New Indie Italia Music Week #228

New Indie Italia Music Week #228

“Non si piange ai matrimoni
Non si ride ai funerali
Non si complica la vita alla gente con i tuoi problemi immaginari
Un buco nero, un buco
Non ci si scaccola il naso
Fermi in macchina al semaforo
Non si pensa a fare sesso e se c’è gente a cena”

(I Cani – Buco Nero)

La scorsa settimana, gli adepti dell’Indie Italiano si sono svegliati con una novità inaspettata: 5 comandamenti redatti e condivisi nell’etere da Niccolò Contessa, colui che ha disegnato una linea di confine tra il prima e il dopo della musica indipendente italiana. Questa community forse non sarebbe neanche nata senza l’ascolto de “Il sorprendente album d’esordio de I cani”.

Quanti percorsi artistici sono nati, ispirati dalla musica e dalle liriche del vate?

Il movimento indie italiano è sopravvissuto all’assenza di Contessa, ma come reagirà all’uscita di questo nuovo disco?

Nel frattempo godiamoci le migliori nuovi uscite della settimana, scelte e recensite dalla redazione di Indie Italia Magazine!

post mortem (Album)

Se davvero tutto muore, allora questa è la più elegante delle resurrezioni.

“post mortem” è molto più di un ritorno: è la fotografia nitida e spietata di ciò che resta dopo la fine. Un album intimo e potentissimo, un’opera matura, vulnerabile e autentica. Niccolò Contessa scrive come solo chi ha imparato a lasciar andare sa fare: il tempo, l’ego, la forma. Le parole si fanno sottili e leggere, vivide e taglienti. Ogni brano è una riflessione su ciò che è stato, ciò che non si può cambiare, e su quello che, forse, si può ancora salvare. Un linguaggio essenziale e lucidissimo, in cui il dolore non viene urlato ma accettato con grazia.

Un’urgenza vera, trattenuta fino all’esasperazione e liberata in modo impeccabilmente dirompente, spoglio e feroce come solo la verità può essere Il suono accompagna ogni parola con incredibile classe : un’elettronica minimale, riverberi cinematici e momenti che vagano dal più luminoso dei sogni al più oscuro degli incubi, tra glitch vividi e un silenzio che pesa quasi più delle parole.

I brani scorrono come pagine di un diario mai scritto, tra sussurri che tolgono il fiato e danze ipnotiche ma disilluse. Ogni traccia ha il suo tempo, il suo battito, la sua ombra. “Post Mortem” non cerca consolazione, ma una forma di pace. È un disco che parla al passato per poter sopravvivere al presente. È l’esatto momento in cui il dolore si trasforma in arte, e l’arte in salvezza.

(Serena Gerli)

i cani: 9

Lontano da Qui

“Lontano da qui” esplora il desiderio di evasione, di libertà e di trasformazione, è una boccata d’aria fresca dopo essere rimasti troppo a lungo in un posto soffocante. Pop e R&B si incontrano e si intrecciano con una chitarra avvolgente e con un beat che pur non urlando sa farsi sentire.

L’artista canta come se stesse parlando alla sua anima, “ Trovami un modo per uscire. da qui” è quel grido di liberazione e quel bisogno di cambiamento e di trasformazione che tutti noi ad un certo punto vogliamo. La ricerca di un luogo diverso non è solo geografica ma esistenziale, dobbiamo smettere di rincorrere le nostre ombre e dobbiamo trovare quella chiave per fermare la nostra mente che non smette di ronzare.

(Benedetta Rubini)

Paola Pizzino: 8

Mi Fai Sentire

Un viaggio sonoro che mescola elementi pop e elettronica, creando un’ atmosfera sospesa e coinvolgente. Se chiudiamo gli occhi e ci lasciamo trasportare dalle parole ci sentiamo ipnotizzati come se fossimo in un sogno o in un’altra realtà. Connessioni emotive, intensità delle emozioni e senso di evasione sono al centro di questo brano; l’artista vuole fuggire e cercare un significato più profondo in questo mondo sempre più sfuggente e frammentato.

“Mi fai sentire, uh, lo sai?”, la ripetizione di questa frase sottolinea la volontà di sentire qualcosa di profondo e l’intensità delle emozioni che il protagonista prova, che si sente perso “tra le lettere nell’etere”. Sicuramente è un brano introspettivo, che ci trasmette un senso di tranquillità ma ci fa anche riflettere.

