La “Phantom Favola” dei Belize nasce dalla vita | Indie Talks

PH: ufficio stampa

La “Phantom Favola” dei Belize nasce dalla vita | Indie Talks

Quando si diventa adulti la realtà sembra sempre più complicata, talvolta diventando indigesta oltre che confusa. La fantasia può essere una strada non per fuggire, ma per avere la possibilità di riuscire a trovare un nuovo punto di vista sulle cose, scegliendo il panorama migliore.

“Phantom Favola” è il disco con cui ritornano in grande stile i Belize, e possiamo definirlo un viaggio tra le vie della vita guidando con un pizzico di follia verso un nuovo futuro libero rispetto al passato. Salendo in sella, con l’aumentare dei ricordi e dell’esperienze, si rischia di schiacciare troppo il piede sull’acceleratore, piegando troppo in curva e rischiare anche di cadere, facendosi male. Ma per andare oltre serve buttarsi, alzare il volume e lasciarsi trascinare in questo trip emozionale, vivendo tutto in prima persona.

BELIZE X INDIE TALKS

L’immaginazione è una fuga necessaria per sopravvivere alla realtà?

Per noi è più un aiuto per fruire di quello che hai intorno, un velo che ti aiuta a non essere travolto dal grigiume della realtà. È un qualcosa da saper gestire, perché l’immaginazione può portarti crearti una realtà parallela dove rifugiarsi con forse troppo distacco dal reale. A noi piace centellinare e vivere in questa terra di mezzo.

Per scoprire un qualcosa di nuovo bisogna avere il coraggio e la follia per abbandonare la propria zona di comfort?

Senza dubbio. Ci è capitato in prima persona, forse è stata la prima cose che abbiamo voluto cercare di comunicare con il disco. Non dev’essere scontato che la scelta debba essere fatta con cognizione di causa, spesso è il tuo corpo che agisce per te e ti porta ad agire verso un qualcosa di forse doloroso, che invece poi si rivelerà salvifico.

La provincia sembra essere un qualcosa da lasciare alle spalle, spostandosi verso la città. Varese e Milano, sono luoghi con cui avete un diverso rapporto?

Il rapporto con queste due città è cambiato tantissimo negli anni, e continuerà a cambiare in futuro, ad oggi abbiamo un diverso strutturato: Varese è casa, un posto che ti accoglie ma che forse non ti fa divertire quanto Milano, che invece per noi è una casa scomoda ma dove puoi trovare amicizia, conforto, opportunità. Sono due città radicalmente diverse che sentiamo nostre allo stesso modo.

PH: Ufficio Stampa

Questo disco ha molte vite?

Ne ha 7, proprio come i gatti. Anzi no, i gatti ne hanno 9.

Quella frase l’abbiamo presa in un libro di Roberto Bolaño, che dice “Notte gattesca a 7 vite”.

Tra queste canzoni quale parla più d’amore anche se all’apparenza sembra altro?

 Sicuramente in “In mio fratello è tutto a Posto”.

Facendo musica avete scoperto la vostra morale?

…(silenzio)…

A dire il vero preferiremmo non avercela, una morale.

I sogni nascondono tracce d’istinto?

Forse si, almeno questo è quello che direbbe la mia psicologa (Riccardo, ndr)

Come nasce l’emozione?

Secondo me l’emozione nasce facendo le cose. Noi ci siamo ritrovati dopo un lungo periodo di stallo, dove eravamo un po’ inerti; pian piano abbiamo agito, abbiamo iniziato a vederci, trovarci, scambiarci opinioni, pensieri, idee. Abbiamo faticato per ritrovare un’ amicizia sopita, e questo sta dando numerosi frutti, a partire dal disco! È proprio un ritorno alle azioni più istintive, meno ragionate.

PH: Ufficio Stampa

Quando si cresce si perde un po’ di magia?

Sì, forse questo è uno dei motivi che porta le persone ad avere figli! (ride, scherza).

Credo che sia inevitabile nel crescere perdere un po’ di quella magia, un po’ il fanciullo di Montale no? Si capisce che nel mondo è anche un fatto di sopravvivenza, di incombenze, di compromesso, fatiche e lavoro, ed è molto difficile rimanere sognatori.

Forse è il motivo per cui noi ci spacchiamo di videogiochi e cerchiamo un po’ di astrazione e sollievo.

Le amicizie si consolidano anche attraverso i segreti?

Guarda, rispetto a cosa eravamo noi (nel senso di Belize, come gruppo) forse i segreti sono quello che in passato non ci ha permesso di essere pienamente in relazione come lo siamo ora. A 25 anni è ok costruire una relazione basandosi su qualche segreto, qualche non-detto, ma oggi ci troviamo sicuramente più a nostro agio in una condivisione totale, nell’onestà intellettuale di dirci anche le cose spiacevoli; forse abbiamo semplicemente trovato il modo di litigare meglio. Sicuramente anche questi 7-8 anni di terapia a testa ci hanno fatto bene (ridono, ndr)