
New Indie Italia Music Week #226
“Mi guardo allo specchio prima di uscire
Per sicurezza, per controllare
Sì, sono io
Uomini contro insetti
Bombe nucleari sugli alveari
In caso di emergenza battere le ali
È la vita low cost
Sognando le vacanze in splendidi resorts
Dove tu non sei tu
E io non sono io”
(Uomini contro insetti – Giorgio Poi)
Ci specchiamo prima di uscire, cercando conferme nel riflesso. Ma fuori, tra sogni di fuga e realtà low cost, tutto si mescola e cambia. Cerchiamo un altrove che ci somigli, un ritmo che ci accompagni. Forse la risposta è più vicina di quanto pensiamo.
Scopri i suoni che raccontano il presente con Indie Italia Magazine!
Santa Tenerezza (Album)
Dente si immerge nella dolcezza e nell’amarezza dei ricordi con Santa Tenerezza, un album che racconta l’amore in tutte le sue forme: quello che rimane, quello che cambia e quello che, inevitabilmente, svanisce. Un’opera introspettiva e delicata, che traccia un percorso tra i ricordi, i sentimenti duraturi e la consapevolezza di un amore che non si spegne mai, ma si trasforma nel tempo. Un racconto di fragilità e bellezza, dove ogni canzone si fa portavoce di una riflessione profonda sul valore delle emozioni.
Il disco si sviluppa in un paesaggio sonoro ricco di calore, intrecciando suoni che spaziano tra la delicatezza delle ballate e l’esplosione di colore di arrangiamenti corali. Ogni traccia sembra una tela dipinta a mano, con una cura speciale per ogni dettaglio. L’uso di archi e fiati, affiancati a chitarre e tastiere, aggiunge una dimensione avvolgente al disco, creando un’atmosfera sospesa e quasi onirica, come se il tempo si fermasse in un’eterna riflessione .Il risultato è un viaggio musicale in cui la leggerezza e la gravità si alternano in un continuo flusso emotivo.
Non è solo un album, ma un manifesto di autenticità, un invito a vivere il presente senza rinunciare alla bellezza di ciò che è stato. Un’opera che non pretende risposte, ma lascia spazio alla riflessione, all’emozione pura, come un gesto di amore che perdura.
(Serena Gerli)
Dente: 8
Futuri Possibili (Album)
“Futuri Possibili” di Franco126 è un viaggio tra nostalgia e presente, con testi che catturano frammenti di vita vissuta. Le produzioni di Golden Years e Wism donano equilibrio tra cantautorato e pop, senza perdere autenticità. L’apertura con Giorgio Poi è una carezza malinconica, mentre “Vampiro” e “Due estranei” portano freschezza e ritmo. Coez ritrova ispirazione, Ketama126 sorprende, Ele A illumina con la sua voce. Ogni featuring è scelto con cura, ogni parola ha un peso.
L’album è una sintesi tra il Franco126 di “Multisala” e le sue radici più urban. Tra sogni e realtà, il disco racconta storie in cui riconoscersi. È musica che lascia il segno, fatta per restare. Un progetto da ascoltare oggi, domani e in tutti i futuri possibili.
Franco 126: 7 +
404 (una canzone de I Cani)
Una riflessione lucida e disincantata su un amore che nasce per non durare. Un tema che si intreccia con le difficoltà comunicative della nostra generazione. L’arte della solitudine diventa qui una forma di resistenza, un atto di sincerità in un contesto sociale che sembra sempre più distorto.
Giuse The Lizia non si limita a raccontare una storia d’amore, ma cattura un senso di smarrimento condiviso, in un brano che, pur nel suo disincanto, mostra la bellezza nella vulnerabilità.
Un sound essenziale ma evocativo, in cui il minimalismo della produzione lascia spazio a un’intensità emotiva che cresce senza mai forzare. Tra la chitarra pulsante e le linee vocali delicate, l’arrangiamento riesce a trasmettere la frenesia interiore di chi lotta per connettersi, ma non trova il modo. Il risultato è una composizione che sa alternare la leggerezza di un respiro con il peso di una riflessione cruda e autentica.
“404 (una canzone de I Cani)” non è solo una canzone, ma un manifesto di una generazione che cerca un senso in un mondo che sembra disconnesso. Con un riferimento diretto ai Cani, il singolo ci descrive la difficoltà di essere “tutti” in un’epoca che ci spinge a essere “niente”. Un brano che, pur nel suo disincanto, lascia spazio alla speranza di una connessione più genuina, meno filtrata e più vera.
