Come petali in una notte di tempesta

Come petali in una notte di tempesta

La strage di Nizza, così come gli altri attentati avvenuti negli ultimi anni,  dà contezza della scelleratezza e dell’imprevedibilità che alberga nei meandri dell’intelletto umano.

Ci troviamo ad assistere a  una sorta di escalation del male, una climax  di brutalità in divenire che rischia di renderci immuni al male; o almeno è questo forse l’intento dei fautori di queste stragi:  intimidire i popoli-bersaglio attraverso un dosaggio crescente di viltà e violenza. Come a dire: “noi siamo l’essenza del male, lo stesso male apocalittico citato dalle religioni, il male atavico che esplode sotto i vostri occhi”. 

Molto spesso, la comprensione delle cause che stanno alla base di una circostanza dolorosa, può ( e ci tengo a precisare, può) alleviare il dolore di chi rimane.

Proviamo a chiudere gli occhi per un attimo, immaginando di poter viaggiare nel tempo e nello spazio. Stiamo sorvolando i cieli dell’Africa, la culla dell’umanità ricca di risorse naturali e di gorgogliante vitalità. Diamo un’occhiata alla conformazione dei confini geografici di questo continente, non pensate che ci siano troppe linee rette, angoli perfetti? Un gran bel lavoro di riga e goniometro insomma.

Africa e Medio Oriente

Etnie, popoli, religioni formatesi e consolidatesi nel corso di migliaia di anni, spazzate via da un tratto di penna, svelto e repentino realizzato da mani europee, mani di chi viveva nel lusso e nella comodità, bramose e insaziabili. Qualcuno ama definire questo fenomeno con il termine colonialismo.

Spostiamoci un pò più a Nord-Est, verso il medio Oriente, anche qui i confini non sembrano il frutto di un ragionamento assennato e rispettoso delle differenze e del principio di autodeterminazione dei popoli. Dalla seconda guerra mondiale in poi, i paesi Europei e gli Stati uniti, attraverso interventi militari mirati  e trucchetti diplomatici, hanno gestito i già fragili equilibri di questi territori appoggiando o rovesciando sommessamente regimi dittatoriali e non, nell’ottica dei propri interessi legati allo sfruttamento delle risorse naturali: il neocolonialismo.

Petrolio

La storia non è fatta di segmenti temporali che iniziano e finiscono, ci illudiamo che sia così. Ogni avvenimento positivo o negativo che sia è destinato a produrre delle conseguenze più o meno prevedibili. La conseguenza di oggi è l’Isis, il terrorismo radicato, delocalizzato, ingiustificabile sempre e comunque.

Questa prima metà del 2016, hanno messo a dura prova ognuno di noi. Soffriamo, piangiamo (meglio se  insieme), disperiamoci…  ma non dobbiamo dimenticare di ritornare a vivere, di pensare al presente e alle sorprese che la vita ci vorrà concedere; solo così possiamo sperare di riuscire a  convivere con la brutalità e la viltà di questi tempi.

Unici, irripetibili, infinitamente piccoli e fragili nel fluire del caos.

Siamo come petali in una notte di tempesta.

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