
New Indie Italia Music Week #227
“Si è da soli fin da bambini. Facciamo come gli elefanti. Che si nascondono quando sono felici. Andiamo a finire in un posto segreto”
(Elefanti – Gomma)
Qual è il tuo posto segreto? Un luogo immaginario, una stanza, oppure una canzone?
Esistono brani capaci di proteggerti e custodirti come la più profonda delle caverne esistente al mondo. Ma fino a quando possiamo nasconderci?Arriverà il momento in cui il destino premerà sul tasto STOP. Non farne una tragedia. Abbandona le sembianze degli elefanti e condividi la gioia con il mondo.
Scopri le nuove uscite della settimana con le recensioni sui migliori album e sui migliori brani realizzate dal team di Indie iItalia Magazine!
Ti Penso
Una dedica intima e sospesa. Un pensiero lontano eppure vivido, intenso e nostalgico. “Ti Penso” è l’istantanea di un ricordo intriso di tenerezza, un amore distante eppure mai svanito.
Venerus mescola dolcezza e malinconia con estrema eleganza, in un brano che sembra riecheggiare tra i lampioni di una città addormentata. Una produzione semplice e pulita, con suoni urban dal sapore decisamente vintage, che accompagna con morbidezza una scrittura incisiva e diretta, spontanea ed essenziale.
Un brano che cerca un dialogo tra passato e presente, che esplora l’individualità di un sentimento, il tepore di un ricordo, la bellezza di un incontro. Una luce soffusa che illumina l’invisibile, tra il silenzio e l’intimità della notte, in un viaggio tra pensieri che non smettono di tornare e di scaldare.
(Serena Gerli)
Venerus: 8
La Maccaia(Album)
Un’onda che accarezza l’anima “La Maccaia” è una traversata lenta ed accogliente, fatta di dettagli che affiorano come visioni. Gaia Banfi ci accompagna in un mondo sospeso, dove la memoria incontra il presente e i paesaggi interiori si fondono con quelli reali.
Una scrittura elegante ed intima, dove le parole scorrono come acqua, scandite da una voce morbida ma decisa, che si alterna tra cori e sussurri, in una narrazione che sa essere personale e insieme collettiva. La produzione è minuziosa e sfaccettata, in equilibrio tra suoni organici ed elettronica, tra sperimentazione e tradizione cantautorale. Il risultato è un mix sonoro ricco ma essenziale, che rimanda ad atmosfere ambient, jazz e pop, combinando con maestria istinto e precisione.
Gaia esordisce dipingendo con travolgente delicatezza un luogo al di là di tempo e spazio, da attraversare lentamente, in cui riconoscersi senza fretta. Perché non c’è forza più grande della fragilità di un cuore.
(Serena Gerli)
Gaia Banfi: 8.5
Jazzhighlanders
Un respiro profondo carico di tensione e incertezza. Gli Studio Murena ritornano con una traccia che affonda nel presente e nelle sue inquietudini, un grido di resistenza che non ha paura di esprimere la propria verità.
Una lirica cruda e senza filtri, un ritratto sincero di disillusione e lotta interiore. La voce, tagliente e allo stesso tempo morbida, incarna perfettamente l’intensità di un pensiero che non si arrende alle aspettative sociali. Un sound che spazia tra rap ed elettronica, in un mix energico e tagliente dagli inconfondibili accenni jazz, dove ogni nota racconta il bisogno di rimanere fedeli a sé stessi.
“Jazzhighlanders” è il manifesto di una generazione che rivendica la propria unicità, senza paura di essere diversa. È un atto di ribellione che trova la sua forza nell’autenticità e nella determinazione.
(Serena Gerli)
Studio Murena: 7,5
Giulio Maria & The Growers (Album)
Un’esplosione viscerale e urgente. “Giulio Maria & The Growers” è un viaggio senza filtri tra gli aspetti più strani e sorprendenti dell’animo umano. Giulio Maria costruisce un racconto istintivo, ironico e profondamente onesto, fatto di momenti morbidi e fragili, improvvise accelerazioni punk e visioni psichedeliche che si rincorrono senza sosta.
Il disco è una fotografia grezza e spontanea di una realtà estremamente emotiva.
Registrato quasi interamente in presa diretta, chitarra, basso e batteria si mescolano dando vita ad sound ruvido e caldo, conservando tutta la bellezza della creazione originale. Tra blues, rock e atmosfere teatrali, Giulio Maria gioca con la voce e con i suoni come fosse un personaggio mutevole, clownesco, a volte quasi disperato, ma sempre sincero.
