
PH SimoneAsciutto
Broncø: “Alla ricerca dell’io e del mondo” | Indie Talks
“Dove sei?” è una domanda che Broncø non fa solamente a se stesso. Interroga le persone con cui ha qualsiasi tipo di rapporto, con il mondo, arrivando fino alle orecchie dell’ascoltatore, che magari sente il disco in sottofondo tra problemi e felicità.
Oggi la società sembra promettere molti cambiamenti, nuove strade e possibilità, però allo stesso tempo è evidente negli esseri umani una confusione di fondo, che non solo muta le prospettiva, anzi arriva a togliere piano piano le certezze.
È inevitabile affrontare nel corso della vita un percorso di crescita anche se spesso si sa da dove si parte e non dove si arriva, o dove si vorrebbe andare. I dubbi sono segnali che mescolano le carte, creando forte instabilità. E nella confusione o si ci reinventa, oppure si rischia di rimanere fermi, chiusi dentro vincolanti convinzioni.
BRONCØ X INDIE TALKS
Quale ricerca artistica e personale c’è dietro la realizzazione di questo disco?
Ho intrapreso questo progetto solista dopo dieci anni in band. C’è voluto un po’ di tempo per mettere a fuoco il tutto. Sono riuscito ad andare molto a fondo, per cercare di tirar fuori un disco più personale possibile.
In studio, abbiamo curato molto i particolari per cercare di far convivere parole e musica con i miei racconti vissuti un po’ tra Bologna (dove vivo) e la campagna della provincia di Viterbo (dove sono cresciuto.)
Dove nasce la consapevolezza dell’inconsapevolezza?
Nasce in studio. Marco (il mio produttore), nei primi giorni di studio, mi fece ascoltare Jon Hassell in un disco con Brian Eno. Quell’album mi ha aiutato molto a capire la direzione da prendere nelle parti di tromba. Ci tenevo ad usare la tromba in maniera non (classica) ma più “sospesa”, eterea.

Quale animale ti senti?
Forse nessun animale, forse banalmente un essere umano. La canzone “io animale” è più un dialogo che parte dall’interno con la propria pelle all’esterno.
Perdersi per ritrovarsi è un consiglio?
C’è sicuramente chi non ha bisogno di perdersi ma ha già quello che lo fa stare bene, probabilmente. Quindi forse è meglio non investire troppe energie in questa “ricerca” (ma concentrarle in altro) perché è faticoso.
Condannare è più facile di comprendere?
A volte è la cosa più diretta e istintiva, può essere uno sfogo dove ci si rifugia perché è la strada più facile probabilmente. Però non credo sia mai una soluzione.

Le città deserte possono fornire nuove indicazioni?
Assolutamente sì, facendo un esempio pratico, Bologna ad Agosto si svuota completamente e io la maggior parte delle volte ci rimango e devo ammettere che riesce a darmi delle indicazioni più o meno chiare ma senza dubbio utili (per la scrittura.)
Talvolta la violenza diventa una risposta?
La violenza non è mai da prendere in considerazione
Ora hai scoperto dove sei?
Non ancora, ma direi che va bene così. La continua ricerca è stimolante anche per affrontare la scrittura del prossimo disco.
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