In Taxi con Marianne Mirage | Top Interviews

La musica italiana al femminile si divide per lo più in tre macrocategorie. Abbiamo quindi un’élite di autrici eteree che sono anche interpreti dei loro brani; le cosiddette “cantantesse”- Carmen Consoli, Fiorella Mannoia, Noemi, Elisa, Cristina Donà, Paola Turci, Giorgia. L’altra categoria è quella che annovera le colonne portanti del pop femminile italiano odierno, parliamo quindi di Laura Pausini, Emma Marrone e Alessandra Amoroso.

E poi c’è il nuovo che avanza, per fortuna. La nuova leva di cantanti e autrici del panorama nazionale musicale proviene da contesti diversi ed eterogenei. Pensiamo a Francesca Michielin, vincitrice di X-Factor oppure alla più recente Elodie, interprete sofisticata, che ha conosciuto il successo grazie al talent Amici.

Arriviamo quindi alla parte più interessante di questa fenomenologia sintetica della musica italiana al femminile. La tv e quindi i talent, non sono tutto. Sono molte le artiste che sono riuscite a raggiungere il grande pubblico, o comunque delle nicchie considerevoli, proprio grazie alla gavetta autentica. Tra club in centro offuscati, autostrade riarse dal sole e caravan affollati, sono le diverse interpreti che negli anni hanno saputo farsi conoscere proponendo una musica nuova e non banale, nata sulla scia dell’onta indipendentista che ha interessato il mondo della musica italiana negli ultimi anni.

Levante, Maria Antonietta, Giorgieness e quindi Marianne Mirage– quest’ultima, sta scalando le classifiche delle programmazioni radiofoniche italiane con il brano “Le Canzoni Fanno Male”.

Chi è Marianne Mirage?

Marianne Mirage è l’avatar musicale di Giovanna Gardelli, cantante, musicista, attrice e designer. A soli 24 anni vanta già un album, “La Gente Come Me” e un Ep “Le Canzoni Fanno Male” appena uscito, entrambi prodotti dalla Sugar di Caterina Caselli. Marianne ha partecipato al Festival di Sanremo 2017 con il brano “Le Canzoni Fanno Male”, scritto e composto da Kaballà e Francesco Bianconi (Baustelle).

Soul, jazz e R&B, Reggae… le sonorità la vocalità di Marianne Mirage sono una ventata di aria fresca per il panorama musicale italiano. Erykah Badu, Nora Jones, KT Tunstall, la musica della cantautrice e chitarrista Giovanna Gardelli, riesce a coniugare uno stile internazionale sofisticato con testi irriverenti, sexy e non convenzionali rispetto a quelli proposti dal cantautorato femminile della scena nazionale attuale. “Game Over”, “Excuse moi”, “Messi Male” e “Le Canzoni Fanno Male” sono solo alcuni dei brani che rappresentano al meglio il concept artistico di Marianne Mirage.

Icona di stile, eleganza ed eclettismo musicale e un look accattivante che ricorda molto i soggetti androgini di Von Stuck e un groove particolare, una voce femminile che si distingue rispetto alle altre. Marianne Mirage rappresenta il giusto compromesso tra la fruibilità del pop e l’eleganza stilistica del soul e dell’R&B.

Marianne ha collaborato con grandi artisti come Kiesza, Patty Pravo, Tiromancino, Raphael Gualazzi e Francesco Bianconi, e si appresta ad affrontare il suo primo concerto che si terrà Marzo a Roma il 25 Marzo all’Auditorium. Ha fatto parte del cast Chiambretti Night, un’esperienza che le ha spalancato le ha permesso di farsi conoscere al grande pubblico.

Convinto che sentiremo parlare a lungo di questa interprete, ho deciso che sarebbe stato interessante porle delle domande sul making of di una carriera così fulminante e sorprendente.

In Taxi con Marianne Mirage

 

Ciao, Marianne sono Salvatore. Come va?

Ciao Salvatore, mi trovo in taxi. Siamo a Roma e abbiamo finito adesso dopo una giornata abbastanza impegnativa.

Bene. Allora se non ti dispiace ti faccio compagnia lungo il tragitto di casa per parlare de Le Canzoni fanno male, il tuo ultimo Ep.

Ma certo, è un piacere.

Allora iniziamo!

Ho ascoltato con gusto il tuo Ep dal titolo “Le Canzoni Fanno Male”e l’ho cantato durante i giorni e l’ho pure ballato, diciamo che l’ho interiorizzato abbastanza perchè volevo farmi un’idea completa di questa raccolta di brani. La tua musica richiede attenzione.

Un elemento caratterizzante di quest’album sono le sonorità. In particolare a me hanno colpito molto il sound e i fiati del brano ‘Un’altra estate’ perché coinvolgono molto creando un’atmosfera un po’, come dire, leggera anche se in realtà forse il mood del testo penso sia più malinconico che leggero.

