Palmaria: “crediamo nel futuro ma bisogna ridisegnarlo consapevolmente” | Indie Talks

foto di Agnese Carbone

Palmaria: “crediamo nel futuro ma bisogna ridisegnarlo consapevolmente” | Indie Talks

C’è una forza invisibile che scandisce ogni passo della nostra esistenza: il tempo. Per i Palmaria, protagonisti di questo nuovo Indie Talks, il tempo non è solo un topos, ma il motore che ha guidato ogni fase della creazione del nuovo album “Ora”. In questo disco, l’introspezione è sì personale, ma anche universale,  il passato si mescola al presente per affrontare l’incertezza del futuro.

In questo album emerge una fotografia nitida di una generazione resiliente, disillusa eppure capace di reinventarsi.

PALMARIA X INDIE TALKS

Parliamo di “tempo”. Cosa vi ha spinto a raccontarlo e come si è evoluta la vostra percezione del tempo durante la creazione del disco?

Il tempo è qualcosa a cui pensiamo molto, viviamo con la costante sensazione che ci sfugga di mano sempre, per questo abbiamo voluto scriverne. Con il disco “Ora” abbiamo voluto fissare un momento della nostra vita molto importante, il nostro ‘qui e ora’, proprio perché si tratta di un album così introspettivo e anche diverso dai nostri lavori precedenti, lo abbiamo trattato come un nuovo inizio.

Qual è la vostra formula per sfuggire allo scorrere del tempo? 

Stiamo di giorno in giorno imparando a trovare una formula magica, sicuramente per noi circondarci di cose vere come gli amici e la famiglia o anche una semplice passeggiata davanti al mare può essere la formula per riportarci nel presente. Internet e i social hanno qualità e potenzialità immense, ma di certo non aiutano da questo punto di vista. 

Nei testi emerge il ritratto di una generazione disillusa. Pensate che questa visione sia il risultato di un tempo tradito o di aspettative non realistiche?

Sicuramente siamo parte di una generazione di passaggio, tra due mondi, che vive in un momento storico difficilissimo. Siamo cresciuti con falsi miti, aspettative poco realistiche già di per se ma che soprattutto hanno perso senso con i cambiamenti enormi che abbiamo visto negli ultimi anni. Crediamo ancora nel futuro ma c’è sempre più bisogno di ridisegnarlo con più consapevolezza.

foto di Agnese Carbone

Cosa pensate che i millennial abbiano imparato a fare meglio rispetto alle generazioni precedenti? 

Abbiamo affrontato molte difficoltà e anche molte disillusioni e sicuramente questo ci ha reso una generazione resiliente e piena di risorse, fatta di persone che sono pronte a cambiare (vita, paese, lavoro) e a reinvetarsi senza accontentarsi.

“Ora è l’unico momento su cui abbiamo un minimo di potere.” Qual è stato un momento decisivo nella realizzazione di questo album che vi ha fatto vivere appieno questa consapevolezza? 

Il tema è emerso verso la fine della scrittura dei brani dell’album, abbiamo realizzato che il tema centrale e ricorrente era il tempo, e ci siamo resi conto che per l’unico modo per ‘sconfiggere’ il tempo è prendere in mano il proprio presente. La fase di chiusura del disco sembra essere ‘infinita’, come scalare una montagna, ma poi un giorno ci siamo svegliati e i master erano pronti. Ora non vediamo l’ora di portare questo album dal vivo.

Quanto il passato ha influenzato il presente per la realizzazione di questo nuovo disco?

Moltissimo, questo è un disco che parla di noi oggi ma è anche il risultato di anni di lavoro che abbiamo fatto su di noi per capire che cos’era questa sensazione di insoddisfazione, ansia, FOMO che ci accompagnava da anni, un po’ dettata dalle narrazioni dei social media ma anche dalla società di oggi. È stato un disco rivelatorio e terapeutico che ci ha fatto capire come affrontare il presente e il futuro.

foto di Agnese Carbone

Tra i brani più leggeri e quelli più introspettivi, qual è il pezzo che sentite più vicino al “qui e ora” del vostro percorso artistico?

“Godspeed / Fili d’erba”, che è l’ultimo brano del disco. È un brano che parla di noi oggi, di come ci sosteniamo a vicenda nei momenti belli è in quelli più difficili. È molto legato al presente perché è scritto come una sorta di flusso di coscienza.