I testi sono minimali e taglienti, veri e propri mantra che si insinuano nella mente in modo quasi disturbante, eppure estremamente naturale. Ogni brano è un frammento di una personalità in trasformazione, come una creatura che si nasconde e si espone allo stesso tempo. “Giulio Maria & The Growers” è un album che non cerca di piacere, ma di esistere.
È un gesto di necessità, una coltivazione selvaggia del sé. Perché anche i frutti più marci, a volte, nascondono un’anima dolce.
(Serena Gerli)
Giulio Maria:8
Forevermore Segreti (Album)
Anticipato dai singoli “Sparire” e “Bulma”, quest’ultimo con la partecipazione speciale dei Sick Tamburo, il disco vuole essere un grido liberatorio di tutte quelle cose che spesso non abbiamo il coraggio di dire nemmeno a noi stessi.
In 9 tracce, sincere e schiette, “Forevermore Segreti” vuole concentrare gli stati d’animo che ci assalgono, e spesso sopraffanno, per dare vita a una sorta di momento catartico collettivo. Così, la condivisione diventa mezzo per reagire e ritrovare la forza che ci aveva abbandonati.
Garda 1990: 7.5
Non vuoi più drogarti alle feste
“Ditemi, davvero non si sbaglia ad essere sinceri? Perché non sembra mai così.”
Contro ogni etichetta sociale, che volenti o nolenti ci appiccichiamo o ci appiccicano in fronte. Anche quando sembriamo il massimo della ribellione, paradossalmente diventiamo catalogati come quelli contro il sistema. “Non vuoi più drogarti alle feste” è un profondo e impegnato invito alla sincerità. A superare tutte le concezioni di mutamento esterne. A non pensare a luoghi e abitudini. Ma nemmeno alle cose nuove, all’esotico e a tutto quel nuovo a cui addossiamo il pesante incarico di salvarci.
In un mix tra vocale intimo e elettronico ipnotizzante, Rosita ci ricorda che la linea non è dritta. L’importante è che sia la nostra linea, con un orientamento suo. Che non coincide con quello delle strade uscite dalle lingue degli altri. Che ci si può trovare anche se sembriamo più lontani possibile, anche se uno va a teatro e uno ama la techno, se si vuole.
(Stefano Giannetti)
Rosita Brucoli: 8
Canzoni Verdi (Album)
Canzoni Verdi è un viaggio attraverso i vent’anni, quell’età sospesa tra il passato e il futuro, tra sogni troppo grandi e paure troppo vicine. Sei tracce che raccontano il senso di smarrimento, il desiderio di libertà, l’amore che brucia e quello che sfugge. È la voce di una generazione che si sente ancora verde, ma sogna un futuro colorato.
Prodotto da indipendente insieme ad Andrea Maceroni (Slam Studios). Un mix di sonorità intime e arroganti, tra atmosfere malinconiche e slanci di energia.
Dimat: 7.5
Momento
“Per un momento chiedimi che cosa penso”. Finché l’esplosione dell’inizio di un amore deflagra ancora, di certezze bastano le nostre. Quelle dove è tutto bello, eccitante e poetico. Perché se in quel tempo lì chiediamo al partner se va tutto bene, non abbiamo nemmeno bisogno della risposta. È quando la relazione entra nel binario dei treni della vita reale, nella routine, che inizia il difficile. E l’r’n’b di Kawakami e Kaizen cerca di trovare una quadra proprio qui.
Quando l’enfasi dev’essere salvata dalla monotonia. O magari da quest’ultima uccisa, perché era la favola a illuderci e a rovinarci. A non prepararci alla prova. È una ricerca intima, una richiesta di rassicurazione. Un chiedere se ci siamo ancora, insieme, ora che l’orologio avanza come avanzava prima che ci conoscessimo. Ora che il sogno è, giustamente (?) finito.
(Stefano Giannetti)
Kawakami & Kaizen: 8
Alberi bianchi
Un racconto che entra nelle viscere di una relazione. Degli strascichi che graffiano l’anima. E della paura che gli effetti dell’esplosione siano a senso unico.
“Ho iniziato a volerti un po’ troppo nelle mie abitudini”: un amore che spaventa per come smuove il mondo. Amore che diventa esso stesso il mondo, per chi ama e si strugge.