Quindi, la domanda è: com’è stato collaborare con professionisti di livello che hanno contribuito alla produzione musicale del tuo album? Qualche nome per i nostri lettori?

Sì, assolutamente, molto volentieri. É un disco che è un EP, in realtà non è proprio un disco perché sono solo quattro canzoni, cinque canzoni, però cinque canzoni che ognuna, come si può sentire, non si ripetono mai, perché ognuna di esse ha qualcosa di unico in sé.

Lavorare in uno studio a Londra con Tommaso Colliva e Riccardo Damian che sono molto più europei, e che comunque hanno una visione estera della musica. Hanno collaborato con Lady Gaga, con i Muse. Riccardo Damian tra l’altro ha proprio 23 anni e ha lavorato nel nuovo ultimo disco di Lady Gaga e secondo me è uno di quei bravi ragazzi che vogliono fare la gavetta all’estero, che magari non sono conosciuti in Italia, invece a ma piace proprio cercare proprio questi ragazzi che hanno un grande talento e magari vanno scoperti ancora nel mondo del pop. Con loro abbiamo avuto l’idea di non essere scontati nella scelta artistica ma perché le canzoni già prima non lo erano nella scrittura e quindi abbiamo voluto azzardare però comunque facendo una cosa molto comprensibile, perché come dici tu è ballabile e, come dire, la canzone anche se è malinconica comunque gli dà invece un sapore molto fresco. É comunque tutto suonato quindi devo sempre pensare che la mia dimensione quella vera è quella dei live, il disco è stato suonato ed è molto divertente suonarlo.

Io ho avuto questa impressione…inizialmente l’ho ascoltato così, su Deezer con il cellulare senza un’acustica di un certo tipo, poi mi sono preso del tempo e l’ho ascoltato bene con delle cuffie.

Diciamo che con un buon ascolto la canzone dice molto.

E lì ho scoperto che appunto c’è sempre un suono, uno strumento dietro l’angolo, nel senso che è ovvio che al primo ascolto ogni canzone magari non fa vedere nella totalità quello che c’è dietro, però se uno si mette lì ad ascoltare bene con un’acustica buona, si intende che c’è un lavoro, una trama musicale strutturata dietro ciascun brano, appunto, come dicevo “Un’altra estate” è una delle tante.

Bello, fa piacere che tu abbia colto.

Grazie. Riguardo a Sanremo, il grande pubblico ha avuto l’opportunità di conoscerti con la tua partecipazione al festival, con il brano ‘Le canzoni fanno male’. Ti va di parlarci di tre aneddoti, tre tappe della tua giovane carriera che hanno permesso poi di arrivare a questi traguardi?

Sì. Allora, sono delle esperienze che hanno segnato delle tappe. Quando una persona non viene dal talent ogni piccola opportunità, anche di aprire il concerto di un cantante, è in realtà una tappa artistica per me. Quindi i momenti che mi ricordo, che conservo proprio dentro di me, è la prima volta che ho aperto un concerto di un big e in questo caso era con Raphael Gualazzi, dove ho avuto anche l’opportunità di duettare con lui a Roma. E quella volta lì ho proprio detto – e tra l’altro ho esordito da sola con la chitarra e voce – e quello per me è stato il primo punto da mettere come tassello nella mia esperienza e dire ‘ok, allora, questa è la carriera che voglio fare’ cioè proprio di cantare sul palco e di prendere il pubblico e portarlo nel mio mondo. La seconda esperienza è stata quella di viaggiare a Tokyo, di andare a Tokyo per esibirmi, quindi ho viaggiato sempre con la mia chitarra e sono stata a Tokyo per cinque giorni suonando, quindi anche quella è stata una grandissima esperienza.

Questa esperienza è avvenuta con alle spalle una produzione, un’organizzazione o è stata una tua esperienza che hai voluto fare tu così, da sola?

No, no, è stata un’esperienza, cioè che in realtà un’organizzazione, che è la camera del commercio italiana, per festeggiare i trent’anni di rapporti hanno voluto me per andare lì a suonare per loro.

E quindi per me questa è stata un’altra tappa, siccome il viaggio è sempre quello che ha unito tutta la mia carriera perché ho sempre viaggiato molto, infatti canto in inglese, in francese, in italiano e quindi questa è stata un’altra tappa della mia carriera che mi ha fatto capire cose molto importanti, riesce anche ad accomunare delle persone di tutti i popoli, quello che faccio. E la terza tappa si deve ancora consumare perché il 25 di marzo suoneremo all’Auditorium di Roma e per la prima volta farò il mio concerto, quindi non aprirò il concerto a nessuno.

Tu e solo tu.

