Non mi piaci | Indie Tales

“A dire la verità non mi piaci affatto”

Dico sempre così a Claudia quando camminando mi prende sotto braccio e mi chiede “Ti piaccio un po’?” con la voce da bambina.

Un po’ perché, ammetto, mi infastidisce sempre quando un adulto finge di avere otto anni. Un po’ per difesa.

Claudia è cresciuta in un contesto di calore e condivisione, i suoi genitori le hanno dato tutto l’amore possibile senza mai usare la violenza.

Per lei è normale manifestare affetto attraverso parole e gesti. Io non posso dire esattamente lo stesso di me. Mio padre non l’ho mai conosciuto e mia madre era troppo impegnata a non farci mancare il cibo per dimostrarmi quanto mi volesse bene. Ho fatto di tutto per far passare l’infanzia il prima possibile, quindi mi stupisco quando qualcuno gioca a fare il bambino.

Inutile dire che Claudia sia una persona splendida. Generosa, forte, creativa, pronta ad amare. Ho paura che un giorno si accorga di quanto io sia immeritevole dell’amore che mi dà ogni giorno, di quanto non valga la pena di avere una relazione con uno indisponibile emotivamente come me.

Ci sono momenti in cui arrivo quasi ad odiarla. A volte preferirei quasi non averla mai conosciuta. Mi ritrovo a maledire il nostro primo incontro. La nostra prima cena. Il primo bacio. La prima volta che abbiamo fatto l’amore.

Eravamo a casa sua, e per casa sua intendo casa dei suoi genitori. Claudia vive ancora lì, e onestamente non posso biasimarla. Al contrario di molti, non ha mai avuto fretta di lasciare il nido. Ha fatto esperienze all’estero, ha vissuto addirittura in Cina per un anno. Ma poi torna sempre nel luogo in cui è cresciuta, in cui sa che troverà sempre amore incondizionato.

Ormai era un mese che ci frequentavamo, un mese di appuntamenti, interminabili conversazioni e baci appassionati in ogni angolo della città.

Ci siamo conosciuti a Gennaio, e la nostra prima volta è stata a Febbraio, pochi giorni prima del suo compleanno.

Lei ubriaca, io no. L’ho accompagnata fino al portone di casa come sempre, per darle l’ultimo bacio e assicurarmi che non cadesse rovinosamente sul marciapiede.

Mi ha preso per mano e mi ha portato nella sua cameretta, così perfetta.

Ricordo tutto nei minimi dettagli, ma la cosa che mi torna subito alla mente quando penso a quella notte è il mappamondo gigante che Claudia tiene nell’angolo accanto alla scrivania. È uno di quei mappamondi super fighi che non smettono mai di girare, e si può regolarne anche la velocità.

Mentre lo facevamo girava fortissimo tanto da rendere impossibile distinguere i vari paesi. Sembrava un enorme cuore blu e verde che invece di battere ruotava su se stesso come un pazzo. Per me ha reso il tutto più magico e surreale.

Nei momenti di insicurezza, però, mi ritrovo a maledire anche quella sera, la più bella della mia vita.

Ma perché esisti, Claudia? Non potevo innamorarmi di una persona mediocre, più simile a me? Una persona che non faccia uscire quella parte di me che ho sempre nascosto con tutte le mie forze.

Con Claudia mi ritrovo a piangere per cazzate, io che a dieci anni ho giurato a me stesso che non avrei più sofferto.

Fa uscire il mio lato creativo e irrazionale, mi fa parlare ore di me stesso e sembra anche piuttosto interessata. È curiosa, mi fa mille domande, e la cosa mi spiazza non poco.

Il tempo che passo a maledire Claudia e a pensare di aver fatto l’ennesima scelta sbagliata mettendomi con lei, si annulla completamente quando la guardo negli occhi. Quegli occhi pieni di feroce dolcezza mi dicono che me la merito, la felicità. E che anche se per ora preferisco negare, maledire e difendermi da Claudia e dal suo amore, piano piano imparerò ad accettarlo. La voce da bambino però, quella non la farò mai.


Racconto liberamente ispirato al brano NON MI PIACI di KAMAHATMA.