I Botanici | Intervista Indie Italia Mag
Se si apre Spotify e si cercano “I Botanici”, l’ultima frase presente nella sezione “informazioni” recita:
“Quando suonano fanno poche chiacchiere e parecchio rumore”.
Questo assunto riassume bene la filosofia di questa band di Benevento attiva ormai dal 2015 che ha, fin dagli esordi, proposto delle sonorità molto vicine a quello che è il mondo del punk-rock (o dell’emo-core). Sonorità fatte di chitarre, che sono le assolute protagoniste delle loro canzoni, e di linee vocali che a volte sembrano essere urlate in maniera quasi disperata, per tirar fuori tutto il proprio disagio.
Nel sound de I Botanici possiamo dunque ritrovare forti influenze di quelle che sono le maggiori band italiane legate all’indie-rock, quindi i Gazebo Penguins, i Fast Animals and Slow Kids e i Gomma. Nonostante queste influenze, i tre ragazzi di Benevento, hanno comunque provato a caratterizzare il loro sound e “Mattone”, nuovo singolo della band, è un primo ed importante indizio sul loro percorso di maturazione.
“Mattone”, uscito il tre maggio e pubblicato da Garrincha Dischi è, per l’appunto, il nuovo singolo de I Botanici. E’ un brano che ricalca le sonorità a cui già ci aveva abituato la band beneventana. Così, con i potenti e preponderanti riff di chitarra la canzone risulta essere d’impatto e diretta, senza troppi fronzoli. Proprio in pieno stile de I Botanici, che nonostante alcuni cambiamenti di formazione, riescono a mantenersi molto fedeli a se stessi e al sound che fin ora li ha contraddistinti. Provando, per quanto possibile, a migliorarlo e renderlo ancor più personalizzato.
“Mattone è quel peso che tutti ci portiamo dentro, tanto leggero che abbiamo imparato a conviverci e tanto pesante da essere in grado di influenzare i nostri pensieri, le nostre scelte, le nostre vite.”
Così la stessa band descrive il suo ultimo lavoro.
“Mattone” è il primo singolo del nuovo disco che è ancora senza titolo. Il nuovo lavoro, che uscirà presumibilmente in autunno, porterà la band in tour nella prossima estate.
Siamo molto curiosi di poter ascoltare per intero il nuovo lavoro de I Botanici, verso i quali nutriamo grandi aspettative.
Nel frattempo abbiamo contattato direttamente la band per fargli alcune domande sul loro percorso artistico.
Intervistando I Botanici
Ciao Ragazzi. Per prima cosa una curiosità sul nome. Perché “I Botanici”?
Ciao! Il nome “I Botanici” proviene da una necessità! Come moltissime altre band anche noi suonavamo in sala prove e ci andava bene così, finché trovammo la nostra prima data e avemmo necessità di trovare anche un nome. Tra le tante proposte quella che ci colpì di più fu “I Botanici”, ci aprì un mondo, ci diede diverse linee interpretative e noi crediamo che trovare il modo di aprire un dibattito sia sempre costruttivo, anche sulle cazzate.
Voi siete una band attiva dal 2015. Quanto ed in cosa vi sentite diversi rispetto agli esordi?
Più che cambiati noi è cambiato il nostro contorno, le nostre vite, chi si è trasferito, chi ha lasciato il lavoro, chi ha terminato relazioni importanti. Siamo cambiati anche nella formazione e chiaramente questo ha previsto un riassetto della band. Adesso ci sentiamo più “maturi”, siamo contenti di “Mattone” e di tutto il disco (che uscirà dopo l’estate).
“Mattone” è il singolo che anticipa l’uscita del disco. Come è stato il percorso artistico e personale che vi ha portato a scrivere questo nuovo lavoro?
Come dicevamo, è cambiato il nostro contorno e questo chiaramente ha suscitato in noi delle emozioni forti che abbiamo tradotto in parole e in note. Abbiamo guardato dentro di noi ed è venuto tutto molto da se. Direi che è un disco davvero sincero.
Nelle nuovo disco pensate di aver inserito qualche elemento di novità rispetto al vostro precedente lavoro?
Abbiamo giocato di più con la musica, sentiamo di aver addirittura osato in qualche pezzo in particolare (ringraziamo tantissimo anche i nostri produttori e amici Alberto Bebo Guidetti, Nicola Roda e tutta Garrincha Dischi per avercelo permesso!). Dal nostro punto di vista è comunque una evoluzione naturale, è la strada che avevamo già intrapreso con “Binario” e “Un’altra estate”, un percorso che ci ha portati quindi prima a “Mattone” e poi al resto che avrete modo di ascoltare! Altra cosa che è cambiata, è sicuramente la narrazione.
I video-clip usciti fin ora hanno tutti un taglio, a loro modo, particolare. Come ad esempio il video di “Non sbaglio più”, in cui vediamo una coppia che balla per tutta la durata della canzone. Chi si occupa dei vostri video e quanto c’è di vostro nella realizzazione?
Al nostro esordio eravamo parecchio affascinati dall’idea di creare un paradosso con i nostri video, il paradosso in questione era il ballo su una musica rock. Col tempo abbiamo preferito fare anche cose diverse, creare una continuità tra l’estetica del video e le emozioni della musica.
Il video da te citato in particolare è stato pensato e girato da Davide Spina, ottimo regista che cura anche video de Lo Stato Sociale, Cimini e con cui abbiamo lavorato anche per il video di “Mattone”, è un cazzo di professionista e siamo contenti di averlo conosciuto.
Nel panorama musicale italiano attuale le chitarre sembrano essere un “po’ fuori moda”. C’è qualche artista. A parte quelli che più si avvicinano al vostro sound, che apprezzate in particolare?
Ovviamente qui la risposta è soggettiva, per me (Gianmarco) nel panorama musicale italiano c’è tanta bella roba sia nel mainstream che non ho mai disdegnato (ma che seguo con meno attenzione rispetto a qualche anno fa) che, soprattutto, nell’underground. Preferisco non farti nomi ma molti sono compagni di etichetta.
Quando avremo modo di vedervi suonare dal vivo?
Da maggio torneremo a suonare. Poche date quest’estate per tornare a carburare in funzione del tour di promozione del disco. Ci aspetterà, poi, un tour invernale più serrato che toccherà tantissime città in tutta Italia.
Grazie mille!
Grazie mille a voi di Indie Italia Mag per la bella chiacchierata!
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