Giraffe | Intervista Indie Italia Mag

Giraffe è il nome d’arte di Lorenzo Passamonti, chitarrista formatosi al Saint Louis College of music che ha scelto di intraprendere il percorso da solista dopo aver suonato in tutto il litorale e anche all’estero.

Dopo aver inciso due dischi con le Riserve, il primo a soli 16 anni, oggi fonda la sua personalità musicale su tre stili che gli appartengono molto: il pure blues, consacrato dai grandi Jimi Hendrix e Muddy Waters, l’elettronico classico e l’indie modern0, caratterizzato da suoni sintetizzati.

Giraffe annuncia il suo nuovo singolo, Catene, accompagnato dal video, ricco di elementi grafici, realizzato da Alessandro Passamonti e forte della collaborazione con Chiara Bordi.
Sudore, determinazione e passione sono gli ingredienti principali del nuovo vestito di Giraffe.

INTERVISTANDO GIRAFFE

Ciao Lorenzo. Cominciamo dalla domanda, probabilmente, più scontata: perché hai scelto come nome d’arte Giraffe?

Ciao ragazzi, non è affatto scontata in realtà. Non so mai bene come rispondere, mi sono sempre immaginato “Giraffe” già prima di iniziare davvero il percorso da solista. La Giraffa è un animale che mi ha sempre colpito per la sua natura.

Mi immaginavo un animale che potesse rispecchiare il mio genere e a pensarci bene la Giraffa è il blues per eccellenza. Goffa, schiva, affusolata, sensuale, con questa andatura molleggiante ma allo stesso tempo potente. Si è lei.

Ti sei formato al Saint Louis College of music di Roma. Quanto è importante avere anche una formazione accademica quando si parla di musica?

La musica è un linguaggio. Personalmente mi premeva non avere limiti nel potermi esprimere e per questo ho sempre studiato tanto e tutti i generi , ma è una cosa molto personale. Conosco moltissimi artisti grezzi tecnicamente che però sanno arrivare al pubblico magistralmente.

Puoi sapere l’alfabeto alla perfezione, ma se non sai fare frasi di senso compiuto nessuno capirà mai cosa hai da dire. Vale lo stesso per la musica, la tecnica è solo un mezzo in più, ma non è tutto.

Hai inciso due dischi con il gruppo le Riserve, uno dei quali quando eri adolescente. Com’è stato suonare in un gruppo e quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato con il tuo attuale percorso da solista?

Le Riserve sono state la mia forgia, erano e sono tutt’ora una famiglia. Con loro ho fatto moltissima esperienza alcune delle quali anche all’estero. La cosa che più mi manca di produrre in gruppo è la sala prove, la puzza di sudore e tutte queste cose molto rock’n’roll insomma.

Tornare ad avere credibilità con un progetto da solista è stata davvero dura, ma ora le soddisfazioni sono tante. So perfettamente come voglio esprimermi e a chi voglio arrivare, il resto spero lo faccia la musica. Poi ho la fortuna di avere mio fratello maggiore sempre con me. Lui è un batterista formidabile nonché arrangiatore e video maker di successo.

Negli anni ho conosciuto persone davvero valide che ora sono parte essenziale di questo sogno. Tra queste ci sono Aldo Pantaloni , colui che da vita alle mie fantasie musicali da ormai qualche anno, un fonico ma soprattutto una persona con i fiocchi, e Matteo Lattanzi, un chitarrista e una persona con un cuore immenso . Insomma, sono molto fortunato.

Il tuo stile unisce blues e indie contemporaneo. Questa, secondo me, è un’accoppiata vincente. Chi sono i tuoi punti di riferimento di questi due generi musicali?

Ti ringrazio davvero. Personalmente ho sempre ascoltato di tutto, dal prog al dirty blues fino all’indie. Questo mi permette oggi di non avere un unico riferimento, di poter contare su me stesso nel momento della produzione, anche se ultimamente devo dire che sto ascoltando molto i nuovissimi della scena, mi piace essere sempre aggiornato.

Il passaggio dall’inglese all’italiano mi ha condizionato non poco nell’ascolto. Oggi provo molta più difficoltà ad ascoltare musica internazionale. Comunque i miei sempre verdi restano Gary Clark Jr, Jack white, Srv, Jeff Buckley ecc.

Tu scrivi, canti e ti autoproduci. Fai musica a 360 gradi, insomma. Come ti fa sentire occuparti di tutti gli aspetti della tua musica?

Uh, mi fa sentire bene, non lo vivo assolutamente come un peso, non ho pressioni di alcun tipo. Mi piace molto esprimermi con tutti gli strumenti del mio organico. Nasco chitarrista, ma ho sempre suonato anche la batteria e il basso fin da piccolissimo e finalmente posso esprimermi più o meno come voglio.

A oggi sto cercando un ufficio stampa che si occupi di tutto l’aspetto burocratico della questione. Mi rendo conto che con l’avanzare non è una cosa che si può gestire da soli, mentre mi trovo a rifiutare delle proposte di pruduzione, perché quel punto di vista siamo del tutto autonomi. Vendiamo alle etichette che si interessano a noi un prodotto totalmente autosufficiente con costi di produzioni vicini allo zero.

