“Cos’è successo ai FASK?!” | Recensione album “Animali Notturni”
Di Ludovica Lazzarini
È uscito il nuovo album dei FASK (Fast Animals and Slow Kids), la band perugina composta dal “Gesù” del rock indipendente italiano, Aimone Romizi (voce,chitarra e percussioni), Alessandro Gercini (chitarra), Jacopo Gigliotti (basso) e Alessio Mingoli (batteria e seconda voce).
Pubblicato a due anni di distanza dal precendente disco (Forse non è la felicità), “Animali Notturni” è sicuramente uno degli album più attesi della stagione e io stessa, da fan dei Fask, non ho potuto fare a meno di ascoltarlo più volte questa notte (anche io un po’ come un animale notturno) e devo ammettere che si presta alla perfezione all’ascolto “by night”.
Le tracce si presentano infatti come quelle elucubrazioni mentali che ci tormentano nell’esatto momento in cui ci stendiamo sul letto e cerchiamo di prender sonno; quei pensieri che di notte si insinuano tra le nostre coperte, costringendoci a fare i conti con i demoni che durante il giorno teniamo chiusi nell’armadio. Il titolo cerca di fondere questo aspetto più introspettivo e oscuro del disco, con un aspetto più gioioso e positivo: l’animale notturno è infatti sia colui che si nasconde in casa a riflettere e a scrivere dei suoi problemi ma anche chi sceglie di uscire ed andare a ballare fino all’alba o a sbronzarsi con gli amici.
È il loro primo album firmato da una major, la Warner Music Italia, ed è stato prodotto da Matteo Cantaluppi (noto produttore anche dei TheGiornalisti, Ex-Otago e Canova). La differenza indubbiamente si nota. I suoni infatti sono più puliti: niente più voci sporche, schitarrate violente e percussioni invadenti. È un prodotto più radiofonico, che darà sicuramente la possibilità ai Fask di arrivare a un pubblico più vasto.
Probabilmente non è ciò che i “vecchi” fan, affezionati al vecchio stampo, avrebbero voluto ma questa svolta più commerciale era già stata preannunciata dai singoli “Non potrei mai” e “Radio Radio” quindi un po’ tutti ce l’aspettavamo. Senza dubbio qualcuno se la prenderà con Cantaluppi ma in suo proposito i ragazzi hanno specificato: “è riuscito a collocare i pezzi esattamente dove volevamo collocarli. Non ha stravolto né le canzoni né il suono…quello che sentite è tutta colpa nostra”.
Questa evoluzione verso il mondo acustico, dunque, da quanto dichiarato, non è il frutto di un compromesso con la casa di produzione per adeguarsi alle esigenze del mercato musicale ma un percorso ricercato e costruito consapevolmente dalla stessa band.
Andiamo ad analizzare più nel dettaglio le undici tracce.
Ad aprire il disco “Animali Notturni”, da cui prende il titolo tutto l’album. Oscilla tra malinconia, rimpianti e solitudine (“E ho paura che sia tardi. Se la vita è un lampo, io non l’ho visto. Vorrei soltanto avervi accanto”) ma anche consapevolezza di quanto in fin dei conti non siamo nessuno: “Poi ti aspetti di esser ricordato, contar qualcosa per qualcuno, ma sei un’altra storia, solo un’altra storia”. Si conclude però con versi di speranza: “Fate un passo avanti, un altro avanti, potremmo stringerci più forti e non sentirci mai più soli”.
“Cinema”, invece, ci catapulta in quel momento in cui il proprio rapporto di coppia non è più soddisfacente ma per paura di restare soli non si riesce ad ammetterlo a se stessi e agli altri e dunque si rimane attaccati all’altra persona provando, inutilmente ed erroneamente, a fare finta di niente. “Ché io da solo non ci riesco proprio a stare. E se domani io e te andassimo al cinema per ridere? E se domani io e te pensassimo in grande per vivere?”. In questo pezzo la batteria è martellante e forse rappresenta quella voce interiore, che non vorremmo ascoltare, che ci dice che dobbiamo cambiare.
Sicuramente ad ognuno di noi è capitato di sbagliare ed aver involontariamente ferito altre persone. “Urlo” parla proprio di questo. È un vero e proprio grido disperato di scuse per essere stati egoisti e non essersi accorti di star facendo del male. “Questo è un urlo che sto dedicando a te, solo un urlo che sto dedicando a te, che sia di notte senza dormire, la gola in fiamme, il cuore che sta per scoppiare, che sia per tutto il male che ho fatto, che sia per te che hai sopportato la mia vita”. A volte i sensi di colpa premono così tanto da farci sperare fino all’ultimo di poter trovare altri responsabili: “Se avessi un dubbio, almeno un dubbio che sia stata colpa tua, forse mi sentirei un po’ meglio”.