Modestamente è efficacissimo nel descrivere gli enormi stravolgimenti che sono capaci di insinuarsi nella sensazione più piccola, nel profumo flebile che può percepire solo chi del sapore di un’altra persona ha fatto il proprio pane quotidiano. Il tempo ormai veniva scandito dalla storia d’amore e non tornerà mai quello antecedente al primo incontro. E lascia così, irrimediabilmente persi e sospesi. Un fiume in piena di emozioni.
(Stefano Giannetti)
Modestamente: 8
Discomania
“Discomania ” è il nuovo brano strumentale dei Calibro 35, che cattura l’essenza dell’afrobeat e del cosmic-disco, rendendo omaggio al maestro Piero Umiliani. La traccia si distingue per la sua struttura complessa e coinvolgente e per la capacità della band di rinnovare e reinterpretare.
Inizia con un ritmo incalzante di percussioni che stabilisce subito un’atmosfera energica e pulsante , si aggiungono linee di basso profonde e groove e poi entrano in scena gli strumenti a fiato con melodie vivaci e dinamiche.
È un pezzo che evoca memorie di infanzia e memorie collettive, essendo stato la sigla di coda del programma RAI “90esimo minuto” negli anni 80’.
La versione dei Calibro 35 non può non colpire ed entusiasmare l’ascoltare, perché si distingue proprio per la sua energia e freschezza, portando il brano in un nuovo territorio musicale, senza perdere l’essenza originale.
(Benedetta Rubini)
Calibro 35: 8,5
Boccata d’amore
L’amore può essere una forza guaritrice ed una fonte di rinascita , è capace di trasformare le situazioni più semplici ed ordinarie in qualcosa di speciale e significativo.
Gli uomini sono fragili e desiderano essere accettati ed amati nonostante le proprie imperfezioni.
“Una boccata d’amore può guarire il mio cuore, può cambiarmi l’umore.”, l’amore è una boccata d’aria fresca capace di rinnovarci , ha il potere di guarire le ferite del passato e di portarci momenti di felicità. Musicalmente il brano si muove tra sonorità R&B e musica elettronica, con elementi del mondo pop. È una canzone che riesce a parlare a tutti e a descrivere un amore che tutti noi vorremmo vivere o che abbiamo vissuto.
(Benedetta Rubini)
Luca Re: 7,5
Campi Elisi
“Campi Elisi ” è un’esplosione di hard rock che mescola insieme distorsioni e aperture melodiche, con chitarre taglienti e ritmi serrati. Il brano è carico di un’energia furiosa e di rabbia, interrotta da un momento di tregua e riflessione, con un invito a fuggire in un’altra dimensione.
Il testo è ricco di immagini potenti, “Ma non lo vedi che sanguino, chiedo pietà.”, c’è un grido di aiuto, è espressione di una profonda sofferenza e di una sorta di desiderio di redenzione.
“Campi Elisi” è un viaggio tra luci e ombre, tra il divino e il profano, senza paura di spingersi fino al punto di non ritorno.
(Benedetta Rubini)
Davide Amati: 7,5
Sole
Rosaspina apre un nuovo ciclo narrativo tra malinconia e visioni oniriche, dando voce a un dolore personale. Il brano è una ballata ma dalle sfumature electro-pop, dove convivono echi melodici della tradizione italiana e incursioni internazionali dal sapore R’n’B e dance à la Lady Gaga.
Il “giardino d’infanzia” abbandonato diventa simbolo di un passato irrecuperabile ma ancora pulsante nel ricordo. Il sole, ormai sbiadito, è metafora di un tempo in cui tutto brillava di senso. Rosaspina canta potenza, accompagnando l’ascoltatore in un viaggio che promette altri capitoli da scoprire.
(Ilaria Rapa)
Rosaspina:8
Bed Rotting (l’odio)
DaveBrain firma un brano crudo e spietatamente lucido su una relazione che, da rifugio, si trasforma in prigione. Il letto diventa lo scenario di una convivenza tossica, dove l’amore si sfalda tra cibo d’asporto, binge-watching e odio che serpeggia sotto le lenzuola. “Finirà che, faremo una roba a tre, io te e l’odio” è la sintesi perfetta di questa dinamica al collasso. I
l sound è essenziale ma curato, come un confessionale urbano dove ogni parola pesa. “Bed Rotting” è un piccolo pugno nello stomaco: diretto, sincero, disturbante nella sua verità. Dave non si nasconde, e questo lo rende più che mai necessario.
