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I Caleidø presentano in anteprima il video de “La dieta” | Intervista

Oggi, in anteprima su Indie Italia Mag, i Caleidø presentano il video del loro secondo singolo, “La dieta”. Canzone pubblicata alla fine di giugno su tutte le piattaforme streaming.

Questo secondo singolo segue il primo brano della band siciliana, “Il luogo comune”, pubblicato a maggio di quest’anno. Le due canzoni faranno parte del primo disco in studio dei Caleidø. Prodotto da “Seltz/Viceversa Records” la sua uscita è prevista per la fine del 2019 e sarà anticipato dalla pubblicazione di un terzo singolo.

Con “La dieta” i Caleidø confermano le sonorità già proposte nel primo singolo. Un sound prettamente elettronico, caratterizzato dai preponderanti synth accompagnati da chitarre mai invadenti, rende molto riconoscibile la proposta musicale della band sicula. Un Pop elettronico di stampo decisamente cantautoriale. I testi, scritti dal chitarrista della band Gabriele Licciardello, risultano essere intimisti ma con un occhio che guarda la realtà circostante e come essa sia condizionata dall’evolversi degli usi nella nostra cultura.

I due singoli pubblicati sino ad ora affrontano il tema dell’amore e del rapporto di coppia. Seppur in maniera molto diversa fra di loro, le canzoni sembrano essere caratterizzate da un disincanto di fondo.

Ne “La dieta” ad esempio, questa disillusione è generata dalla mania, legata all’utilizzo incontrollato dei social-network, a far diventare di immediato uso e consumo qualsiasi cosa. Anche l’amore così diventa un qualcosa da esporre, da far vedere agli altri. Non c’è reale volontà di condivisione dei sentimenti in maniera personale e profonda, ma solo l’effimera soddisfazione di qualche like sotto una foto, per poter far finta di vivere un amore che in realtà non lo è, banalizzando così il più profondo sentimento umano.

I video-clip de “La dieta” e “Il luogo comune” restituiscono quello che è il messaggio che i Caleidø vogliono trasmettere.

“Il luogo comune” ci accompagna nel viaggio di un robot umanoide che va alla ricerca, tramite l’osservazione di scene di vita reale, dell’essenza dei sentimenti umani. Riuscendoci solo in parte.

Il video de “La dieta” invece è la rappresentazione di quanto la vita che vediamo riflessa sui profili social sia solo una copertina, molto spesso fasulla che tramite la condivisione istantanea, non fa altro che darci la conferma di aver realmente vissuto un evento, “perchè se non lo metti su internet allora non esiste.”

Abbiamo contattato i ragazzi catanesi dei Caleidø per fare loro qualche domanda e conoscerli meglio.

INTERVISTANDO I CALEIDO

Ciao ragazzi. Siete una band attiva da parecchi anni. Come siete giunti ad essere i Caleidø? Qual è il vostro background?

Siamo amici d’infanzia: il nostro primo concerto risale a Gennaio 2008. Eravamo tutti sulla media dei 13 anni, quindi sarebbe facile dirti che le nostre storie siano da sempre strettamente interconnesse.

I singoli rapporti personali con la musica invece iniziano poco prima per tutti. I più precoci  sono stati decisamente Domenico e Sasha. Il primo inizia a suonare il piano praticamente ancora in culla, il secondo a 9 anni già suonava i Nirvana alle kermesse di paese. Entrambi adesso hanno ultimato i rispettivi studi di Conservatorio e sono la parte colta della band. Gabriele, Giovanni e Alessandro hanno seguito lezioni private per anni scegliendo una strada diametralmente opposta al Conservatorio.

Come puoi immaginare per molto tempo siamo stati la classica cover band del liceo che suona tutto quello che gli passa per la testa: Radiohead, Coldplay, Nirvana, Eagles, Afterhours, Green Day, Tre Allegri Ragazzi Morti tutti nella medesima scaletta.

Chiaramente atroci come il 99% delle band in quella fascia di età. Si può considerare però una fase di passaggio obbligata. Dopodiché abbiamo iniziato a scrivere canzoni nostre, ovviamente bruttissime, ma che fortunatamente sono migliorate col tempo.

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Qualche anno fa eravate in procinto di pubblicare il vostro primo album. La produzione è stata poi interrotta per via dell’accordo con la Seltz Records. Quanto state riportando di quel disco mai uscito nei lavori dell’album che farete uscire?