(Benedetta Rubini)

Memento: 7,5

XS

 

Sissi torna sulla scena musicale con il suo nuovo Ep “XS”, un album importante di crescita personale e di scoperta di una nuova parte di sé.
Centrali sono i temi della libertà e dell’ empowerment, in particolare l’artista si rivolge a tutti i giovani che devono lasciarsi alle spalle consigli non richiesti e strade già percorse da altri.
È importante crescere e imparare dai propri sbagli , in fondo siamo tutti un po’ “diavoli” che devono risvegliarsi e prendere consapevolezza, per riuscire ad uccidere le nostre parti insicure e ricominciare.

Speranza e cambiamento sono altri due punti centrali nell’EP , “Vorrei non sentirmi più la stessa…/ Vorrei cambiare tutto per stasera.” Distacchiamoci dalle nostre parti tossiche, dalle relazioni che non ci fanno più bene e troviamo una nuova versione di noi. Sissi con questo manifesto di riscatto e rinascita si conferma come una voce autentica nel panorama musicale.

(Benedetta Rubini)

Sissi: 7,5

Dirsi addio amore mio

“Dirsi addio amore mio” è il nuovo singolo dell’artista italo-brasiliano Ethan protagonista di una metamorfosi artistica che lo sta portando a sperimentare con sonorità elettroniche e baile funk, stavolta rielaborate in un brano di grande delicatezza e vulnerabilità.

Prodotto da Claudio Supnasa, il nuovo brano è già stato eseguito dal vivo durante i primi appuntamenti del METAMORFOSI Club Tour che prossimamente farà tappa a Brescia, Firenze, Perugia e Berlino.

Ethan: 7

Tutta la notte

Certe canzoni arrivano leggere, quasi distratte. “Tutta la notte” è una corsa dolceamara nei corridoi della memoria, tra luci al neon e pensieri sfuggenti.
TRISTÁN! e Calcutta si uniscono per dare vita ad un brano che sembra giocare con il pop, ma scava più a fondo. Le parole sono semplici, ma sanno farsi spazio, come un mantra impossibile da dimenticare, che risuona nella testa e nell’anima senza sosta.

La produzione è minimale e fluida, fatta di synth liquidi, coretti che sembrano sospiri e una malinconia appena accennata a farle da sfondo. Una ballata urbana e disillusa, che parla di incontri e smarrimenti, del perdere qualcuno, in mezzo alla folla o forse dentro se stessi.
“Tutta la notte” non spiega, accenna.

Ma lo fa con una grazia sincera ed ipnotica. Una piccola esplosione emotiva che prende alla sprovvista, e che si finisce per canticchiare senza sosta mentre fuori si fa buio.

(Serena Gerli)

TRISTÁN! ft Calcutta:8

Tuttapposto

Una frenesia che divora tutto, ma che in fondo si accontenta di sembrare perfetta. “Tuttapposto” appare come un racconto dove l’idea di “tutto a posto” è un’illusione a cui diamo vita per sopravvivere. La traccia si muove leggera, quasi distratta, come una chiacchiera che maschera l’inquietudine sotto una risata forzata.
Un miscuglio di chitarre elettriche taglienti e beat pulsanti, fiati vintage accompagnati da synth che dipingono un’atmosfera che oscilla tra realtà e finzione, desiderio e rassegnazione. Ogni nota sembra sussurrare una contraddizione.

La leggerezza del sound è un inganno che si sgretola davanti ad una lirica cruda, ironica e quasi disperata, che spazia tra speranza e disillusione.
Il brano con la ripetizione, usando il mantra del “tuttapposto” come una sorta di rifugio da una realtà che sta sfuggendo. E proprio questa ripetizione rivela la vulnerabilità del brano, la sua natura fragile e sincera.

“Tuttapposto” è una canzone per chi continua a ballare anche quando il mondo sembra crollare. Fa del non detto la sua forza, ricordandoci che forse non c’è mai niente di davvero sistemato, o perfetto, ma che a volte per sopravvivere serve fingere che lo sia.

(Serena Gerli)

Disco Club Paradiso:8

STANISLAVSKIJ

Un atto di confessione interiore, un’esplorazione vera e spietata della lotta contro la propria immagine riflessa. “STANISLAVSKIJ” è una ballad che non si accontenta di raccontare, ma scava fino a toccare l’anima. Questo brano dà vita a un monologo emozionale, dove la figura di Stanislavskij non è solo un omaggio al grande maestro del teatro, ma diventa una lente attraverso la quale guardare la condizione di un individuo intrappolato in un ruolo che non gli appartiene.

Il pezzo si sviluppa in un equilibrio perfetto tra piano e elettronica quasi retrò, creando una tensione palpabile che accompagna ogni parola. La produzione arricchisce la composizione con sfumature sonore che amplificano il senso di alienazione e frustrazione della narrazione.