(Ilaria Rapa)
DaveBrain: 7
La felicità non esiste
Con il suo nuovo brano Florilegio mette in chiaro fin dal titolo la sua ultima presa di coscienza: la felicità è una suggestione passeggera, un’illusione a cui ci aggrappiamo per sopravvivere. Ma non per questo smettiamo di cercarla.
Florilegio si conferma un narratore esistenziale, un “antropologo della disillusione” che, con chirurgica lucidità, scava dentro la malinconia contemporanea: i farmaci, le notti insonni, il fumo per fuggire l’ordinario, le feste come anestesia emotiva. Ma sotto la coltre di amarezza, emerge un bisogno struggente di contatto: una mano sulla fronte, qualcuno che sussurri “va tutto bene”.
(Ilaria Rapa)
Florilegio:8
SASSI NEW ISLAND
Se avessimo la possibilità di parlare con i vari noi stessi il discorso sarebbe lungo, pieno di pause di riflessione che costruirebbero un lungo sentiero di domande.
Se solo gli specchi potessero far assumere alle immagini nuove emozioni capiremmo quello che vogliamo veramente. Se ci mostrassimo felici ma con il riflesso piangente? Sarebbe sicuramente sconvolgente, la terra non sorreggerebbe più il nostro peso e, nella caduta nel più ignoto dei posti, sapremmo di non essere felici. Deleterio, certo, ma almeno funzionale… no?
Questo nuovo brano da ritmiche pop e malinconiche (sembra quasi un paradosso ma è quello che preferiamo), è il mix perfetto per mettere gli occhiali da sole e provare ad essere spensierati in questa nuova primavera di fuoco. Tra riff di chitarre, un timbro caldo, una birra al tramonto e una cassa che non funziona troppo bene, queste parole sembrano calzare a pennello.
(Viola Santoro)
43.Nove: 8
NAPOLI MELANCHOLIA
Il napoletano non è solo quello del rap commerciale ed è riduttivo anche semplicemente ricollegarlo ad una crudezza e sfacciataggine tipica della società di questo momento. No, il napoletano è molto di più. È una lingua riconoscibile, ritmata, perfetta per produzioni come questa, essenziali ed incisivi con fondamenti elettronici che ripropongono costantemente la dicotomia che scherza tra innovazione e tradizione. Bassi e percussioni che ci trasportano in un mondo ipnotico ed immersivo, ci aprono le porte della casa di Famiglia Melancholia, una famiglia simbolo, incontro tra radici e voglia di evadere dagli stereotipi tipici di costruzioni sociali ormai troppo antiche.
È sempre affascinante scoprire nuovi modi di utilizzare quella che non è solo una lingua, ma un vero e proprio modo di essere: un’identità profonda, colonna portante di un popolo orgoglioso delle proprie radici, ma pronto a contaminarle con nuove iconografie e linguaggi contemporanei.
Una bella scoperta che a Mahmood piacerebbe tantissimo, oltre che a noi!
(Viola Santoro)
Labasco: 7,5
Per un’altra
“Per un’altra” sarebbe impossibile scrivere. Anche se la tua presenza non si fa mancare resta il male che spinge a scrivere. Quando anche quello se ne andrà il foglio resterà bianco ed aspetterà nuovo dolore per poter essere colorato di inchiostro nero che, oltre che macchiare la cellulosa delle pagine, macchierà anche il tavolo bianco su cui si scrive.
Ed è questo quello che suggeriscono le parole di questo testo, l’inutilissima presenza di qualcuno che diventa portatore di ispirazione irrazionale.
Tra un sound malinconico, chitarre e bassi, una voce soffusa e sussurrata che fa riaffiorare ricordi che erano entrati nel dimenticatoio e che da lì non volevano più uscire.
(Viola Santoro)
GIALLORENZO: 8
Niente Di Noi
Veniamo trasportati in un’atmosfera diversa, alla quale non siamo abituati, fatta di synth e pad eterei che riescono a creare un mix di malinconia e ritmi dance. Ci sentiamo sospesi, come se la sensazione di volo sull’altalena fosse infinita, come se riuscissimo a galleggiare in aria.
Da una parte il sentimento incessante di fuga, dall’altro la paura di perdere tutto. Un equilibrio dalla sottilissima esistenza, una rappresentazione di uno spazio fragile tra ciò che siamo, ciò che vorremmo essere, ciò che credono gli altri di noi.
