Cardamone | Intervista Italia Mag

Di Giulia Costanzo

Calabrese di nascita, bolognese per adozione, dopo il precoce approccio al mondo della musica all’età di soli 11 anni, Cardamone si trasferisce ben otto anni dopo nella città emiliana dove frequenta lo storico conservatorio Giovan Battista Martini e il Dams.

Proprio all’università acquisisce una buona cultura della musica classica che va ad aggiungersi alle sue passioni per Lucio Dalla, Fabrizio De André e Francesco Guccini, i quali rappresentano la base di partenza per l’ispirazione insieme alla contaminazione per il rock internazionale. Inoltre ha perfezionato il suo stile chitarristico partecipando a dei seminari svolti da grandi musicisti italiani come Ricky Portera, Maurizio Solieri, Saturnino.

Delle esperienze musicali maturate decide di farne una medicina attraverso gli studi: completa la sua formazione frequentando Musicoterapia ad Assisi e l’anno successivo, quello della svolta, partecipa a X Factor impressionando pubblico e giudici, in particolare Elio che lo vuole l’anno seguente a StraFactor, nonostante la porta chiusa ai Bootcamp pertanto Cardamone farà di questa prova il lascia passare per molte altre.

Nel 2016 partecipa al concertone del Primo Maggio a Roma in piazza San Giovanni dove la sua presenza non resta inosservata, garantendogli la possibilità di collaborare con grandi artisti italiani aprendo il tour di nomi celebri come: Irene Grandi, Luca Carboni ed infine venendo scelto per l’incipit dei Modena City Ramblers dove ha suonato assieme al celebre cantautore Luigi Grechi (fratello di Francesco De Gregori).

Una voce di velluto, ma di quello ruvido, in un ritmo schietto e travolgente.

Intervistando Cardamone

La canzone del mulo, la cantata di un povero fesso, il minatore: tanta rabbia incanalata nei testi. Contestazione sociale o voglia di emancipazione da parte di un meridionale, da dove proviene l’ispirazione per le tue canzoni?

Le mie canzoni nascono sempre di notte,c’è sempre un motivo ben preciso per cui scrivere, amori, rabbia, personaggi. Tutte queste emozioni si trasformano in canzoni.

Amsterdam e Hotel Vera, invece, sembrano nate da un ritmo differente: delle nuove contaminazioni stanno per invadere il “core brigante” di Santino Cardamone?

No, assolutamente. Quello che scrivo nasce tutto spontaneo, non è mai studiato a tavolino, anche se hotel Vera sembra che faccia parte della categoria “indie” diciamo in realtà è una mia canzone come tutte le altre: è solo il vestito che cambia perché ha suoni più contemporanei.

La coppola, il dialetto e il ritmo da cantata medievale: ultimi ribelli è il frutto di un nostalgico poeta che non abbandona le sue convinzioni o una produzione di resistenza contro le tendenze del periodo? Cosa diresti ai trapper e alle popstar di oggi?

Siamo tutti consapevoli che i tempi e le mode cambiano. La mia identità rimane sempre la stessa: è cambiato solo il mio modo di approcciarmi con i giovanissimi. Oggi in Italia regna la trap, e debbo dire che questo linguaggio non mi dispiace affatto, alcuni autori di questo genere li ritengo davvero in gamba.

A chi dedichi questo tuo primo disco? L’insieme delle canzoni che ti hanno visto crescere dal 2015 ad oggi e che riassume il maturarsi delle tue esperienze. Hai previsto collaborazioni e featuring per le prossime tracce?

Ho sempre dedicato le mie canzoni al pubblico che mi sostiene, se dobbiamo parlare di collaborazioni purtroppo quello rimane un sogno irraggiungibile: GUCCINI.

“Tutte strade in salita, rende bene quando sono in discesa” recita a Petilia: se potessi tornare indietro cambieresti qualcosa del tuo percorso a partire dall’esperienza XFactor?

Assolutamente no, Xfactor rimane sempre il mio trampolino di lancio, lo rifarei nuovamente volentieri.

“Uomini ribelli” è un disco da compagnia, da bar con gli amici e da balli in piazza. Hai già in programma delle esibizioni? Cosa aspettarci da Cardamone: un palcoscenico o un fiasco di vino in piazza?

Spero palchi importanti, se dobbiamo dirla tutta anche il fiasco di vino non mi dispiace.