“Non potrei mai” è uscita sotto forma di singolo il 29 marzo ed è sicuramente il pezzo dell’album che sentiremo maggiormente nelle radio. Il ritornello, infatti, è orecchiabile ed entra in testa già dopo i primi ascolti. La tematica è un pugno allo stomaco per tutti. Aimone canta la fine di una storia d’amore, la sofferenza, i ricordi, ma soprattutto il senso d’impotenza che si prova quando si viene lasciati, magari per qualcun altro.
“Vorrei sapere perché mi dici che stai bene. Lo so da prima di te ma non potrei non potrei mai. Vederti sola con lui come può farmi stare. Guardi per terra e non sai che è lì che vorrei scomparire. Mi dici che te ne vai e poi lo fai davvero, raccolgo pezzi di te che lasci nel sentiero”. In realtà questa canzone è stata scritta subito dopo aver finito “Questa non è la felicità” ma in primo tempo non aveva convinto il gruppo quindi è stata accantonata per quasi un anno ed è stata rielaborata per questo novo disco.
“Dritto al cuore” è forse il titolo più azzeccato per questa canzone che effettivamente arriva “dritta al cuore”. Il messaggio che ci viene trasmesso è che si può sbagliare e, tornare sui propri passi, è un atto di coraggio e non significa sempre “fallire”. “Ti chiedo solo di restare a sentire, dammi un minuto per capire che ho sbagliato ad andare. Tornare indietro non significa sempre fallire. Vorrei riuscire a non pensare più a te. Tutti i tuoi amici dicono di scappare, di non voltarti neanche per farmi male ma sono pronto a questa crocifissione. Sfogati adesso e non andare più via”.
“Canzoni tristi” è una canzone più ottimista rispetto alle precedenti e si avvicina a sonorità pop. Aimone parla più esplicitamente della sua vita personale: nell’ultima strofa in particolare dice “sai per tanti anni pensavo fosse alternativo fare il punk ma oggi ho trent’anni, vorrei soltanto dire quello che mi va” e, a mio parere, può essere interpretata come una dichiarazione d’intenti dell’intero album. Inoltre mi piace pensare che in “chissà lassù nella mia testa che cosa hai visto per non credermi un idiota” e “vorrei che queste note le cantassi sotto la doccia, che le mie parole siano gocce sul tuo collo” ci sia un sottile riferimento a Camihawke. Anche perché, diciamolo: sono la coppia più tenera del web.
In “Un’altra ancora” ritorna la malinconia. Il finale è cupo: “So che morirò ma sento che il diavolo è qua per me” ma allo stesso tempo il “so che non morirò per te” fa percepire una possibilità di salvezza.
Ognuno di noi ha dei demoni da combattere e spesso questi sono ancora più potenti dell’amore. È proprio questa la tematica dell’ottava traccia dell’album, intitolata (appunto) “Demoni”. “È ancora notte e tu non puoi dormire. Senti il suo respiro, sai che è lì accanto a te e quando arriva sa come annientarti, ruba quel bagliore che io vedo da qua. Non hai una pausa neanche per un giorno. Un demone che brucia il sangue dento le vene ed io lo so che se non faccio in tempo appassirà anche il ricordo che hai di me”
“Radio Radio” è stata presentata in anteprima al Concerto del Primo Maggio, a Roma, e proprio ieri è uscito il videoclip ufficiale. Parla del compromesso che prima o poi un artista è costretto ad accettare se vuole fare successo radiofonico (e non). In questa canzone, come una sorta di ribellione, si urla alla libertà: “metti questa in radio se hai un cuore” ovvero “metti alla radio ciò che ti suscita un’emozione e non quello che vuole mercato”. E allo stesso tempo significa che l’artista deve comporre pezzi con il cuore quindi istintivi e non studiati a tavolino per appagare i gusti del pubblico.
“Novecento” rappresenta il punto d’arrivo psicologico dell’album ed è stato per questo messo a chiusura del disco. Come espresso esplicitamente “questa canzone sarà un brindisi al futuro”, tra dubbi e incertezze. “E così è arrivata anche per te la chiamata che non ti aspettavi, che ti porterà a ricominciare, a lasciar tutto, prendere e partire. Questa è una lettera che resta in casa, sopra al divano dove t’ho spogliata la prima volta che m’hai voluto…per quanto tempo l’ho desiderato”.
Ricordiamo infine che il tour partirà ufficialmente il 24 Maggio, in occasione del MI AMI Festival, a Milano, ma che da oggi inizia il tour INSTORE. Per maggiori informazioni su date e luoghi visitate la loro pagina Facebook.