Il 15 aprile è uscito il tuo ultimo singolo, Catene. Qual è il significato di questo brano e com’è nato?

Si, pochissimi giorni fa è uscito il mio ultimo singolo nonché il primo in italiano “Catene”.  Il significato? Una storia vera. Un incontro tra simili. Quello che un sentimento vero può scatenare nell’animo di un blues man.

Volevo descrivere uno stato specifico dell’amore: le sabbie mobili. Vi è mai capitato  di rimanere esterrefatti? Di sapere che ogni tua mossa complicherà ancora di più il tuo stato e allora ti lasci sprofondare? Bene. Questo lasciarsi sprofondare nella canzone assume un significato nuovo per me, quello della liberazione , associato poi nel video da contrasti  forti tra catene e fiori.

La protagonista del video è ormai una personalità più che affermata nel mondo dello spettacolo: Chiara Bordi, una ragazza con cuore immenso e di una bellezza che se non avete ancora la fortuna di aver visto vi lascierà senza fiato.

Il video di Catene è stato realizzato da Alessandro Passamonti. Ha un concept interessante e un uso dei colori, in particolare dei negativi, che cattura subito l’attenzione. Com’è nato questo video?

Volevamo dare vita ad un video che avesse soprattutto un valore estetico spiccato piuttosto che confezionarne uno narrativo con una storia che ripetesse con le immagini le parole della canzone.

Abbiamo cercato di arricchire la canzone con qualcosa di artistico, che magari ne esaltasse lo stile più che confermarne il senso ed è esattamente quello che abbiamo ottenuto. È un video che non va interpretato, va vissuto per come lo si percepisce.

Com’è stato lavorare alla realizzazione di questo progetto con tuo fratello Alessandro?

Alessandro, come ho già detto, oltre ad essere un batterista e un musicista esperto che mi accompagna da sempre in tutti i miei progetti è anche un professionista del video che lavora con la musica, l’arte e importanti brand della moda. A questo si aggiunge il fatto che è mio fratello maggiore.

Ovviamente ci scappano le discussioni o i diversi punti di vista, ma in alcune cose nello specifico quelle tecniche non posso che affidarmi.
In linea di massima Andiamo molto d’accordo ed abbiamo tantissimi interessi in comune. Insomma… non siamo i Gallagher.

Ti sei esibito in Italia e all’estero. Com’è stato esibirsi fuori dal nostro paese e quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato?

Suonare all’estero è stato bellissimo, c’è una cultura e un’ interesse per il nuovo che non potevo immaginare. Con le Riserve eravamo un gruppo pressoché sconosciuto all’estero e facevamo  un genere che al tempo non era così in voga, eppure a Berlino abbiamo riempito il LIDO e venduto dischi e merch a persone che non capivano una parola di quello che dicevamo.

In Italia invece pensare di fare sold out ad un locale delle stesse dimensioni del LIDO, che potrebbe essere ad esempio il  Monk di Roma è molto più difficile. Però le cose stanno cambiando anche qui ed è anche questo a temermi in Italia.

Nel 2018 hai pubblicato il singolo Humor, un brano energico e in inglese. Pensi che continuerai a scrivere in inglese o ti dedicherai solo all’italiano?

Con “Catene” ho ufficialmente iniziato il mio percorso nel mercato italiano. Di scrivere in inglese per adesso non ne sento l’esigenza, anche perché farlo e voler fare questo di professione significa a mio avviso dover andare all’estero e iniziare a vivere e sognare come le persone a cui vuoi comunicare.

Per adesso voglio dedicarmi al mio Paese e parlare di circostanze che cosco bene. Insomma non voglio scrivere tanto per farlo.

Come credi di inserirti nel panorama musicale italiano? C’è un’artista o un gruppo con cui ti piacerebbe collaborare?

Ora come ora il panorama italiano pullula di arte e questo non può che rendermi felice. La scena indipendente continua ad affermarsi sempre di più e il successo ora dipende da quanto le persone si rispecchino nel tuo modo di vedere le cose.

Io personalmente continuerò a scrivere e suonare secondo i miei gusti. Credo molto in quello che sto facendo e questo basta per darmi la carica per continuare.. D’altronde non potrei farne a meno.

Prossimi progetti? Ti vedremo in tour quest’estate?

Abbiamo tantissime cose in cantiere e tantissime novità. Per adesso ci limitiamo ad annunciare la prossima uscita di un ep con un nuovo singolo a giugno. Stiamo gestendo vari colloqui con alcune etichette quindi non è escluso che l’ep esca sotto qualcuna di queste.

Quest’estate saremo ovunque, abbiamo moltissime date in tutta Italia che stiamo fermando giusto in questi mesi.  A giorni comunicheremo anche le varie dirette radio nel mese di maggio. Rimanete connessi e seguiteci sulle varie piattaforme.

Per ringraziare l’indie Italia Mag vi lascio con una citazione bella indie del maestro Frank Zappa.
“Senza la musica per decorarlo, il tempo sarebbe solo una noiosa sequela di scadenze produttive e di date in cui pagare le bollette”.

Ascolta Giraffe nella playlist Spotify di Indie Italia Mag