La scrittura, precisa ed equilibrata, descrive il conflitto interiore di chi tenta disperatamente di liberarsi da una maschera che ormai sembra essere diventata parte dell’identità stessa.
Un inno alla ricerca di sé stessi, un monito a non rimanere prigionieri della nostra stessa recita. Un pezzo che, come una vecchia pellicola, ci avvolge e ci lascia con la sensazione di essere spettatori e attori al contempo, incapaci di staccare lo sguardo dalla scena.

(Serena Gerli)

Proibito: 7,5

Nostalgia Karaoke

Gli “anziani” o meglio i “grandi” probabilmente affrontano la vita ricercando una cerca nostalgia nelle cose, rimandando legati al passato. I “giovani” talvolta hanno il vizio, ma anche il coraggio di buttarsi sulle cose, andando persino allo sbaraglio senza paura delle conseguenze, buttandosi con forza nei sentimenti, liberi di ogni vergogna.

Nostalgia Karaoke di Mazzariello può essere inteso come brano che mette in risalto sia uno scontro intergenerazionale sia una turbamento interiore in bilico tra l’essere e il dover essere.
Il tutto avviene con la libertà che insegue l’amore oppure chissà forse quando batte forte il cuore anche la testa pesa di meno.

(Nicolò Granone)

Mazzariello:7,5

Chi Vince Che Vince?

Una musica sognante, che ti trasporta lontano, leggero come una piuma, e un testo che invece ti costringe a fare i conti con la dura realtà.

“Chi vince Che vince?” è una splendida ballad che distrugge la strada che da soli abbiamo costruito pezzo su pezzo pensando che ci portasse da qualche parte. Un percorso che siamo costretti ad affrontare per paura di deludere chi dai bordi della strada fa il tifo per noi. Ma alla fine basterebbe solo levare gli occhi dalla strada per capire che al di fuori esiste un mondo di scelte, e come dice lo stesso Matteo: “Se finisci fuori pista, c’è più vista”.

(Filippo Micalizzi)

Matteo Alieno: 8,5

Signorina Rivoluzione

Fino ad un certo punto della vita siamo abituati a seguire la corrente di un fiume che senza alcun ostacolo ci trasporta. Ma quel che nessuno ci dice è che arrivati ai vent’anni quel fiume si dividerà in due, e a quel punto il compito di scegliere da che parte andare sarà solo nostro.

È difficile prendere delle decisioni nel momento in cui nessuno ci ha mai preparato a quel cambiamento. Proprio per questo motivo questa trasformazione, questa metamorfosi, diventa una vera e propria rivoluzione interiore con cui siamo in grado di scindere dal resto del mondo per divenire infine veramente noi stessi.

Martina Attili con la sua “Signorina Rivoluzione” ci racconta questo cambiamento, con una voce ferma che riesce a trasmettere delle emozioni uniche. Se all’inizio sembra un brano che si prende i suoi tempi, nel ritornello esplode facendo riemergere il suo vero “io”.

(Filippo Micalizzi)

Martina Attili: 7

64 barre di dopamina

Senza ritornello e senza filtri. Tanto è il piacere di recensirla, tanto è perfetta, quanto proprio a causa dell’ineccepibilità su tutti i fronti di questo brano, onestamente non avrei nulla da dire. Perché non serve, si racconta e si descrive benissimo da sola. Ele A non ha paura di dire come funziona (e non funziona, soprattutto?) l’industria della musica. Di come non ha mai avuto a che fare con mezzi termini, mezze misure e compromessi. Fa uscite taglienti, citazioni che fanno ancora più male sì, ma seviziate dai suoi funambolici giochi di parole.
Ele A è una dea in mezzo all’inferno, una ninfa nello smog. Una rapper che conosce la sporcizia e non si sporca.
(Stefano Giannetti)

Ele A, Disse, Fritu: 9

Distratta

“In un giorno come questo il sole è un insulto alla tua assenza”.
Distratta è una mattinata a rigirarsi nel letto, a voler strappare le lenzuola. A bestemmiare anche del fatto che bestemmiare è inutile (“potrei arrabbiarmi ma non serve più”). È una scazzottata col dolore, e non ancora la sua elaborazione. È una ferita aperta, un dover accettare che il poter continuare a vivere dovrebbe essere un lusso, ma sembra più una condanna in un caso come questo. Un echeggiare della solitudine a causa della dipartita di qualcuno, che paradossalmente, nonostante sia passata a miglior vita, è riuscita a cambiare lo status del rapporto con noi (“ora il tuo nome è conteso da tutti”). E se il ricordo lo tiene vivo, tiene ancora più viva la sofferenza.
“Credevo di avere un po’ più di tempo”: fa più male lasciare il ricordo o tenerlo? Più doloroso di certo sarà il rimpianto, quando tornerà a tradimento. Una volta che ci saremo un po’ lasciati andare.
Diretto e onesto diario di una fase, che è ben lungi dall’alleggerirsi.

