Gatti | Indie Tales
Per capire il senso di una relazione e valutare il suo funzionamento dall’inizio ad arrivare a costruire una famiglia Alice e Luca volevano fare dei tentativi. Certo non si può correre i rischi del caso. Inutilmente. Lasciandosi così trasportare da qualche bicchiere di vino e un gusto piccantino dalla cena appena consumata.
Erano giovani. Con un lavoro. A tempo indeterminato. Ormai la loro frequentazione era molto di più. Certificata pure dalla firma di un notaio. Infatti avevano appena firmato i fogli per acquistare una piccola casetta non troppo lontano dal centro, ma spaziosa e con una stanza pronta per essere arredata a misura di bambino.
Chissà tra quante notti i genitori si sveglieranno per le lacrime di Lucia, Marta, Francesca, Giacomo, Giovanni e via a combinare alfabeto e senso di responsabilità. Il nome dura per sempre. Però quanto è difficile dare un significato a qualcosa senza conoscerlo davvero. Dubbi legittimi quindi quelli della scelta di un modo di chiamare una creatura che ancora non esiste, senza essere a conoscenza del suo modo di essere, carattere ed estetica.
Spesso i due scherzavano. Si scontravano tra passione e ragione. Due anime affine, ma diverse, però allo stesso tempo complementari. Lui era un ingegnere impallato con la matematica, preciso al millesimo, esperto di economia domestica. La sua capacità migliore però era quella di saper trovare il bello a poco prezzo, cogliere le occasioni e trasformarle in vita.
Poteva essere un po’ un controsenso questo suo lato da imprenditore della felicità. Sembrava sempre serio con quel paio di occhiali spessi, un po’ anni 80, che lo caratterizzavano anche fuori dal canonico orario di lavoro.
Alice era totalmente pazza. Dipingeva, ed era molto brava a rovesciare bicchieri di vernice per casa. Ormai quel tocco di colore in più non era neanche più un pretesto per litigare.
Nella vita si era sempre adattata alle situazioni, soprattutto a quelle che deviavano dalla routine. Non era abituata a fare piani, odiava essere condizionata dagli impegni e aveva una paura fottuta di trovarsi incastrata in una vita che non era la sua.
La capacità di sopravvivere, scegliendo anche senza saperlo di andare oltre, seguendo l’istinto l’aveva sempre salvata. Anzi, l’aveva portata tra le braccia di Luca.
Si erano incontrati ad una mostra d’arte. Lei seduta a disegnare quello che vedeva mentre lui con l’audio guida stava cercando di capire il senso non di quel quadro, ma proprio di quella cosa. Un ammasso informe di ferro, plastica e altre paccottiglie.
Niente d’interessante a parer suo, mentre la ragazza se n’era totalmente innamorata .
Notando la sua attenzione e l’impegno, penso di passarle davanti e chiederle, con tono un po’ critico e saccente addirittura.
“Mi scusi, ma questo non le sembra un tiragraffi?”
Alice, alzò la testa, lo guardo con aria stranita, anche un po’ incazzata per il paragone. Ma poi divertita, reagì con un sorriso e disse: “ Ovviamente non ne ho la più pallida idea. In realtà non so manco chi sia questo artista. Io invece sono Alice, piacere.”
Adesso quella cosa era diventata prima un disegno e poi il primo e unico tatuaggio di Luca, simbolo di un amore nato all’improvviso ma destinato a crescere con il tempo.
Da quel momento entrambi avevano compreso la la sensazione che tante cose sono meglio senza troppi sottotitoli e così una sera, stesi nel letto, guardandosi intensamente uscirono queste parole: “Non vorrei spaventarti, ma sai che prima o tardi il giorno per restare arriverà”.
Entrambi avevano trovato un luogo sicuro. E da lì, tra quelle lenzuola, senza neanche accorgersene davvero erano diventati adulti consapevoli.
Capaci non solo di aver trovato il giusto equilibrio, ma di prendersi il coraggio di pianificare l’imprevedibile.
Il loro amore aveva trovato lo spazio tra il compromesso e il sogno, ricetta a metà tra la poesia e la ragione.
Erano cresciuti insieme, rincorrendosi tra varie aspettative. Con la giusta velocità si erano presi, persi, ripresi. Era impossibile sfuggire da quelli sguardi o provare a scappare da un dolce abbraccio. Non aveva neanche senso cercare riparo altrove. Quello era il posto migliore ed era perfetto per loro due. Alice a Luca. Luca e Alice. Pezzi di un puzzle ad incastro Adesso davvero il futuro poteva essere pianificato con responsabilità e coraggio.
Si, erano felici, ma sempre dei ragazzi di neanche trent’anni. Era ingiusto non poter negare di avere avuto paura o di non sentirsi mai pronti per tutto quello che sarebbe successo. Lo sapevano bene e anche nelle difficoltà hanno guardato avanti senza troppe ansie o sensi di colpa.
Ad un certo punto, furono svegliati dai loro pensieri da un dolce miagolio e da un piccolo batuffolo di pelo che di colpo era saltato sul letto, buttandosi in mezzo senza troppi sensi di colpa per averli svegliati nel bel mezzo della notte.
Intanto prima o poi sarebbero dovuti abituarsi ad altre urla e pianti. E chissà in base al nome scelto avrebbero potuto pronosticare come sarebbe stato il nuovo inquilino.