PH: Fiecco

Fiecco: “L’eccezione è possibile solo dove esiste la regola” | Intervista

“Cartesio merda!” è il modo sfacciato e autoironico con il quale Fiecco decide di cantarne quattro a tutti quei finti perfettini che scelgono di seguire le mode per evitare di esprime se stessi, trovando conforto e sicurezza nella banalità.

Questo brano,nato da pensieri notturni che mischiati a sentimenti e qualche storia di troppo, dev’essere letto come messaggio positivo e di speranza, in modo che ogni ascoltatore possa sentirsi sempre libero, nella consapevolezza che tutti siamo diversi ed è questo il fattore che ci rende unici.

Smettiamola di fingere di essere chi non siamo, iniziamo a imparare a conoscerci, lasciando perdere i giudizi degli altri, perchè quello che conta davvero è solamente la nostra felicità!

PH: Fiecco

INTERVISTANDO FIECCO

Qual è la filosofia dell’amore? 

Subito il domandone! Credo che l’amore sia quella predisposizione dello spirito a riconoscere noi stessi come parte di un qualcosa di più grande che arriva ad inglobare gli altri uomini, gli animali, le piante, le stelle. È probabilmente il limite estremo dell’empatia, dove le distanze personali, le barriere culturali, religiose, di genere, spariscono. A quel punto le sofferenze dell’altro ci piombano davanti come fossero le nostre, e questo è determinante per muoverci a compassione e amare davvero l’altro. Poi un giorno capita anche che ci accorgiamo che tra “gli altri” rientriamo anche noi stessi. 

Hai una figuraccia divertente da raccontare? 

 Il giorno della mia tesi. Il mio progetto architettonico era una chiesa che aggettava sopsesa per diversi metri su un canale di Copenhaghen. La discussione procedeva piuttosto bene, fino a quando la presidente di sessione mi chiese “Come si regge l’intero l’aggetto della chiesa?”. Non ci pensai due volte e risposi “Con lo spirito santo!”. Ci vollero diversi minuti per far rientrare la cosa. 

Cosa vuol dire banale? 

 Provo ad arrampicarmi sugli specchi. “Banale” puo’ voler dire un sacco di cose, a seconda del contesto. Ma in ogni contesto, è sempre un concetto che ha a che fare, per contrasto, con ciò che la società ritiene “eccezionale” o “interessante”. Bisognerebbe essere forse un po’ più indulgenti e grati verso la banalità, perché l’eccezionale è possibile solo laddove esiste una regola. 

Cartesio merda!” a chi è dedicata? 

 È dedicata a tutti quelli che hanno la tendenza a non accettarsi per ciò che sono, mossi dalla convinzione che per essere accettati da qualcuno o dalla società occorra replicare un modello standard. Anche io ho questa tendenza idiota e quindi in primis è una canzone che dedico a me. Vorrei portare chi mi ascolta a cercare un modo d’espressione personale, che faccia emerergere l’unicità di ognuno. Da parte mia, ogni volta che scrivo una canzone avverto una vocina che mi dice “Non scrivere così, farai una figuraccia! Gli altri rideranno di te”. Non è sempre facile, ma mi sforzo costantemente di andare oltre questi pensieri limitanti, perché il sentirmi libero, anche solo per un po’ alla volta, non ha prezzo. Questo esercizio lo consiglio un po’ a tutti. 

 Hai un luogo dove ti senti al riparo? 

 Nel mio bilocale a Firenze, quando mi cimento in qualcosa in cui credo, come la scrittura. Si crea un cerchio magico in cui divento immune da ogni condizionamento esterno. Questo in realtà vale per ogni volta che lavoro su un progetto, come i futuri live insieme al mio amico Ernesto Lonetti, o la fase di progettazione di un concorso d’architettura. Più sono dentro alle cose che faccio, più mi sento a mio agio. 

 Quale potrebbe essere “Un buon lavoro a Parigi?” 

È quel lavoro di successo economico che ti ritrovi a fare senza che tu pero’ lo voglia. Spesso coincide con il lavoro che i nostri genitori avrebbero voluto che noi facessimo, come se per qualche ragione inconscia ci stessimo preoccupando di non deludere le aspettative degli altri. Nel mio caso un buon lavoro a Parigi potrebbe essere l’impiego in un grande studio d’architettura, dove sarei pagato anche decentemente, ma dove non troverei il modo di esprimermi per come ho sempre sognato. 

Bisogna essere un po’ matti per sognare? 

 La pazzia è l’ingrediente indispensabile per essere felici. I sogni spesso ci spaventano, proprio perché filtriamo la realtà e le possibilità del futuro attraverso i nostri schemi, nei quali vediamo tutti i nostri limiti. La pazzia invece attiva quel potenziale nascosto in ognuno di noi che, se sprigionato, puo’ rendere realizzabile ciò che per noi era appena prima impossibile. Più che pazzia, la chiamerei fede. 

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