(Stefano Giannetti)

Any Other: 8,5

Anch’io

Per un paroliere, mettere le parole sotto accusa è un grande atto di coraggio. Specie se si è parolieri di canzoni. Che come le poesie hanno poco spazio e poche armi (le parole, appunto) per farsi capire.
Con questo pretesto, Effenberg e Anna Carol si scambiano per ribadire l’importanza del concetto, della sostanza a discapito della forma: “sai che ti amo anch’io ma non lo dico quasi mai”. E i vocaboli si fanno tristi “interpreti” degli errori.
L’amore non ci casca, l’amore si fa sentire nei battiti, nella lievità con cui le due voci del brano si incrociano, si sfiorano come le eliche del di un dna. L’essenza dell’essere umano. La delicatezza del sentimento.

(Stefano Giannetti)

Effenberg & Anna Carol: 8

Tutte le nostre città (Album)

Alessandro Ragazzo ci mostra un film in bianco e nero con colori accesi solo nei ricordi. Le dieci tracce scorrono come tappe di un diario esistenziale, sospese tra sogno e realtà, tra il bisogno di scappare e la voglia di restare. Qui il cantautorato italiano si veste di una delicatezza contemporanea.
La voce di Ragazzo ci fa conoscere paesaggi interiori e città-metafora, dove malinconia e speranza si rincorrono. “Tutte le nostre città” non è solo un disco da ascoltare: è un posto in cui abitare per un po’, perdendosi dolcemente.

(Ilaria Rapa)

Alessandro Ragazzo: 8

Sunlight Vampires

Alex Fernet è tornato! “Sunlight Vampires” è una ballata soul dai toni crepuscolari, dove pianoforti ovattati e synth sbiaditi disegnano un paesaggio decadente eppure affascinante. La produzione è curata nei minimi dettagli, sospesa tra suggestioni rétro e sensibilità contemporanea, con un gusto che richiama il soul più oscuro e cinematografico, fatto di neon spenti e silenzi densi.
Alex Fernet scrive un manifesto per chi si sente ai margini, per chi ha trasformato la propria fragilità in resistenza.

(Ilaria Rapa)

Alex Fernet:8

Radical Pop

Dicono che la primavera sia il periodo peggiore per chi soffre d’allergia di polline e d’allergia di vita. Il cambio delle temperature, l’inaspettato buogiorno con il sole, la polvere che non si nasconde più tra le ombre di luci che non passano, le lavatrici che si accumulano, l’inaspettato buongiorno con la pioggia, il freddo improvviso, la voglia d’inverno tra una massa di gente che aspetta l’estate.

Radical Pop è il nuovo album di Bais, dodici canzoni che tessono, tra parole e musica, la nostra semplice vita che traballa tra l’ansia del tempo che sfugge, il non ritrovarsi, l’ansia dell’attesa, la paura di essere altro: insomma, ciò che di routine ci balena in mente ogni giorno. I nostri pensieri prendono così vita tra synth analogici, chitarre acide e sound prospettici retrò che solamente il genio artistico di Carlo Corbellini (Post Nebbia) poteva creare.

Tra i 29 minuti e 38 secondi i 2 minuti e 56 di “E Poi” sono la nota ballad in posizione tre di tracklist: lei se ne va e lui, dopo i primi due brani (“Serpenti” e “2024”) che ridacchiano un po’ vicino ad una specie di hyper pop malinconico, rimane così sotto la pioggia primaverile che bagna i nuovi fiori appena nati. Tra l’odore acidulo e il continuo tintinnio, si cantano “Parole piccole” che possano essere pesanti quanti un rimpiazzo. “Motivo”, “Freddo Cane” e “Vino Naturale” sono espressioni di cambiamento, un voler far vedere più delle due facce della medaglia, si esplora la novità, si ritorna al prima per poi tornare ad un pop impattante.