Sarà il mio primo concerto, sì, esatto. Sarà il mio concerto come band quindi per me questa è la terza tappa che mi porto nel cuore, a prescindere da come andrà, io sarò quella che sono: molto me stessa. Lascerò che tutta la mia energia fluisca.

Sarà sicuramente una bella esperienza. Dove suonerai? All’Auditorium di Roma il 25 marzo hai detto, giusto?

Sì, esatto. All’Auditorium Parco della Musica di Roma il 25 di marzo.

Ritornando al brano ‘Le canzoni fanno male’, sappiamo appunto che uno dei co-autori del testo è Francesco Bianconi dei Baustelle. Una personalità, per così dire “sciamanica”. Anch’io ho avuto l’occasione di conoscerlo ad un live a Taormina un paio di anni fa e mi ha colpito molto non solo la sua vocalità ma anche la sua gestualità, insomma, tutta la sua persona.

Ma guarda, quello che ti posso dire è che magari, come dire, io lo conosco veramente personalmente ormai, perché siamo diventati amici e dai testi non traspare la sua enorme dolcezza. Però in realtà è talmente sensibile e infatti nella musicalità si sente la sensibilità che poi invece è anche molto timido, quindi tutto questo in realtà l’ho letta come un’enorme dolcezza. É una cosa che magari persone che non lo conoscono non se ne rendono conto.

D’altronde per scrivere dei testi come i suoi credo che un alto grado di sensibilità sia indispensabile.

Sì, infatti.

Facendo una breve analisi, prendo due frasi a caso di un testo scritto da Bianconi, già si capisce subito che c’è un modo di vedere la realtà diverso rispetto a quello che siamo abituati ad ascoltare magari. Cioè ci sono comunque dei buoni autori ultimamente nel contesto italiano, a mio parere Dario Brunori oppure Francesco Motta o Edoardo D’Erme (Calcutta), però ovviamente parliamo di contesti diversi, in questo caso stiamo parlando di Francesco e posso dire che il suo punto di vista, magari come quello di altri, è abbastanza riconoscibile nelle sue canzoni.

Sì, sì, molto vero.

Appunto ‘Le canzoni fanno male’: quali canzoni ti hanno fatto male?

(Ride). E be’, è la storia importantissima, storia della musica e dell’effetto che la musica ha fatto su di me. Ci faccio questo lavoro proprio perché la musica mi ha sempre molto influenzato, mi trasportava da sola nei posti con la mente e quindi mi ricordava persone che magari non ci sono più o posti dove sono stata da piccola che mi hanno ricordato dei momenti. Quindi la musica in realtà la uso anche come mezzo per arrivare a dei ricordi. Ho fatto anche l’attrice e quando facevo l’attrice prendevo la musica perché mi aiutasse a portarmi nei posti remoti dove potevo stare solo con la mente. Le canzoni che mi hanno fatto male sono tantissime; più di tutte c’è Summertime di Janis Joplin, una canzone che mi ha sempre fatto molto male, La foule di Edith Piaf.

Quindi l’estate ritorna, diciamo che è una keyword della tua musica, appunto ’Un’altra estate’, adesso mi stai parlando di Summertime.

Sì, hai ragione. Anche Patty Smith l’ho sempre sentita vicina.

Cantanti italiani?

Come interpreti italiani Rino Gaetano, la canzone sento molto vicina è ‘Cogli la mia rosa d’amore’ di Rino Gaetano, quella è la canzone che mi ha fatto male ogni volta che l’ascolto.

Le interpreti italiane che ti hanno ispirato di più, che continuano a ispirarti?

Sicuramente Carmen Consoli, come dire l’ho sempre vista come un tipo di donna forte che mi piace, mi piace il suo modo di stare sul palco. Un’altra cosa che mi ricordo del festival è anche ascoltare Fiorella Mannoia, perché vederla veramente dal vivo, stare su un palco e dire in quel modo con quelle parole, è una lezione di vita per me è stata. Quindi anche lei diciamo…Io poi vengo dalla scuola di Caterina Caselli. Caterina non mi ha fatto solo da editrice ma quasi proprio da mamma musicale. Ci sono delle cose ogni giorno riesco a mettere più a fuoco con il suo aiuto e la sua grande esperienza.

Un’altra curiosità, sempre legata ai tuoi esordi, in particolare ai tuoi primi passaggi in tv. Io ricordo con piacere il Chiambretti Night, santo programma, in cui interpretavi dei classici del repertorio della musica italiana con chitarra e voce mentre intorno succedeva l’indicibile e l’imprevedibile. Cosa ricordi? Com’è stato per te partecipare a questo circo televisivo nel senso buono del termine?

No no, hai ragione. Io, guarda, c’è voluto un po’ di esperienza, no? Prima di lasciarsi andare al discorso di, come dire, fare me stessa a prescindere di quello che accadeva attorno e sono contenta che sia passato questo concetto qui, nel senso che per me l’unico motivo per essere lì era proprio per trasmettere la mia musica. Piero Chiambretti è stato molto gentile a darmene l’opportunità.