(Serena Gerli)
Giuse the Lizia: 8,5
Capelli argento
Il brano è un vero e proprio flusso di coscienza onirico e nostalgico dove, negli oltre cinque minuti di durata, l’incedere muta ben tre volte: si apre con un delicato arpeggio di sintetizzatore che richiama le sonorità di Four Tet, per poi evolvere in un’esplosione psichedelica con l’ingresso degli strumenti analogici, ma quando sembra aver raggiunto una conclusione distorta, un fade-out lascia riemergere il cantato etereo, fortemente pitchato e destrutturato.
Mentre l’attitudine DIY e lo-fi del primo disco rimane intatta, nel nuovo lavoro la palette musicale si arricchisce diventando sempre più stratificata, tra loop e bordoni di delay, creando un’atmosfera densa e avvolgente.
Merli Armisa: 7.5
Pas Facile (Album)
La musica di soap non ha più il filtro nostalgico delle fotografie in pellicola, ma brilla di colori vividi, di una freschezza contemporanea che la proietta su una scena più ampia, più internazionale. “Pas Facile” è un racconto autentico di chi sta ancora cercando se stesso, un EP che nasce dall’esperienza personale dell’artista, ma che si fa portavoce delle contraddizioni e delle incertezze di un’intera generazione.
Soap: 8
Io Della Musica Non Ci Ho Capito Niente (Album)
Giulia Mei torna con il suo nuovo album, per celebrare la bellezza della vita ordinaria con tutte le sue complessità.Riesce a raccontarci storie complesse con una semplicità disarmante, come nel brano “Io della musica non ci ho capito niente”, in cui parla della libertà di espressione e dell’anarchia personale.
Il testo è crudo e sincero, Giulia si dichiara essere “l’ultimo granello di anarchia.” e riflette sulla sua relazione con la musica e la società. Affronta temi importanti e profondi, come la disillusione e la manipolazione emotiva, le aspettative familiari non soddisfatte e l’assenza della figura paterna.
Temi in cui tutti noi possiamo ritrovarci, ma l’artista nel brano “La vita è brutta” ci invita a ballare e a trovare un senso di liberazione, in particolare attraverso la musica. La sua capacità di mescolare ironia, vulnerabilità e ribellione rende questo album affascinante e merita di essere ascoltato con attenzione.
(Benedetta Rubini)
Giulia Mei: 8
A chi mi ha reso fredda
Lorenzaa, giovane rapper italo-brasiliana, con “A chi mi ha reso fredda” racconta una relazione tossica tra dolore e resilienza. Il ritornello incisivo sottolinea la normalizzazione della sofferenza, mentre le strofe esplorano emozioni contrastanti. La sua scrittura diretta trasforma il trauma in crescita, con immagini evocative e potenti.
La fusione di sonorità hip-hop e influenze brasiliane crea un sound unico e coinvolgente. L’outro celebra la forza femminile, chiudendo il brano con un messaggio profondo. Lorenzaa dimostra talento e autenticità, lasciando il segno nel panorama rap italiano.
Lorenzza: 7.5
Piccolo me
“Piccolo me” è il nuovo brano di Plant. È pop, introspettivo e proiettato tra passato e futuro. Si instaura una sorta di dialogo con il proprio vecchio sè. “Piccolo me mi spiace che la vita sarà dura con te, che i piccoli momenti belli che passerai non riuscirai a capirli mai”: da questo estratto si evince un po’ l’andante del brano. È un buon ascolto per riflettere con un pezzo pop in sottofondo su che direzione sta prendendo la propria vita.
(Greta Karol Nesci)
Plant:8
Alaska
Alaska è il nuovo pezzo di Schiuma in collaborazione con Alek. È un brano pop dal sapore malinconico con un bel sottofondo di chitarra. Affronta il tema dell’attaccamento eccessivo nelle relazioni e in particolare delle dinamiche un po’ tossiche che si creano quando si lascia che l’altro combatta tutte le proprie battaglie.
“Usi le mie zanne come scudo, non è giusto”: da queste parole emerge il nucleo del testo. E’ uno sguardo originale al confine tra amore e sacrificio.
(Greta Karol Nesci)
Schiuma, Alek: 8+
Polase
“Coppie che comprano preservativi in farmacia mentre io prendo il Polase”
Biso: 7
Che mi fotte
Un po’ pop un po’ urban, il nuovo brano di Diora Madama è questo ma non solo. “Che mi fotte” è un brano che mescola sonorità nuove con strutture musicali proprie della cultura tradizionale meridionale.
