Jamu | Intervista Indie Italia Mag

25 anni, imprenditore mancato della provincia di Vibo Valentia, quasi neo laureato. È Jamu, nome d’arte del cantautore Frank Bonavena.

Dopo aver esordito nel 2015 con il brano dal titolo “Pezzi d’anima e lacrime”, nel 2016 pubblica il suo primo EP, “Improbabili storie di vita”, attraverso un crowdfunding. Qui inizia il suo cammino come artista, produttore e autore di diversi brani per vari artisti. Dopo una lunga pausa è tornato con il suo nuovo singolo “Cactus e Rose”.

INTERVISTANDO JAMU

Ciao Jamu, come mai hai scelto questo nome?

Ho scelto questo nome per una strana similitudine: Jamu nel mio dialetto significa “andiamo” o “muoviamoci”, mentre nella lingua dei neri d’America è una parola che significa “coloro che suonano con armonia” ed è la radice del termine Jam Session.
Era perfetto come nome d’arte.

Hai pubblicato “Improbabili storie di vita”, il tuo primo EP, attraverso un crowfunding. Perché hai fatto questa scelta?

Mi si era presentata l’occasione di sfruttare Musicraiser e il suo servizio per produrre un Ep, per provare a raccogliere i fondi. L’abbiamo vista come una bella avventura e ci abbiamo provato. Era l’unica alternativa per produrre senza una casa di produzione alle spalle.

Sei di Vibo Valentia, ma il tuo progetto è nato a Milano. Credi che il capoluogo meneghino abbia influenzato la tua musica? Se si, in che modo?

Milano ha decisamente influenzato la mia musica, è una città che amo, un contenitore di idee pazzesco. Ho incontrato qui molto dei musicisti con i quali ho lavorato. La scena indie e il lavoro nelle varie produzioni di Milano mi hanno molto cambiato e la differenza tra il mio inizio nel 2016 ed il nuovo singolo denota perfettamente lo spartiacque che Milano ed il lavoro che ho fatto qui, mi abbia cambiato.

Qual è stato il percorso di Jamu, dalle origini ad oggi?

La mia è una storia strana. Non dovevo cantare, avevo paura di farlo, di mettermi in gioco. A 16 anni ho incontrato il maestro Fortunato Cerlino, che mi fece fare le musiche per uno spettacolo teatrale che preparammo nella mia provincia. Questa fu la prima volta in assoluto che suonai davanti a un pubblico.

Un giorno poi uno dei miei amici più cari, con il quale spesso suonavo, è venuto a mancare. A lui avevo promesso che avrei cantato e suonato, che avrei realizzato un sogno, così a 22 anni ho iniziato a fare musica e a produrre. Sono uscito dal garage perché devo mantenere quella promessa e cantare per ricordarlo, facendo musica per me e per lui.

Parliamo del titolo del tuo Ep, “Improbabili storie di vita”. Credo sia ciò che fa da filo conduttore tra le varie tracce. Tu che significato gli dai?

È un diario delle mie disavventure amorose, condite con delle opinioni politiche. Ho deciso di raccontare parti della mia vita che spesso prendevano pieghe inaspettate e di unirci qualche pezzo con delle critica sociale e politica. L’ultima traccia invece esula da tutto, amico mio è scritta per mantenere vivo il ricordo di un amico molto importante.

Il tuo nuovo singolo Cactus e rose si inserisce perfettamente nell’attuale panorama ITpop. Qual è la storia di questo brano?

Cactus e Rose è nato molto velocemente. Una sera a cena guardavo e ascoltavo questa ragazza mentre mi parlava della sua vita, delle sue difficoltà, di come fosse caduta e si fosse rialzata. Lei parlava e io memorizzavo e scrivevo.

Eravamo e siamo completamente diversi, due persone così lontane che a volte si trovano così vicine, proprio come un Cactus e una Rosa, che sembrano così diversi ma poi sono così simili, così vicini e così lontani, quello che noi eravamo quella sera, quello che tante persone sono lì fuori nel mondo.

Siamo tutti alla ricerca di qualcosa di simile a noi. L’amore non ha un confine, non ha limiti. Ci sono cactus e rose ovunque, di ogni sesso e religione, che vicini si abbracciano anche se hanno le spine.

Come ti sei avvicinato alla musica? Chi sono i tuoi riferimenti?

Ho iniziato a suonare per gioco, avevo una chitarra classica in casa, sono partito con la musica classica, suonando i brani dei Segregas. Poi mia zia mi regalò per i miei 18 anni una chitarra elettrica, una Jackson del 90, e così ho iniziato a suonare i Guns’n’Roses.

Amavo Izzy Stradlin, ma anche Guccini, i Nomadi, e di questi ultimi due mio padre aveva dei cd in auto, che ascoltavo ogni giorno, assieme a Fiorella Mannoia e tutti i grandi della musica italiana. Questi sono tutti importanti riferimenti, ai quali aggiungerei altri due artisti come Myles Kennedy e Corey Taylor. I loro live in acustico mi hanno fatto innamorare.

Il tuo stile abbraccia diversi stili musicali, dal rock al blues, al già citato IT pop. Come convivono in te tutti questi generi musicali?

Ogni canzone ha una sua vita, una sua struttura, una sua anima, che può essere più rock o più itpop. Tutto questo convive bene e in pace, come gli ingredienti nella cucina quando serve più salsa, basta aggiungere più rock.

Cactus e rose rispetto alle canzoni di “Improbabili storie di vita” ha un stile completamente diverso. Da dove deriva questa scelta? Nel tuo prossimo lavoro troveremo delle tracce simili a quelle del tuo primo lavoro?

Cactus e Rose rappresenta la mia evoluzione stilistica, è un punto di arrivo, il giusto mix di idee. Sono felice di aver prodotto questo brano, che mi sta dando tanto, quindi si, ritroveremo tracce simili nel nuovo album, ma non mancheranno delle tracce che richiamino le nostre radici, a certe cose non so rinunciare.

Ultima domanda: progetti per il futuro?

Un nuovo album all’orizzonte, un concerto fra qualche mese, e tanti altri sogni.

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