New Indie Italia Music Week #125

“Parole, mancavano quelle parole
Provavo, ma niente per ore
Il passato che è sempre migliore
Mi sfiora un dolore” (Bnkrr44 – Parole)

Non ignorare le emozioni, lascia che ti attraversino. Convivi con esse e poi lasciale andare per lasciare spazio a nuove sensazioni da descrivere con nuove parole.
Dai loro un suono e cantale finché un nuovo ritornello ti ruberà l’anima.

Scopri nuove parole in musica per i tuoi stati d’animo con il nuovo numero di New Indie Italia Music Week!

I bambini

gIANMARIA è quasi un pezzo unico tra i giovani cantautori italiani. Canta storie non in prima persona, diverse. Lascia la narrazione di sé per esplorare l’alterità. Lo fa con un racconto di periferia, quella del paese di campagna e non del quartiere povero, lontano dal centro ricco. Quella periferia estesa, che rappresenta buona parte dell’Italia e di cui nessuno parla, ma soprattutto canta. I protagonisti sono i bambini, che vorrebbero scappare dalla vita agricola, che non sono mai stati al cinema, che non sopportano la vita di provincia perché la città è la loro America. Qui non hanno futuro, “quale futuro?”, “c’è un solo sentiero tra i campi di grano”. Pronti anche a fare una cosa enorme per fuggire, perché è estate e tutto è secco, il grano è pronto per essere mietuto. Distruggere per un futuro oltre alla pelle stirata e alle gambe stanche.
Un brano autentico, scandito dalla chitarra, dalle batterie forti e da una nota pizzicata con l’elettrica che scandisce i passi salienti del testo. Un timbro, quello dell’artista, che trascina in un racconto scuro che non puoi smettere di ascoltare perché vero, crudo, reale come più di mille altre canzoni.

(Lorenzo Ottanelli)

gIANMARIA: 10

 

Non ci avranno mai

Un brano scritto un po’ per gioco, un po’ per sfida, “Non ci avranno mai” è il punto più lontano dal sound a cui il gruppo è abitato. Un pezzo che racconta il rapporto conflittuale della band con lo spaventoso futuro, rappresentato nel pezzo attraverso una relazione che cerca di sopravvivere nonostante le esigenze della vita che si scontrano con degli ideali preconfezionati.

“Non ci avranno mai” è la promessa, quasi urlata, fatta per cercare di preservare tutte quelle dinamiche che con il tempo tendono a cambiare. Un pezzo incisivo e forte, che a livello di sound vede la collaborazione con Uolfgang, che ha cercato di alleggerire quanto possibile le parti suonate, per far risaltare ancora di più il testo carico di emozioni.

(Sara Pederzoli)

Il corpo docenti: 8+

 

Merito

Una canzone d’amore, al primo ascolto, ma in realtà nasconde molto di più. “Merito” è infatti un pezzo che parla del karma, quello negativo, in cui tutto quello che può andare male sembra proprio andare per il verso storto. Siamo alla fine dell’estate, e già la partenza è negativa , in più ti prepari il caffè, te lo rovesci addosso, apri la finestra e c’è il diluvio. Ogni momento che passa succede qualcosa di brutto e vorresti solo tornare a dormire. Può andare peggio? Certo, magari sei pure alla fine di una storia.

Ci meritiamo tutto questo? Il traffico, la pioggia, il caffè bollente addosso? “Merito” parla proprio di quello che non ci dovremmo meritare ma che poi alla fine comunque accade lo stesso.

(Sara Pederzoli)

Boreale: 7,5

 

Buona Miseria

Per inseguire i sogni bisogna essere pronti a prendere un sacco di botte, e poi, per i più fortunati ci sarà la possibilità di esultare alzando le braccia al cielo.

“Buona Miseria” è una canzone lunga, contorta, stratificata, ha tanti ritornelli diversi, parti e cose strane.
Va ascoltata come se fosse un monologo, un radiodramma degli anni sessanta, fatto da istantanee sbucate fuori dalla psicorealtà, che raccontano probabilmente più di quanto l’autore stesso sappia.

Brenneke trasforma la rabbia e la rassegnazione in speranza, perché “Questa non è casa mia ma me la farò bastareQuesta non è casa mia ma me la farò andar bene”. Ecco, se non si vuole impazzire bisogna riuscire ad adattarsi, o almeno provarci.