Dimostra che per essere innovativi non bisogna né solo guardare al futuro né leggere in chiave nuova ciò che è classico e tradizionale. Si possono fondere più generazioni e fregarsene degli schemi e delle convenzioni. Questo brano è fresco e originale, da ascoltare se si ha bisogno di un po’ di carica momentanea.
(Greta Karol Nesci)
Diora madama: 8-
eco // non esiste solo l’ansia
Il mostro non è solo il presente. La bestia vera è il passato che riecheggia. Il tempo che per definizione non esiste più ci riecheggia nelle orecchie e pensiamo di dover rimediare per forza all’ormai irrimediabile (“il futuro non è il mio passato. Me lo ripeto tipo ogni secondo.”).
In questa struggente ballata, Sedici si aggrappa il più possibile a una relazione presente per difendersi dai tormenti. Ha bisogno di gridare per risentirsi, di chiamarsi per avere in risposta che sta vivendo, intensamente. Davvero, ora. È uno spunto di riflessione per tutti, che viviamo del passato e del futuro, che ci illudiamo che il presente sia piacevole solo se siamo in vacanza o a pubblicare una storia su Instagram. Quando ogni attimo è un’occasione per parlarci, e ad aggrapparci a ciò che abbiamo e a chi abbiamo.
(Stefano Giannetti)
Sedici: 7,5
Boccone Amaro
Irbis torna con un nuovo singolo che promette di conquistare gli ascoltatori con la sua leggerezza e malinconia. Scritto in collaborazione con Frah Quintale, ci troviamo immersi in un flusso di ricordi amari, desideri e piccoli rimpianti; accompagnati da un beat reggaeton lento e dal sapore estivo.
Il ritornello ripete il concetto di “boccone amaro”, un’esperienza dolorosa che deve essere accettata; invece gli “occhi così” sembrano evocare il ricordo di qualcosa di unico e irripetibile.
Nella seconda strofa Frah Quintale esprime il tema della perdita e del rimpianto, riflette sulla possibilità di ricostruire da zero, ma rimanere difficile riaccendere un amore ormai spento.
“Boccone Amaro” crea un’atmosfera che non ci lascia indifferenti, è un esempio di come la musica possa esplorare e condividere emozioni complesse.
(Benedetta Rubini)
Irbis feat Frah Quintale: 8
Felice Mai
Versailles parla dell’ insoddisfazione perenne che contraddistingue chi cerca di farsi strada nel mondo della musica, costretto a fare i conti con le esigenze e richieste dell’industria musicale.
Il brano è caratterizzato da una produzione minimalista, con un beat elettronico e sonorità dark-horror pop. “Funzioni troppo meglio da solo, però ho sempre sognato di cantare in un coro.”
Qui, esprime il desiderio di appartenenza e collaborazione, contrastato dalla realtà e dalle sue inclinazioni artistiche che lo rendono un outsider.
“Felice Mai” rappresenta un ritorno significativo per l’artista, trasmettendo un senso di inquietudine ed introspezione.
(Benedetta Rubini)
Versailles: 7,5
Lontano
Quanto di più si può dire davanti al mare, dove il tempo resta sospeso. Anche se è il mondo fuori che “rimane sospeso” per chi si lascia prendere dall’infinito, dal posto in cui ci si può ancora illudere che le lancette non corrano. Arianna Pasini canta l’essenziale eppure l’immensità. Accompagnamento minimale, è solo la voce vellutata ma lievemente ruvida, come provata dalla metamorfosi con lo spettacolo davanti alla quale si trova.
Una poesia, una canzone criptica in modo onesto. Perché tutto si poteva dire e l’ha detto, lasciando intendere a noi tutto il resto. Se è possibile accarezzare l’anima, lei l’ha fatto.
(Stefano Giannetti)
Arianna Pasini: 8
Toro
Il fato che ci scagiona e il fato che ci incolpa. È facile credere nel destino solo quando si perde, eppure è la cosa più facile. Toro gioca col senso di impotenza che spesso abbiamo riguardo le dure leggi che il mondo ci erge davanti, che spesso sembrano vanificare tutti i nostri sforzi. È un brano di una satira intelligente, sottile e impietosa. Che si apre a più interpretazioni. In quanti ci dicono da dove veniamo e dove dobbiamo andare? E a quanti di questi permettiamo di dircelo?
In molti ci definiamo miscredenti che lottano “in cabina di regia”. Ma non ci scagioniamo mai, non ci perdoniamo quando veniamo sconfitti. E questo è un altro sintomo indicante che, un oroscopo e un dio molto terreni, che ci vogliono performanti, purtroppo li ascoltiamo. Volenti o nolenti. Disarmante.