La metà dei testi, praticamente niente del sound. La verità è che ci siamo lanciati in questa prima produzione in assoluta solitudine, nella speranza che – disco alla mano – potessimo incuriosire qualcuno. Alla fine dell’opera eravamo insoddisfatti del risultato. Non perché qualitativamente inadeguato (ci siamo sempre affidati a studi di registrazione validissimi) ma perché durante le infinite sessioni di registrazione durate più di un anno siamo cresciuti musicalmente. A master chiuso quello che ascoltavamo non ci rispecchiava più.

Una volta un amico ci disse che il primo disco è sempre una merda, e di non preoccuparci che le cose sarebbero andate meglio col secondo. Lo abbiamo preso in parola.

Così quello che uscirà per voi sarà il nostro primo disco, per noi in realtà è già il secondo e stavolta ci piace tantissimo.

Voi siete Siciliani. La vostra regione nell’ultimo periodo sta proponendo moltissimi artisti di spicco nel mercato musicale italiano. Quanto i vostri luoghi influenzano il modo di concepire e di conseguenza di comporre musica?

È indubbio che i luoghi influenzino la scrittura. Per citare un disco che mai e poi mai sarebbe potuto nascere lontano dalla Sicilia, “Un paese ci vuole” di Dimartino è decisamente un manifesto del connubio luogo-musica. Per non parlare di Colapesce, che trasuda sicilianità in ogni canzone.

Le nostre canzoni più che dai luoghi sono influenzate dalle persone, dai rapporti che abbiamo vissuto e che sono stati e sono spunti di riflessione. Ovviamente, scrivere su un terrazzo a tre metri dal mare dà un impatto decisivo al sapore generale di ogni canzone, così come una giornata uggiosa milanese ne darebbe sicuramente un altro.

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Avete collaborato con qualcuno in particolare nelle fasi di scrittura e registrazione del disco?

Sì. Stavolta ci siamo affidati alla infinita sapienza di Denis Marino per la produzione artistica e a Michele Musarra, sound engineer che, per dirne una, ha lavorato all’ultimo disco de La Governante, “Italian Beauty”, che conoscete molto bene. L’influenza di entrambi sul progetto si è tradotta in un lavoro di limatura passato dalla sala prove, dalla stesura dei testi, dalla ricerca dei suoni a 360° che ha messo ordine tra tutte le idee e ci ha permesso di trovare le sonorità che cercavamo.

All’interno del disco poi, è presente una collaborazione con un nostro concittadino catanese, Cordio, attualmente in contratto con Mescal. Con lui siamo legati da una amicizia oramai decennale nata tra i banchi di scuola. Il brano che interpreta si intitola “Amici Miei” ed è una sorta di omaggio a Monicelli e ad un gruppo di amici inseparabili nonostante le interferenze della vita, che molto spesso separa le strade.

Il videoclip de “Il luogo comune” è molto particolare e rimanda bene un senso misto tra angoscia e malinconia. Da dove nasce l’idea di  questo video?

L’idea di base è presa senza farne mistero da Westworld, la serie HBO.

Per raggiungere l’obiettivo finale ci siamo rivolti ad Adriano Spadaro (Theregisti) e a Visualazer (attualmente una delle principali realtà italiane nel mondo del social media marketing). Nel video questo robot umanoide cerca di cogliere l’essenza del sentimento umano. Da qui la ricerca forsennata di scene di vita vera per comprendere la felicità, la malinconia, la tristezza e così via.

Alla fine della storia Nanni Mascena (il nostro androide protagonista) ne esce completamente sopraffatto non riuscendo a metabolizzare la mole di emozioni che lo travolge. Decide quindi di spogliarsi drasticamente della sua veste robotica per essere finalmente felice.

Le vostre sonorità sono fondamentalmente quelle del Pop-elettronico. Ascoltando la vostra produzione mi sembra ci sia una attenzione particolare rispetto ai suoni utilizzati. Che lavoro di ricerca c’è per arrivare a questo sound?

Chiaramente mettere d’accordo cinque teste non è mai facile, nel tempo però abbiamo consolidato un certo feeling che ci permette molto spesso di immaginare esattamente i suoni che cerchiamo, almeno il più delle volte.

Per il resto, la tecnologia ci ha inondato di miliardi di plugin, vst, preset che per ciò che riguarda la componente synth ha in parte semplificato il lavoro di ricerca, molto spesso si parte da un suono base e si modifica di conseguenza.