(Nicolò Granone)

Brenneke: 8

 

Eschimesi

Fredda come una canzone che parla di un amore non corrisposto, ma calda come una ballad dal retrogusto invernale. “Eschimesi” è il nuovo singolo di Serepocaiontas, un brano che si fa notare per la sperimentazione musicale, che seppure resta nei confini del pop si affaccia a nuove sponde della musica cantautorale.
“Eschimesi” è un po’ la canzone di tutti, di ogni storia che è rimasta dura come il ghiaccio, il cui unico ricordo sono lo sfiorarsi come si fa con i baci da eschimese.
(Ilaria Rapa)

Serepocaiontas: 8

 

Inutili

Quante sono inutili le canzoni d’amore? Quante volte però sull’inutilità di queste c’è proprio qualcuno che sceglie di scriverci una canzone. È così che nasce “Inutili”, il nuovo singolo di Anna Carol, un brano che continua sulla scia dei precedenti in quanto a mood e colori, ma che si apre a quello che sarà il nuovo disco in uscita a breve.
“Inutili” è una storia d’amore raccontata a bassa voce con un pizzico di umorismo e con tono a tratti beffardo, che non guasta mai!
(Ilaria Rapa)

Anna Carol: 8

 

Storie (Album)

Per raccontare una storia bisogna aver molta fantasia o aver vissuto un certo tipo di avvenimenti, anche in maniera indiretta come un racconto di un amico, e Cal Birbanthe trae ispirazione dal fantastico o complicato mondo delle relazioni, nel quale tutti siamo immersi.

L’amore diventa un modo per unire le persone, incrociando destini simili o avventure di una notte, che il mattino dopo o con la fine della relazione, lasciano ricordi da raccontare per cercare consolazione o approvazione.

In questa società di oggi sempre più digitale, anche i rapporti rischiano di diventare più asettici e meccanici, ma Cal Birbanthe ha la capacità di coinvolgere l’ascoltare nel suo mondo, riuscendo a rompere la distanza tra pubblico e artista.

(Nicolò Granone)

Cal Birbanthe: 7,5

 

Selavì

Un vinile, un piano che suona un classico, malinconico, a cui si aggiunge la voce metallica di giuliettacome, che canta l’incipit in francese, per poi alternarlo all’italiano. Una piccola intro che lascia spazio a un ritornello sostenuto in cui l’artista dice a gran voce: “non mi va”, “non ci sto” di essere tua e non mia, di non avere il controllo su di me, sul mio corpo, sulla mia immagine del corpo.
“Selavì” parla di una foto personale condivisa in una chat. La ragazza sente violata la sua privacy e si sente rispondere “capita, c’est la vie”, ma questa volta deve rispondere, non può essere di qualcun altro, deve avere la libertà di fare quello che le pare, senza il timore di finire sugli schermi di altri.
“Selavì” è un inno a sentirsi liberi, di riprendersi in mano la vita. È un inno alla bellezza, contro quella rubata. Un brano ben interpretato da giuliettacome, in cui la produzione di Eiemgei valorizza ogni sua parte.

(Lorenzo Ottanelli)

giuliettacome: 8

 

Replica (titoli di coda)

“Non so come farti ridere, vorrei solamente farti respirare in fondo a questo mare”
Sopravvivere perché vorremmo sempre essere altro, cambiare i piani per non annoiarci, cercare qualcosa di diverso per trovare sé stessi. Non riuscirci, stare male e farsi del male perché il desiderio di una vita differente e desiderata è più forte. Dare la colpa all’altro per quello che ci sta accadendo e fare del male anche a lui. Cambiare tutto per non tornare sugli stessi passi, per non calpestare gli stessi marciapiedi, per non essere la replica di un film già visto.
Con la metafora del cinema Marchettini, accompagnato nella voce da Tamì, racconta che la vita procede spedita. È una pellicola in un cinema che rallenta solo “quando parlo con te”. E poi si trovano insieme, fino alla fine, fino ai titoli di coda, e lei è l’unica rimasta, ma “non va ancora che finisca questa storia”. Una canzone che è la ricerca dell’altro, nonostante l’amore sia finito, per trovare un appoggio che non c’è più, e perdersi nella paura di cambiare, nonostante sia chiaro che “non esiste replica”.
(Lorenzo Ottanelli)

Marchettini ft. Tamì: 7,5

Terra

“Stesa sulla sabbia, ritorno dalla terra, ritorno da te”
“Terra” segna l’esordio discografico di Lüzai, cantautrice senese che attraverso un sound che unisce tratti elettronici e neo-soul, guarda verso un orizzonte musicale internazionale e ci trasporta con lei sulla sabbia. Un singolo nato dall’amore che parla d’amore, “Terra” è un ricongiungersi con le proprie radici e un ritrovare il proprio posto nel mondo, individuando un nuovo posto da chiamare casa. Qualche volta “casa” non è neanche un luogo fisico, ma un abbraccio, uno sguardo, uno sfiorarsi di mani che ci fa sentire così protetti che vorremmo stare in questa posizione per sempre, creando una complicità emotiva con la persona che ci sta accanto che non conosce confini e limiti. Ottima prima prova per Lüzai, che attraverso le sue sperimentazioni e la voce corposa e sospirata, ci spalanca il suo mondo e non vediamo l’ora di scoprire di più.
(Margherita Ciandrini)

