po’ di paura, infondo, sia quello più spaventato di tutti.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.