l'equilibrio dei numeri primi

Metanoia | Intervista Indie Italia Mag

“L’equilibrio dei numeri primi”. Questo è il titolo del primo lavoro in studio dei Metanoia, band originaria della provincia abruzzese, uscito il cinque aprile in tutti gli store fisici e digitali.

Il disco è stato preceduto dal singolo “Colombo”, uscito alcuni mesi fa e pubblicato da Artis Records Edizioni Cramps Music.

Nelle otto canzoni che compongono il primo disco, i Metanoia propongono un sound che richiama il pop rock di stampo inglese, abbracciando, allo stesso tempo, quelle che sono le sonorità tipiche dell’attuale scena indie/pop italiana.

L’album dei Metanoia, che è stato auto-prodotto e finanziato anche ad una campagna di crowdfounding sulla piattaforma Musicraiser, è un lavoro energico e variopinto, sia dal unto di vista degli arrangiamenti sia dal punto dei vista delle liriche proposte dalla voce di Enrico Romagnoli.

I testi trattano le tematiche più disparate. Passiamo dalla guerra all’amore. Passando per le riflessioni sulla libertà e sui sogni.

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Ed è forse proprio questa diversità tra le canzoni, sia degli argomenti sia delle sonorità, a legarle proprio tra loro e farne un disco. Come ci suggerisce infatti il titolo dello stesso primo album dei Metanoia, anche cose molto diverse tra loro possono trovare un loro equilibrio.

Insieme al disco i metanoia hanno anche pubblicato il  video del brano “L’arte di essere se stessi”, in cui seguiamo la storia di un ragazzo stanco di subire con inerzia le frustrazioni che gli arrivano da famiglia, amici, ed ex fidanzata. Lasciandosi andare ad una svolta di vita tornando così ad essere se stesso.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con i Metanoia per scoprire qualcosa in più sul la loro musica.

INTERVISTANDO I METANOIA

Ciao Ragazzi. Complimenti per il vostro disco d’esordio. La prima curiosità è sul nome. Come mai avete scelto questa particolare figura retorica?

In primis ci teniamo a ringraziarti per i complimenti sul disco, è il nostro primo album e speriamo che si senta tutta la nostra passione e la voglia di farsi sentire.
Il nome Metanoia ha una sua storia particolare, 5 anni fa più o meno, agli albori della band, stavo leggendo un libro in cui il protagonista cadeva in una sorta di metanoia e allora incuriosito andai a cercare il significato e vidi che è un termine di origine greca che vuol dire conversione, cambiare stile di vita, nell’accezione prettamente cristiana della parola. Mi colpì subito, per me tutto questo significava e significa speranza, perché se cambi vita vuol dire che ti accorgi che qualcosa non va, che vuoi cambiare e nel cambiamento c’è tanta ma tanta speranza, significa darsi un’altra possibilità, credere che ci sia qualcosa da prendere, da vivere.

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Da poco è uscito il vostro ultimo disco, “L’equilibrio dei numeri primi”. Anche in questo caso la scelta del titolo dell’album è molto particolare. Perché questo, neanche troppo velato, riferimento al romanzo di Paolo Giordano?

Il titolo dell’album ha avuto una gestazione lunga, non è stata immediata, ci abbiamo ragionato parecchio, volevamo qualcosa d’impatto ma non scontato. Lo abbiamo chiamato così perché i nostri numeri primi sono le nostre prime canzoni e l’equilibrio glielo abbiamo cercato di dare noi perché sono 8 canzoni diverse per stile, tematiche e suoni. Il collegamento con il libro di Giordano c’è perché quello è un romanzo di formazione in cui i protagonisti evolvono e crescono e per noi è la stessa cosa, attraverso questo disco cresciamo noi come singoli e soprattutto come band. La scelta di far suonare diversamente ogni pezzo è una scelta ben precisa e voluta.

Nel disco parlate delle tematiche più disparate. Della guerra, della vita, della libertà, dell’amore. Cos’è che per voi ha legato argomenti così diversi fra di loro tanto da farne un disco?

Sono sì argomenti diversi tra loro ma collegati dalla vita, vita intesa come esperienza, ogni canzoni parla di qualcosa che abbiamo vissuto, che sia un lutto come “in un giorno di pioggia”, la scoperta di sé come ne “l’arte di essere se stessi” e così per le altre canzoni. Questo album è il prodotto del nostro quotidiano.

Il vostro sound rimanda a tante sonorità. Dal Brit-Pop al Rock classico anni ‘90, passando anche per sonorità che richiamano il più recente Indie rock nostrano.
Come siete arrivati a questa sintesi di sound?

Questo suono è il risultato di tanto lavoro in studio, come abbiamo già detto ci sono pezzi davvero diversi e abbiamo cercato di dare una matrice pop/rock a tutti e 8 le canzoni. Questo comune denominatore è la base da cui siamo partiti per sviluppare le 8 tracce, ovviamente ogni canzone ha una sua storia e come tale prende la sua strada sonora. La diversità di temi ci ha aiutato, infatti un pezzo contro la guerra come “Risiko” non poteva avere la stessa leggerezza di una canzone come “Colombo” che parla della bellezza del viaggiare.

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Vi siete avvalsi di qualche collaborazione durante le fasi di arrangiamento, registrazione o missaggio?

L’arrangiamento è interamente nostro, siamo i genitori naturali delle nostre canzoni ma sicuramente dobbiamo menzionare Giuseppe Pio che ha suonato il piano in alcuni brani, Anthony Di Furia per le riprese in studio e la nostra etichetta Artis Record per il missaggio.

Quali sono gli artisti di riferimento? Cosa ascoltate tra di voi?

Questa domanda è molto interessante anche se all’apparenza potrebbe sembrare banale. Anche qui c’entra il discorso dell’equilibrio, siamo 4 ragazzi diversi e ascoltiamo musica molto diversa: pop, rock, blues, funky e perfino jazz, quindi per forza di cose dobbiamo trovare un punto di incontro. Come artisti di riferimento non ce ne sono, non seguiamo qualcuno piuttosto che un altro, cerchiamo di avere un’identità nostra il più possibile senza farci troppo condizionare.

Nel video di “L’arte di essere se stessi” seguiamo la malinconica storia di un ragazzo che affrontando una serie di problemi alla fine decide di partire per darsi un’altra opportunità. Come è nata l’idea di questo video? Chi lo ha curato?

L’idea di questo video è nata da me, avevo una bozza scritta su un foglio che poi con il regista, Manuel Norcini, abbiamo migliorato e perfezionato fino a scrivere la sceneggiatura. La canzone, così come il video, vuole descrivere la sofferenza verso i dettami di altre persone, di chi vuole dirti cosa fare e non fare, come e perché. Nella canzone si è invitati ad urlare più forte e ribellarsi, nel video questo viene tramutato nel prendere e partire perché si è studi di quella condizione del non essere capiti e apprezzati per quello che sì è.

E’ previsto un tour per promuovere il disco? Avremo modo di vedervi suonare dal vivo?

Siamo già in pieno tour, la prima tappa è stata al “Sound” di Teramo il 3 aprile, ora ci dobbiamo fermare 2-3 settimane perché devo essere operato e riprenderemo il 14 giugno da Tortoreto, la nostra città. Per fortuna abbiamo un’estate piena di concerti per far suonare questo disco a cui siamo davvero davvero legati.

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