
DUE di IRENE NÉMIROVSKY ( la recensione )
“Come avveniva, nell’unione coniugale , il passaggio dall’amore all’amicizia? Quando si cessava di tormentarsi l’un l’altro per volersi finalmente bene?”
IRENE NÉMIROVSKY
DUE
Adelphi pagg.237
L’autrice di questo capolavoro è Irene Némirovsky, figlia di un ricco banchiere ebreo di origine ucraina, che ha vissuto e lavorato a lungo in Francia prima di essere deportata ad Auschwitz dove morirà nel 1942. Pubblicò questo romanzo, il cui titolo in lingua originale è “Deux”, nel 1939.
La Grande Guerra è finta da pochi mesi e i protagonisti di quest’opera sono i fortunati, i sopravvissuti. Si sentono così vivi e attaccati alla vita da non riuscire più ad accettare alcun compromesso, desiderano scoprire le passioni che guidano i loro animi e viverle come se il giorno seguente non potesse portare con se il disprezzo per se stessi, il senso di peccato e di oppressione frutto di quelle notti spensierate.
Decidono di diventare schiavi della passione e dell’amore e non sentono quasi la necessità di avere nient’altro. L’autrice accompagna questi giovani, così irrequieti e desiderosi di sentirsi vivi, descrivendo i loro pensieri e il loro “lato oscuro” con una semplicità ed una chiarezza strabilianti.
Arriva il giorno che per paura, o forse anche perché stanchi e vinti dalle proprie passioni, alcuni di questi giovani si consegnano alla vita , si arrendono in un certo senso alle proprie debolezze unendosi in matrimonio. Scoprono cosa possa significare essere due e quanto possa far bene e allo stesso tempo male.
A cura di Carla Giammusso