Big Eyes: Un Burton anomalo ma efficace

Margaret è una donna coraggiosa, che fugge con la figlia da un marito che non ama più. Negli anni sessanta, essere separati non era, neppure in America, una situazione facile, tanto più che la donna non ha lavoro : è brava solo a dipingere bambini dagli enormi occhi tristi.

Conosce Walter Keane, affettuoso, stravagante, sbruffone , che dice di essere un pittore e che la fa innamorare. I due risposano , ma ad avere successo sono i quadri di lei, che il marito spaccia per suoi. Lui è bravo a vendere e diventano ricchi. Poi…qualcosa comincia a non andare più bene e la truffa diverrà nota a quel mondo, che aveva osannato Keane.

Il film è anomalo, rispetto alla solita produzione di Tim Burton : nessuna nota lugubre o dark. E’ un film diretto e recitato bene, con ottimo ritmo narrativo. Non è solo la storia di una truffa : è la storia dell’artista che non può riconoscersi nella sua opera ; è la storia dell’opera d’arte trascinata in un mercato (che la corrompe) da chi è solo più abile a vendere; è la storia della fortuna, che può divinizzare il banale e l’ovvio; è la storia di una donna, apparentemente fragile, che riesce a difendere se stessa, quando sembra troppo tardi.

A cura di Maria Antonietta Amico

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