Con le chitarre è più complesso, la ricerca dei suoni è chiaramente “analogica” e si traduce in ore e ore di “spippolamenti” tra gli effetti in pedaliera fino a risultati che possano soddisfare un po’ tutti. Sul fronte ritmico invece, basso e batteria cercano di lavorare dal punto di vista creativo quasi sempre in coppia, in modo che le fondamenta stesse di una canzone siano di volta in volta sempre abbastanza solide per costruirci sopra.

Il “pop-elettronico” diciamo che non è una scelta voluta. E’ stata più istintiva di quello che sembra, probabilmente frutto dell’aria che tira nel sound generale, magari ci siamo lasciati trascinare un po’senza però nascondere le principali influenze che provengono dai nostri ascolti, spesso molto lontani dalla cosiddetta “scena” di cui teoricamente facciamo parte insieme a tanti altri.

Sia “Il luogo comune” che “La dieta” sono brani che parlano di relazioni che seppur in maniera diversa, affrontano il tema con un certo disincanto.  Da dove viene questo aspetto che sembra accomunare le due canzoni?

Da un’analisi molto razionale di ciò che ci circonda. I testi – almeno finora – li scrive Gabriele Licciardello, il chitarrista, quindi tra loro le canzoni sono già legate da una penna comune. Molto spesso poi, quello che viene scritto è in linea con il sentimento generale.

Per il disincanto, ti facciamo una domanda: secondo te, quante possibilità abbiamo di rimanere legati a qualcun altro per cinquant’anni, come i nostri nonni?

Le canzoni, oltre che dai luoghi e dalle persone, come dicevamo prima, sono influenzate anche dai tempi. Il “mondo social”, principale differenza tra noi e la generazione che ci ha preceduto, nella maggior parte dei casi ha desertificato l’anima di chi, attraverso questa costante simulazione di interconnessione e finzione di compagnia, prova un sentimento di gratificazione legato più alla quantità di interazioni virtuali che non alla qualità dei rapporti umani.

Il mondo poi si spacca: i tuoi followers in realtà non esistono, i like non valgono assolutamente niente, ma hai la possibilità di interagire con chiunque nel mondo mandando una “reaction” preimpostata.

Cazzo, a pensarci bene la “reaction” è il manifesto della disillusione che attraversa i nostri testi. Come fai ad avere una visione più romantica della vita se tutti abbiamo letteralmente ristretto le comunicazioni? Siamo passati in meno di cinquant’anni dalle serenate sotto la finestra alle emoticon e alle reaction lanciati sotto una foto in costume con una citazione di chissà quale disgraziato autore (indistintamente le scelte vanno da Euripide a Cristiano Malgioglio) che tutto voleva nella vita tranne essere citato sotto il culo di una ventenne in vacanza a Ibiza.

Forse abbiamo un problema, no?

Di chi è l’idea del video di “La dieta”? Chi lo ha curato?

Il video è opera di Adriano Spadaro e Samir Kharrat (insieme: Theregisti), i nostri Holly e Benji della cinepresa. Lavoriamo con loro da anni e nonostante le scadenze sempre dietro l’angolo non ci hanno mai detto di no, lavorando ai nostri progetti anche di notte.

L’idea del video nasce dopo una seduta di brainstorming, ed è una sorta di “Instagram vs Realtà”, un video-reportage di una festa in piscina dove tutto è “instagrammabile”, tutto è fashion, tutto è luccicante e fantastico, in primo piano la promessa di una felicità smisurata a bordo di una piscina che sembra uscire da “The O.C.” e alla fine niente, zero, il deserto: si traduce tutto in 10 secondi di stories a testa e 1 post dedicato all’evento, perché se non l’hai messo su internet allora non esiste, non l’hai vissuto veramente.

Farete uscire un altro singolo prima del disco?

Sì, a Settembre un terzo singolo anticiperà l’uscita del disco.

Avremo modo di vedervi suonare dal vivo prossimamente?

In questi anni abbiamo suonato decisamente molto meno di quanto avremmo voluto perché ci siamo concentrati più sulla scrittura. Ma il live è la destinazione ultima di tutti i nostri sforzi, quindi sì: con l’uscita del disco partirà un tour che ci vedrà in giro per l’Italia.

Per tutti gli aggiornamenti restate sintonizzati sui nostri canali. Verremo a trovarvi.

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