Fuori stagione | Indie Tales

Fuori stagione | Indie Tales

A Roma fa freddo già da un po’. L’inverno continua a regalare giornate grigie e piovose. Stranamente c’è silenzio, una sensazione strana per una città che vive dentro il chiacchiericcio dei passanti, tra turisti che sorridono e cittadini un po’ imbronciati di ritorno dal lavoro.

Ancora qualche giorno, forse meno di un mesetto e inizieranno a spuntare i primi raggi del sole, pronti ad illuminare le bellezze della Capitale, museo a cielo aperto che non può lasciare indifferenti anche tutti quelli che conoscono a memoria ogni via o piazza

Ogni tanto però è importante dimenticare, o meglio fare finta di nulla e provare a riguardare quella parete di mattoni magari da un altro punto di vista, un po’ più vicino e anche da più lontano. Ecco, la bellezza non è solo un senso estetico da condividere con gli altri o proteggere gelosamente dentro lo sguardo, ma un sentimento che può permettere alla vita di scorrere al di là del tempo.  Tutti i segni dell’impero romano sono rimasti lì a ricordare lo splendore di un epoca lontana che senza dubbio non tornerà più, anche se il valore di quel periodo storico ha ancora un senso e un significato. Questo tempo del passato che vive sempre nel presente, forse un po’ logoro dallo smog , disturbato dalle urla di americani ubriachi o stupido dal traffico della sera, metteva un po’ di malinconia a Giuseppe, universitario siciliano che aveva messo dentro una valigia tutte le sue speranze.

Fin da bambino sognava di far l’archeologo, affascinato dai dinosauri, poi addirittura l’astronauta dopo aver visto Neil Armstrong fluttuare sulla luna. No, il calciatore non era mai stato un sogno preso in considerazione, anzi la confusione dello stadio lo metteva un po’ a disagio, preferiva stare nel silenzio delle chiese ad osservare i dettagli nascosti sulle pareti dipinte. La curiosità e la passione per la storia erano state le due molle per cui aveva scelto di diventare uno storico dell’arte e Roma, beh, non poteva essere senza dubbio la patria di questa ambizione.

La sua era una vita tranquilla, senza eccessi. Libri, dipinti, libri, sculture e via. Qualche passeggiata e poi di nuovo a studiare.

All’improvviso però la sua testa era invasa da strani pensieri. O meglio più che strani era normali per i ragazzi della sua età. L’amore arriva così di colpo, sconvolge tutto e poi, va via, lasciando per strada macerie e cicatrici. Faceva ridere immaginare questo scenario desolante in una città che riesce a dar spazio ad alcune sue vecchie opere storiche, ponti, strade da centinaia e migliaia di anni, mentre nella vita degli uomini molto spesso le cadute e le devastazione dell’anima provocano sconvolgimenti barbari veloci e devastanti.

Giuseppe si stava innamorando non di una persona precisa, magari incontrata in piazza del Popolo o tra le stanze dell’università, ma di un qualcosa che non aveva mai provato prima. Aveva voglia di condividere, però allo stesso tempo tremava davanti all’idea di sentirsi vulnerabile agli occhi di qualcun altro.

Sempre si vergogna di quando una sera, uscito a ballare con gli amici, aveva esagerato bevendo parecchio e si era ritrovato sdraiato per terra, confuso e imbarazzato. Ancora si ricorda con imbarazzo la faccia che aveva guardandosi dentro lo specchio dei bagni. Era andato completamente fuori di testa, e questa sensazione di mancanza di controllo lo aveva mandato in confusione i giorni successivi. Lui era un bravo ragazzo, che ogni giorno aveva la sua routine, i suoi orari, con molto tempo dedicato allo studio e poi ecco già pronto a programmare la giornata successiva. Non aveva paura della solitudine, anzi stava bene con se stesso.

Erano le follie che lo spaventavano, ecco sì. Ma non era il tipo da esagerare. L’unica che si concedeva per i suoi standard, era quella di mangiare sempre il gelato, specialmente all’aperto durante le sue passeggiate. Quello sì, se lo gustava anche in pieno Gennaio. Fuori Stagione secondo qualcuno. Addirittura aveva una sua teoria su come combinare i gusti, ad esempio caramello più cioccolato era ok, ma mai mischiare fragola e pistacchio. Nessuno gli aveva mai chiesto come mai fosse così sbagliato creare certe coppie, però è anche vero che nessuno aveva mai scoperto come funziona l’amore. Perché potrebbe funzionare tra Giuseppe e una ipotetica Anna, ma senza dubbio altri Giuseppe e Anna non riuscirebbero mai a trovare il giusto equilibrio.

Effettivamente è molto strano come gira il mondo, dal generale al particolare, per comprenderlo bisogna non solo analizzarlo guardandolo dalla giusta distanza, ma anche viverlo con mano, toccandolo e sentendone il sapore. A volte questo può non piacere, spaventare, altre lasciare una certe indifferenza però con l’esperienza e il coraggio si può scoprire qualcosa di nuovo, e perché no, modificare le proprie opinioni e rimanere sorpresi dal cambiamento.

Quando piove e si esce senza ombrello si torna a casa bagnati, con i pensieri confusi se si pensa a tutte le scelte sbagliate della vita, ma si può anche ridere degli errori e correre avanti con il sorriso. Ecco Giuseppe aveva il bisogno di andare oltre. Di buttarsi oltre le sue convinzioni. Certo non doveva accettare i punti di vista degli altri a prescindere, ma doveva trovare il coraggio di agire, passando dalla teoria alla pratica, altrimenti la vita sarebbe diventata una bellissima cattedrale, ma vuota di ricordi.

RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO AL BRANO “FUORI STAGIONE” DI ANDREA MANNOCCHIO