Lüzai: 8

 

Magari piove

“Magari poi mi vesto al volo, esco di qui e ti vengo a prendere”
Una ballad romantica quella di Colzani, che con “Magari piove” ci immerge dentro una giornata grigia, in cui cade quella pioggerella fitta che ci scompiglia i pensieri e magari soffia pure un po’ di vento, e sentiamo i sussurri e i ricordi che ci ritornano in mente, mentre ci ritroviamo soli in mezzo a quelli scatoloni che un momento prima erano tutta la nostra vita. Quando veniamo abbandonati da chi pensavamo avrebbe per sempre fatto parte della nostra vita, precipitiamo in un urlo lunghissimo senza voce e ci restiamo spaesati al centro della stanza, con tutte le immagini della nostra vita passata che ci si ripresenta davanti agli occhi e non ci resta che farci prendere a schiaffi dai ricordi, mentre ascoltiamo quella canzone che abbiamo sempre voluto saltare, ma questa volta la ascolteremo fino alla fine. “Mi senti, mi senti?” Colzani chiude il brano con questa domanda tormentata e noi rispondiamo con sicurezza: ti sentiamo Colzani, forte e chiaro.
(Margherita Ciandrini)

Colzani: 8,5

 

Non dormire

 

“Spesso penso troppo e non voglio piangermi addosso”
Il progetto musicale degli Aspettativa ci travolge di nuovo in “Non dormire”, nuovo brano della band,che è più un mood. Ritmi pop-punk e indie-pop totalmente in linea con una porzione del panorama musicale italiano attuale, gli Aspettativa si inseriscono perfettamente e ci danno la carica giusta per affrontare questo autunno uggioso che avanza. “Come mai devo starti dietro, se poi il tempo passa e non sono abbastanza per te”, quante volte ci siamo ritrovati in una situazione di sentimenti unidirezionali, in cui noi ci struggiamo e non stiamo svegli la notte per pensare a qualcuno che non si cura dei nostri pensieri ossessivi verso di loro. Viviamo di piccole briciole che ci danno di tanto in tanto, per farci rimanere appesi come delle grucce vuote dentro gli armadi: ma è il momento di dire basta, troppi sbatti, cerchiamo di lasciare da parte questo sentimento e ricominciamo a fare sonni tranquilli.

(Margherita Ciandrini)

Aspettativa: 8,5

 

Fuori di me

L’estate è finita e le onde del mare si portano via quello che Venice è stata e che non riesce ad essere più. La giovane artista romana torna con un singolo che parla di cambiamento e che musicalmente ricorda il movimento tondo e itinerante di una risacca. Cambiare fa paura perché ci sembra di essere in un posto che non conosciamo più, ci sembra di aver perso i punti cardinali e non avere una destinazione. “Sono fuori di me e non mi vedo tornare” canta Venice. Quasi fossero in due. L’immagine è potente e la musica fa da supporto a una canzone che fa risuonare una con consapevolezza una verità: a volte ci dobbiamo perdere e fare a pezzi quello che eravamo per diventare ciò che vogliamo essere.
(Benedetta Fedel)

Venice: 7,5

 

Ti addormenti

Malinverni ci regala una piccola perla che parla d’amore. O meglio, di come cambia negli anni quello che l’amore ci richiede. “Noi sul divano contenti dentro i nostri panni, che ridiamo perché lo sappiamo di non aver più mica più vent’anni”. Da giovani tendiamo a vivere questo sentimento con una passione che è quasi obbligata, come una scarica di adrenalina, come il paracadutismo. Forse è per questo che le volte in cui ci siamo schiantati al suolo ha fatto così male. A trent’anni l’amore impara a bastarti per quello che è, per la familiare semplicità con cui ti riaccoglie a casa. E ha il suono caldo della chitarra acustica su cui Malinverni racconta di come è bello scegliersi ogni giorno e trovare la magia nelle più piccole delle cose.
(Benedetta Fedel)

Malinverni: 8

 

Non vale

Ci sono dolori che sono come tagli: rapidi, dolorosi e sanguinanti; poi ci sono dolori sordi, in cui ti senti immobile, bloccato da un peso sul petto, come quello dato dalla mancanza di comunicazione. In “Non vale”, il nuovo potente singolo pop di Federico Baroni, si parla proprio di questo: di come sia una sfida ad armi impari quando ci si incastra in situazioni di mancanza di confronto e quindi no, così non vale. Siamo spesso portati a pensare allo scontro come qualcosa di negativo. La realtà è che è necessario affinché non ci si affossi. “Mentre parliamo chissà tu dove sei”, forse così lontano che non riesco più a prenderti. Federico Baroni rende bene in musica e parole un concetto complesso: a volte il silenzio e la finzione fanno peggio di un litigio e, quasi sempre, portano a risultati peggiori.
(Benedetta Fedel)

Federico Baroni: 7,5