Twee Band

Twee | Intervista Indie Italia Mag

Twee sono tre ragazze e un ragazzo che nel 2015 pubblicano il loro singolo d’esordio “Every Week”, grazie al quale vincono il trofeo Roxy Bar, entrando in heavy rotation su MTV Music. Successivamente, edito da Warner Music Italy, “Every Week” diventa la colonna sonora degli spot delle serie tv di Sky nell’estate 2016.

A maggio 2016 esce il loro secondo singolo “Clouds”, che viene inserito in rotazione su Radio Capital e la stessa estate 2016 vede la presenza della band in numerosi festival italiani, tra cui: Collisioni, Balla coi Cinghiali,  Deejay On Stage e M.E.I.

In collaborazione con Rolling Stone Magazine e Kia Motors Italia, la band prende parte al format “Divano Rolling”, suonando presso il Samsung District in occasione delle partite della Nazionale Italiana.

Per tutta l’estate 2017 i Twee portano il loro primo album su più di trenta palchi tra i quali quello dello Sziget Festival di Budapest. L’album dei Twee “Mango” esce ufficialmente l’8 settembre 2017.

Il terzo singolo estratto da Mango, “High”, è una canzone arcobaleno che tratta i temi della libertà sessuale e del coming-out con spontaneità ed allegria.

Twee

Nel 2018 la band spinge il tour lungo tutta la penisola, toccando, tra le tante, Roma, Perugia, Modena in apertura a Shade ed Eugenio Finardi, Foggia in occasione del The Alibi Summer Fest con Ron Gallo e Treviso per l’Home Festival.

A gennaio 2019 esce il primo singolo del secondo lavoro in studio della band, “Buonasera” ed a Marzo i Twee pubblicano “Italia”.

 

Intervistando i Twee

Ciao ragazzi! Ho notato che nei vostri video amate usare i colori pastello; rispecchiano il mondo dei Twee? Una musica a colori?

Basta guardare i capelli di ognuno di noi per capire che la nostra musica è a colori!

Il nostro obiettivo è quello di trasmettere positività e freschezza e crediamo che anche i colori facciano la loro parte in questo.

Abbiamo scelto dei colori anche per i nostri album basandoci sulle sensazioni che provavamo ascoltandoli e non vediamo l’ora di scoprire quale sceglieremo per il terzo.  

Un’altra cosa che mi ha molto colpito nei vostri video è la presenza di tutti i membri della band, che interagiscono tra loro spesso e volentieri. Siete così uniti anche al di fuori della musica?

Assolutamente sì! Siamo amici da tanti anni, ci siamo conosciuti ai tempi del liceo e dell’università e abbiamo sviluppato un rapporto fraterno.

Siamo un gruppo e affrontiamo ogni aspetto del nostro lavoro tenendo conto dell’opinione e delle necessità di ogni componente, dalla composizione musicale alla scrittura dei testi, dalle interviste all’immagine.

Nonostante l’uniformità che otteniamo nella dimensione di gruppo, siamo quattro personalità molto diverse e ci piace mostrarlo nei nostri video.

Il vostro ultimo singolo “Italia” mi ha colpito tanto, da emigrato all’estero quale sono stato per tanti anni; parliamo male del nostro Paese ma poi arriviamo ad amarlo, con i suoi clichè ed i suoi difetti. Cosa vi ha ispirati?

Ci siamo ispirati alla nostra realtà, semplicemente.

L’Italia è un Paese controverso, ci sono parecchi problemi, ma ci sono anche tanti pregi che spesso dimentichiamo.

Viaggiando lungo tutta la penisola in questi anni di tour abbiamo avuto la grande fortuna di poter vivere in prima persona tutto questo, passando dalla gratitudine per il calore e l’ospitalità ricevuti da una persona appena conosciuta alla frustrazione causata dagli ostacoli che ci si sono presentati in quanto musicisti.

In “Le Belle Storie”, una canzone presente nell’ album “All You Can Italy”, abbiamo raccontato la storia di due italiani (ci siamo ispirati a Sacco e Vanzetti) emigrati in America agli inizi del Novecento alla ricerca di condizioni di vita migliori a cui però mancava l’Italia, con il suo profumo di lavanda e il sapore dolce della frutta.

La “nuova generazione” ha riportato in auge l’italiano come lingua nelle canzoni e adesso gli artisti tricolore che cantano in inglese sono diminuiti sensibilmente. Come vi sentite rispetto a questo trend musicale?

Questa è una delle contraddizioni dell’Italia. Siamo un Paese molto legato alle tradizioni (si pensi a quelle culinarie), ma allo stesso tempo aperto a ciò che viene da fuori. In quanto artisti italiani che scrivono e cantano in inglese, ci siamo sempre scontrati con parecchia diffidenza e molta chiusura sia da parte dei fruitori, sia da parte di chi diffonde la musica (radio) e di chi la sostiene (etichette discografiche). La scelta di scrivere in inglese è puramente stilistica ed è legata alle nostre influenze musicali e alla metrica che si presta decisamente meglio per i ritmi delle nostre canzoni.

Nel nostro ultimo album “All You Can Italy” abbiamo giocato un po’ inserendo parole italiane conosciute in tutto il mondo all’interno di testi in inglese proprio per esprimere il modo in cui ci sentiamo e sdoganare questa rigidità con cui ci dobbiamo confrontare.

In questo preciso momento storico il fenomeno è semplicemente più marcato forse, ma pensiamo che questa “nuova generazione” di artisti stia portando una ventata d’aria fresca che può fare solo bene alla musica italiana.

Twee

Cantando in inglese, avete mai progettato ( o in progetto ) di esportare la vostra musica oltre il confine?

Un altro dei motivi per cui scriviamo in inglese è proprio questo, l’obiettivo di uscire dai confini nazionali.

(Abbiamo mire espansionistiche molto grandi, in effetti.)  

Per ora abbiamo suonato solo una volta all’estero allo Sziget Festival di Budapest (ed è stato fantastico), ma stiamo progettando un tour in Europa per dare sfogo alla nostra voglia di assaggiare i piatti tipici di ogni Paese.

Siete una band giovane, ma il vostro curriculum live è di tutto rispetto; cosa si prova nel vedere il tuo nome in cartellone di fianco ai “grandi” della musica?

Non ci si abitua mai! Noi studiamo tanto il lavoro degli altri artisti, sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista dell’immagine o del live e per noi c’è qualcosa da imparare da chiunque. Condividere il palco con un altro artista è sempre un’esperienza positiva ed arricchente.

So che è una domanda di cui si abusa spesso, ma, dopo avervi ascoltati con attenzione, mi – e vi – chiedo: come definireste la vostra musica?”

E’ una domanda che ci mette sempre un po’ in difficoltà. Neanche noi sappiamo come definire la nostra musica perché ha influenze variegate.

Degli amici una volta ci hanno definiti Pride Pop ed è un’ “etichetta” che ci piace molto perché riassume la musica che facciamo (di base pop) e i valori in cui crediamo, ovvero sentirsi liberi e orgogliosi di essere se stessi.

Ascolta i Twee nella playlist Spotify di Indie Italia Mag