
PH: Sophie Vroom
Matteo Alieno: “L’arte della sconfitta è una vittoria” | Indie Talks
Al di là di ogni sfida bisognerebbe comprendere che la vittoria non è un traguardo ottimale se per raggiungerlo il sacrificio batte la felicità e gli onori sono premi che non valgono abbastanza. “Chi vince che vince?” si chiede Matteo Alieno, in un singolo provocatorio e rivoluzionario.
Quanto è difficile accettare una sconfitta, accorgersi dei propri limiti e dare il giusto peso anche alle diverse esperienze che capitano, dalle quali volenti o meno è impossibile trovare una via di fuga?
Nel sistema dell’oggi tutto è caotico, confuso e anche il mondo della musica sta affrontando delle sfide: la più grande è quella tra arte e classifica. Chi riesce a rimanere se stesso, difendendo la propria libertà d’espressione, credendo nel proprio stile può ritenersi soddisfatto, anche se le sue regole possono portare fuori dalla competizione stessa.
“Ti hanno detto capirai, ma nessuno capisce”
MATTEO ALIENO X INDIE TALKS
Da dove nasce tutta questa competitività nella società di oggi?
Penso abbia radici profonde, già negli eroi dei poemi omerici vediamo il modello di vincitore assoluto, parliamo di migliaia di anni fa. Ora abbiamo a che fare con i valori consumistici che ci hanno trasmesso gli insegnanti, i genitori, i film che abbiamo visto, le pubblicità che non vanno mai a dormire. Siamo corpi soli e lenti.
Le tue nuove canzoni nascondono una rabbia interiore perché non ti va più di accettare certe imposizioni?
Ho sempre bisogno di scappare, la musica è un modo di farlo, lì dentro tutto può essere diverso, me compreso. Poi io voglio dare ascolto alle mie emozioni, la rabbia è un’emozione importante tanto quanto la gioia o la tristezza.

Nel tuo video di “Chi vince che vince?” hai scelto di metterti all’opera con il tennistavolo, conosciuto anche come ping pong. Come te la cavi con lo sport?
Male ahha! Diciamo che nei giochi di squadra mi hanno sempre messo nei ruoli marginali, a calcio ero sempre in porta non per scelta ma per imposizione. Il Ping Pong devo dire che però mi diverte, mi piace che il tavolo sia blu e le racchette siano rosse, ha dei bei colori.
La tua canzone migliore per esorcizzare una sconfitta?
Diciamo che spesso scrivo di questo nei pezzi, ce ne sono un po’. Escludendo “chi vince che vince?” Forse sceglierei “la paura” , è stata la prima in cui ho davvero ammesso i miei imbarazzi, ci tengo molto.

È snervante pensare alla felicità come un traguardo piuttosto che come un percorso?
Assolutamente si, perché una volta raggiunta appartiene già al passato. Personalmente sono felice solo quando sono distratto.
Fare un disco è una maratona o una corsa ad ostacoli?
Una maratona con gli ostacoli.
Cosa vuol dire “Normale”?
Non lo so, forse essere come gli altri, io ammetto che a volte lo vorrei essere per non sentire il peso dell’opposto.
Hai partecipato a Xfactor, credi che nella musica, anche al di fuori dei talent ci sia invidia e rivalità?
Forse solo nella testa dei singoli artisti, poi in realtà le persone ascoltano quello che gli piace, non penso ascoltino la musica in base a chi arriva prima rispetto agli altri.
Ti ricordi la domanda più difficile che ti hanno fatto durante un’intervista?
Non me la ricordo proprio, quindi a questo punto diventa proprio questa la domanda credo hahah.

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