Vie delle indecisioni | Intervista Indie Italia Mag
Le “Vie delle indecisioni”, band teatina nata circa quattro anni fa, già con il nome scelto per il loro progetto forniscono un importante indizio sulla loro personalità.
Loro stessi infatti si definiscono così, disordinati ed incerti. Affascinati dal caos e dal disordine, che sono parte inscindibile della realtà in cui viviamo, le “Vie delle indecisioni” sono una band che in quest’ottica, lascia spazio a molte contaminazioni nelle loro sonorità.
Il 22 marzo scorso è uscito il loro secondo disco: “L’entropia delle prime cose”. Lavoro che segue “Batracomomachia”, primo album uscito nel 2016.
Le “Vie delle indecisioni” rimangono abbastanza fedeli al sound pop-rock proposto nel loro primo lavoro, e pubblicano un disco che declina il concetto della “mancanza” sotto varie forme ed immagini.
Per tutte e sette le tracce dell’album la band di Chieti affronta questo tema, con testi freschi ed ironici, sotto vari punti di vista. Si va dalla mancanza causata della fine di una relazione sentimentale, fino alla morte, che è colei che genera le mancanze più grandi ed importanti.
Un disco che vede molte collaborazioni che impreziosiscono il lavoro di una band che, senza alcun dubbio, ha qualcosa da dire.
Nei prossimi giorni inizierà un piccolo tour che porterà le “Vie delle indecisioni” in varie città per presentare questo ultimo disco. E siamo molto curiosi di sentire come dal vivo la band riuscirà a restituire le sonorità dell’ultimo interessante album.
Nel frattempo abbiamo contattato direttamente la band per conoscerli meglio e chiedergli qualche curiosità su “Entropia delle prime cose”.
INTERVISTANDO LE VIE DELLE INDECISIONI
Ciao ragazzi! Siete una band attiva da qualche anno e avete già pubblicato, oltre all’ultimo lavoro, un altro disco ed un EP. In cosa pensate di esservi evoluti rispetto agli esordi?
Sicuramente adesso sappiamo quale strada seguire. Inizialmente, come penso ogni band, eravamo un cumulo di disordine ed approssimazione. Ora, dopo due album ed oltre 140 date, abbiamo la consapevolezza di cosa cercare in un live o in studio.
Molto ci ha aiutato l’approccio professionale dato da Alti Records e Libellula Music.
Il titolo del vostro ultimo album è molto interessante: “L’entropia delle prime cose”. Qual’è la ragione di questo titolo?
Il concetto che vede il disordine in perenne aumento ci ha subito appassionato. Si lega, a nostro avviso, molto bene alla situazione globale attuale, allo stato politico e culturale, ed al concept che avevamo intenzione di dare al disco.
L’album segue il filo logico della mancanza che, proprio come il disordine, a nostro avviso non può mai diminuire.
“Indigesto” è un brano che era presente nel vostro primo EP e che avete vestito con un arrangiamento diverso ed inserito in “L’entropia delle prime cose”.
Perchè proprio questo pezzo?
E’ il fratello cattivo di “Spoiler”.
“Indigesto” parla della regina delle mancanze: la morte.
“Spoiler”, invece, parla della mancanza di quest’ultima.
Erano due brani che per forza di cose, dovevano convivere, in un ossimoro perenne che è alla base del disordine.
E “Spoiler” è stata scritta prima, dopo o contemporaneamente ad “Indigesto”?
Molto dopo.
E’ stato uno degli ultimi brani scritti.
Avete avuto l’opportunità di aprire concerti a band molto affermate nel mercato italiano come i Pinguini Tattici Nucleari o i Canova. Quali sono i vostri ascolti, i vostri artisti di riferimento?
Ognuno di noi, in realtà, cova nel cassetto dell’anima una passione per un genere che gli altri raramente ascolterebbero.
Io vengo dal cantautorato italiano ed europeo, quindi De Andrè, Gaber, Jacques Brel. Marco viene dal Punk e dal Funky e nella playlist di Federico non mancherà mai Bon Jovi.
Ci siamo trovati in uno spazio vitale pieno di contaminazioni che spazia da Caparezza a Giorgio Poi, dai Saint Motel a Guccini ed abbiamo creato quello che oggi potete ascoltare.
Siamo così: disordinati, indecisi.
Nell’ultimo disco ci sono varie collaborazioni, da dove nasce l’esigenza di collaborare con vari artisti “esterni” alle “Vie delle indecisioni”?
Si, ci sono quattro collaborazioni, molto diverse fra di loro.
Come detto amiamo le contaminazioni, creare qualcosa con qualcuno che vive una quotidianità musicale molto diversa dalla nostra.
E’ stato affascinante lavorare con Lorenzo de “I Muri”, un rocker vero, con Ale de “I Masa” che, per una volta, non abbiamo messo ad imitare Ramazzotti e che si è rivelato un grande cantante.
E’ stato anche entusiasmante lavorare con la splendida voce di Lucia ed elettrizzante collaborare col genio di Roberto Mercadini.
Nei video che avete pubblicato fin ora mi sembra ci sia un aspetto comune: in tutti quanti sembrate raccontare delle storie. Come mai questo taglio così specifico?
Odio incondizionato per i videoclip statici, dove la band suona e la gente deve subirsi tre minuti di playback.
Lo abbiamo provato anche noi e, sinceramente, ci ha annoiato da morire.
Ci piace raccontare storie, far capire a chi guarda i videoclip che quei frame hanno un’anima. Esattamente come le strofe delle nostre canzoni.
Avete in programma qualche live per portare in giro il vostro ultimo lavoro?
Si, dal 5 Aprile fino a maggio saremo in giro a portare il nostro disco dal vivo.
Il 9 e 11 di aprile saremo a Roma, il 24 all’Off di Bologna ed il 26 aprile a Mosciano insieme agli Eugenio in via di gioia.
Grazie mille ed in bocca al lupo!
Grazie a voi!
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