(Viola Santoro)
Kimono: 7
Occhi Grandi
Le lacrime segrete sono quelle più difficili da far uscire perché macchiando il viso rendono vive paure, debolezze e fragilità che si cercando di nascondere dietro a finti sorrisi. Gli altri hanno sempre la pretesa non solo di giudicare, ma anche di sapere quello che sta succedendo.
Occhi Grandi pieni di tenerezza e dolcezza che diventano lo specchio intimo di una generazione costretta a combattere contro i propri mostri nel buio dell’incertezza e della precarietà di un futuro buio come la notte. Questa canzone spacca il cuore, musica che diventa elemento necessario per contrastare una società machista che tende a vergognarsi addirittura di debolezze intrinseche dell”animo umano.
(Nicolò Granone)
Caro Wow: 7,5
VESPE
Liberare i sentimenti all’aria aperta può significare anche esporli al pericolo di venire attaccati da agenti esterni, Vespe per i Rivera, circostanze per gli altri.
A volte per proteggersi una tattica può essere quella di chiudersi dentro se stessi, evitare i pericoli però ha il limite di nascondere anche alcune possibilità. La vita sembra essere uno scontro tra istinto e ragione, bisogna trovare il giusto equilibrio tra cuore e cervello, ricordandosi che certi errori basta commetterli una sola volta e poi evitare direttamente le conseguenze.
(Nicolò Granone)
Rivera: 7
Costeene
Arriva la bella stagione, nell’aria c’è odore di grigliata sotto al sole e i Tare scelgono di portare le Costeene o meglio realizzano la colonna sonora per vivere in allegria questo momento. Spasmi futuristici a colpi di drum’n’bass e glitch. Un brano che serve ad andare in un altro luogo: questo è il suo obiettivo. È una storia di gas, di impennate e di strade infinite.
L’immagine nello specchietto retrovisore è uno di quei primi piani alla Sergio Leone e ci si osserva con lo sguardo di Clint Eastwood sollevando il sopracciglio e pensando «Che gagliardo che sono oggi», prima che il giorno finisca e si porti via tutto. Un viaggio nell’iper spazio del divertimento, in un atmosfera conviviale dove tutti possono sentirsi il re del mondo.
(Nicolò Granone)
Tare: 7
Canzonetta
In un mondo dove il controllo non sembra tutto, ma poi lo è, si fa politica anche con delle semplice canzonette. Il sarcasmo di Fazio sorride alla disobbedienza della libertà. Per cambiare si possono fare sbagli, anzi è importante accettare di cambiare piani, provando anche l’istinto di andare via dalla ragione e lasciarsi affascinare dall’impossibile.
Le notizie della Tv, dicono che bisogna sempre andare a tempo, e allora abbassiamo il volume, tappiamoci le orecchie per evitare le fake news e alziamo il suono della musica, arte che parla a tutti senza dividere o creare confusione.
(Nicolò Granone)
Fazio: 8
Loop
“Loop” è il nuovo pezzo di Angela Iris ed ha proprio questo effetto sugli ascoltatori. Un ritmo al confine tra il sound pop e quello elettronico vi contribuisce. Si articola così con un sottofondo originale il meccanismo complicato della comunicazione in una relazione.
È il brano giusto da ascoltare per le persone che apprezzano i pezzi un po’ romantici e un po’ sperimentali.
(Greta Nesci)
Angela Iris: 8
Fischio finale
“Fischio finale” è il titolo del nuovo pezzo di Matis. È un brano pop con un buon sottofondo di chitarra. “Andiamo a vedere la nazionale,così non posso più sbagliare l’ultimo rigore della nostra finale”: da questa citazione emerge la metafora calcistica cui si lega il titolo. Si affronta il tema delle relazioni e delle dinamiche che bisogna risolvere e affrontare. È il pezzo giusto da ascoltare per riflettere un po’ in chiave pop.
(Greta Nesci)
Matis: 8-
Telegram
Il nuovo brano di Sissi è un po’ dolce e un po’ arrabbiato. Si intitola “Telegram”. Sissi come sempre dimostra la sua vocalità e il suo stile originale perché non basta saper cantare per mettere su un buon pezzo. Il ritmo è sicuramente pop anche se vi sono dei richiami a sound più elettronici. È il pezzo giusto da ascoltare per chi si è stancato delle classiche ballad e cerca qualcosa di più innovativo.
(Greta Nesci)