(Stefano Giannetti)
Mirko e il cane: 8
Pesa tutto il mondo addosso (Album)
L’esplorazione del passaggio all’età adulta, con tutte le sue contraddizioni e la ricerca di un equilibrio tra sogni e realtà. “Pesa tutto il mondo addosso” dipinge un mondo dove le scelte diventano pesanti come macigni, ma dove si possono trovare anche momenti di leggerezza e di fuga. Ogni brano si muove tra l’euforia e la malinconia, restituendo un’immagine di crescita che è tanto dolorosa quanto liberatoria.
Il sound, elegante e raffinato, fa da perfetto sfondo a questo racconto emotivo. La produzione si fonde con la voce di Bordeaux in un gioco di suoni elettronici e atmosfere eteree, creando un’armonia che sa essere al contempo intima e coinvolgente. Le tracce ci raccontano di una generazione che vive in bilico, tra il bisogno di sfuggire alle gabbie imposte dalla società e la voglia di restare, di esplorare, di capire e capirsi meglio.
Ogni canzone è espressione di vulnerabilità e resistenza, dove il peso delle aspettative e l’ansia di non essere abbastanza si mescolano a momenti di ribellione e di speranza. Il dolore diventa consapevolezza e il senso di fragilità una forma di bellezza autentica.
Un album che non si limita a raccontare una storia, ma cattura il senso di smarrimento e di lotta interiore di chi cerca un posto nel mondo. Non offre risposte facili, ma invita a riflettere su chi siamo, dove andiamo e come vogliamo affrontare la nostra crescita, con tutte le sue sfide e le sue contraddizioni.
(Serena Gerli)
Bordeaux:7,5
Il segno del tempo
Si tende spesso a nascondersi dentro le proprie insicurezze, pensare che ormai sia troppo tardi e non esista nessun tipo di possibilità non solo per inseguire dei sogni, ma anche per esprimere le emozioni, liberandosi da troppi filtri.
Gabos sceglie di metterci la faccia, in maniera anche metaforica lasciando via la moda dell’egocentrismo e dell’apparire, ,mostrando un progetto musicale che rispecchia i suoi pensieri e le sue aspettative, in lotta tra passato presente e futuro.
“Il segno del tempo” è un album che oscilla tra il rock alternativo ed il pop, con testi che citano, tra gli altri, i C.S.I., i Baustelle, T.S. Eliot, gli Afterhours, Majakovskij ed Alda Merini. Questo disco rappresenta una riflessione in musica sui lividi che il passare degli anni lascia sulla (e sotto)pelle, perché, come dice lui, anche l’anima invecchia e il segno del tempo rimane.
Gabos: 7,5
Fiducia
La penna come fuga dalla realtà, il rap come strada verso la libertà. Stake One cerca la fiducia negli altri o vuole dimostrare di potersela meritare? Questa domanda è un ottimo spunto di riflessione per raccontare l’artista che usa il dubbio come strumento per navigare all’interno della vita dell’individuo in quanto tale, ponendo il centro dell’attenzione sulle relazioni dove dare per avere non è un algoritmo che funziona sempre.
“Parlami io sono qui, stupiscimi!”
(Nicolò Granone)
Stake One: 7
Apnea
Fa ridere, ma anche riflettere, il fatto che essere felice non è davvero cosi facile, anzi ci vuole coraggio e in certe occasione trovare l’incoscienza giusta per fare persino un salto nel vuoto. Il sound dei Katana Koala Kivi travolge, scompiglia, sconvolge ed eccita lo spirito, coinvolgendo i pensieri dentro una danza lisergica e apotropaica.
Se si riflette sulle situazioni, chi supera il dolore riesce ad apprezzare molto di più tutto quello che ne viene fuori di positivo. Citando De Andrè “dai diamanti non nasce nulla” e parafrasando “Apnea” dal buio e dal sangue, cresce la luce.
(Nicolò Granone)
Katana Koala Kiwi: 8
Hooligan
Esistono conflitti che vogliono solo scontri, senza nessuna trattativa di pace. Lotte ideologiche tra ex amanti, tra giovani fidanzati o tra figli e padri e madri che non riescono a comprendere i diversi punti di vista. Il mondo intanto brucia perché gli interessi dei potenti danno sfogo a pretese di nazionalismo, di dominio gli uni sugli altri e il popolo deve stare attento a scegliere con chi schierarsi.
Ora noi non ci parliamo per non litigare, ma ti sembra normale? Per fortuna siamo vivi anche se il fumo un po’ ci toglie i respiri.
(Nicolò Granone)
Sami River: 7,5