Fra l’altro è nata in un modo incredibile questa mia partecipazione; era l’una e mezza di notte, mi trovato a Milano e avevo finito di fare un concerto e quindi vado nel pub con la mia chitarra perché ero con i miei amici, andavamo a bere qualcosa prima di andare a dormire e in quel momento entra Piero Chiambretti, io avevo la chitarra lì vicino, e mi fa ‘ma lei suona?’ e io ‘sì’, ‘e allora ci suoni qualcosa’. Io non mi sono mai rifiutata nella mia vita di suonare e allora ho preso la chitarra e ho cantato ‘Excuse moi’, la mia canzone in francese del disco ‘Quelli come me’, lui è rimasto affascinato e mi ha detto ‘ma io ho bisogno di una ragazza che suona la chitarra su una spiaggia, ti va di venire per nove puntate ospite al Night (seguendomi)?

Mamma mia.

E certo! E quindi, come dire, è stata un’opportunità che ho colto al volo e che mi ha ripagato perché poi Piero ha subito capito la mia sensibilità quindi mi ha lasciato libera di fare le cover che volevo e a mio modo, quindi la cover di Caterina Caselli, oppure la cover di Mina ‘Parole’ l’ho completamente stravolta perché è il mio modo di sentire quella canzone.

Il click è stato proprio quello; il fatto di prendere canzoni molto conosciute e note al pubblico rivestite con abiti nuovi. La cover, a mio avviso, ha senso quando aggiunge qualcosa a un brano.

Anche io concordo.

Perché altrimenti ha poco senso, cioè diventa intrattenimento non diventa più arte. Concordi?

Si, anche io la penso così.

L’ultima domanda, non ti vogliamo trattenere più di tanto; il tuo primo album è stato ‘Quelli come me’, fra i tanti ricordiamo appunto ‘Excuse moi’ tra i brani che contiene questo album, ma anche ‘Game over’, ‘La Vie’, ‘Corri’. Chi sono le persone come te?

Bella questa domanda perché il nome del disco è nato proprio il giorno prima di farlo uscire, nel senso chiedevano ‘come si chiama questo disco?’, io volevo chiamarlo ‘Messi male’ perché c’è una canzone che si chiama ‘Messi male’, ma poi ho detto ’ma non è vero’, cioè non è che posso andare in giro cantando di gente messa male. E quindi ho detto ‘ma invece cosa voglio fare con questo disco, cosa voglio ottenere da questo disco’ e ho detto ‘voglio cercare delle persone che sono fatte come me’ e quindi per questo ho virato su questo nome. Le persone come me sono delle persone che hanno un gran amore per la musica, l’amore per la chitarra – perché la chitarra è un po’ quella che mi accompagna – e sono persone di mondo, sono persone che hanno viaggiato il mondo e che gli piace, non si fermano al primo ascolto e quindi magari gli piacciono le lingue e quindi non gli dà fastidio se scrivo una canzone in francese e in inglese e allo stesso tempo è un pubblico che ha voglia di lasciarsi prendere da qualcosa di nuovo.

Sì, perché alla fine i tuoi brani sì rappresentano una musicalità non è nuova in termini assoluti, ma se riferiamo tutto al contesto musicale italiano diciamo che un soul, una vocalità così R&B come la tua, coinvolgente ma anche allo stesso tempo spensierata come abbiamo visto in altri brani, manca e con piacere noto che le radio stanno passando molto il tuo brano.

Oh, sì, anche a me fa piacere, grazie. (ride)

Sì, immagino. E sì, fa piacere perché per lo più negli ultimi due anni noto che il pubblico si sta aprendo anche ad ascolti nuovi. Ma devo dire che questo grazie anche a radio come Radio Deejay che si è fatta carico di una numerazione di artisti come i Thegiornalisti, Edoardo d’Erme, Cosmo e Brunori che altrimenti non avrebbero avuto opportunità del genere.

Sì, sì, certo.

Altre radio secondo me non se la sentono di passare dei brani con dei testi così più che decisi direi decisivi. Radio Deejay ha segnato un po’ questo cambiamento, credo. Tu sei stata ospite da loro qualche settimana fa.

Io sono stata ospite da Linus che insomma è stato veramente un signore. Abbiamo suonato con la chitarra del telefonino, è stato veramente divertente. Poi un grande onore conoscerlo e conoscere anche Savino; io l’avevo conosciuto a Sanremo però essere a casa sua fa piacere, fa molto piacere.

E’ stato un piacere parlare con te.

Anche da parte mia. Veramente!

L’Ep di Marianne Mirage dal titolo “Le Canzoni Fanno Male”.

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