È bello poter dire che questo album possa effettivamente rappresentare un manifesto generazionale. Ve lo consiglio se vi sentite un po’ impauriti di vedere tutti, stranamente, così felici.
(Viola Santoro)

Bais: 8,5

Bordolinea

L’andare avanti senza bussola è disorientante e se solo la lancetta si spostasse su “Tu” sapremmo che, a quel punto, saremmo nel posto giusto. Il primo brano di questo EP che oscilla tra paura di perdersi e voglia di lasciarsi andare parte con un incipit ben preciso: una dedica a chi resta, a chi si eleva come appoggio quando stiamo per cadere, a chi è un po’ la colonna portante dei nostri giorni e che non ringraziamo mai abbastanza, si sussurra un grazie silenzioso che solo il Tu sa leggere e capire.
La ricerca, il caos, la resa totale alle proprie emozioni è un “Perdersi sempre” che, alcune volte, risulta essere anche ironico e straziante. Il non riuscirsi a capire, il fare difficoltà tra le curve del nostro Io, curve che risultano essere troppo strette. Il sentirsi soli nell’affrontare qualcosa di più grande di noi perchè se “Con me” ci fosse il Tu di cui parlavamo prima le strade diventerebbero più larghe e le curve aguzze smusserebbero i propri angoli.

Tra R’N’B’, urban e instabilità lo-fi, questo EP chiude un cerchio iniziato ben due anni fa, sancendo una nuova wave del nostro cantautorato. Una piccola chicca particolare, capace di far sentire chi si sente ai margini un po più immerso nel bel mezzo del centro della strada.

(Viola Santoro)

LeUltimeParoleFamose: 7,5

Miracolo

Un brano che non chiede permesso, synth taglienti come rasoi, una batteria che pulsa come un cuore sotto stress, una voce che non ha bisogno di abbellimenti per cantare un testo diretto e viscerale. È un caos crudo ma preciso, controllato, come se i Nine Inch Nails si scontrassero con l’alternative decostruito di Chalk e Model/Actriz, infuso della chiarezza melodica di St. Vincent, senza perdere la sensualità della lingua italiana.
Miracolo è una discesa negli inferi, è una stanza dell’inconscio che persevera come l’erotismo che si insinua tra il dolore e il piacere. È sentirsi vivi consapevoli di essere sopravvissuti al dolore, al dolore del bene e al dolore del male.

Angelo Sicurella: 7,5

Qualche hit

Occhi chiusi, cuffie che stridono, pioggia che lacera la ruggine sulle ringhiere fuori un palazzone umido e decadente.

Un ritmo ossessivo, quasi colonna sonora che fitta un vestito horror psicologico di qualche regista est- europeo con estetica brutalista, un carillon che ripete sempre le stesse note e più va avanti più è inquietante.

Il loop ossessivo di un amore che ti rende le labbra vivide e viola, gelide ma allo stesso tempo bollenti. Una richiesta di essere una tela su cui fare tutto ciò che si vuole.

Due minuti esplosivi che più che letti vanno ascoltati. Un DNA elettropop acido, visionario, retrospettivo ed accattivante.

(Viola Santoro)

Sandri:8

Falli fuori

Livrea con “Falli fuori” sfoga i pensieri che la tengono sveglia, ma soprattutto ci tiene a mettere in evidenza la sua forza di donna e allo stesso tempo la libertà che ha e che potrebbe anche non rivendicare davanti a giudizi o preconcetti.
Altro che “Princy” sussurrato con sufficienza e arroganza da chi si crede superiore.

Attenzione quindi a giocare con i sentimenti altrui, a esprimere opinioni non richieste e soprattutto è importante evitare comportamenti tossici, ci sarà sempre infatti qualcun altro con un veleno più potente.

(Nicolò Granone)

Livrea:7

Qualcosa che non c’è

Esistono relazioni che diventano speciali perché c’è proprio qualcosa che non c’è.

Spiegandoci meglio, grazie anche al nuovo brano con cui ritorna CITRIESTE, alcune persone cercano di aspirare ad un eterna malinconia, idealizzando alcuni comportamenti, ricamando in seguito su gesti e parole dette all’interno di una pseudo dinamiche di coppia. Nel mondo di oggi dove anche i legami stanno perdendo un po’ di collante, diventa sempre più frequente vivere delle situationship a metà. Quelle che faranno soffrire di più saranno quelle alle quali sarà più facile rimanere attaccati.

(Nicolò Granone)

CITRIESTE: 8

E fu l’amore

E fu l’amore

Quell’esplosione gigantesca che sconvolse il prima e il dopo dividendo la materia dai sentimenti.
Un gorgoglio che ribolle dentro al cuore e deflagra, spesso all’improvviso, senza punti fissi o una spiegazione razionale con la forte tentazione di lasciarci a pezzi.
In questo brano l’amore in tutte le sue forse è una benedizione che assume le parole di una preghiera di vita, ergendosi a strumento terapeutico necessario per andare avanti oltre le difficoltà. Quello che succede dopo non importa, ci sono già tante canzoni che raccontano l’amaro finale.

(Nicolò Granone)

MASEENI: 8