La Convalescenza : Quando il rock salva la vita | Intervista

La Convalescenza è un gruppo rock a nato a Modena nel 2016. Per presentarvelo niente è più efficace di questa breve descrizione che la band ama dare:

 

“La Convalescenza è togliersi le bende per mostrare le ferite, è raccontare storie di vita vissuta e storie talmente immaginate da essere ancora più vere.
La Convalescenza è ammalarsi delle proprie e altrui storie e volerle urlare senza aspirare alla catarsi.
La Convalescenza è quel preciso momento in cui tutta la sabbia è scorsa ai propri piedi in mano non restano che pochi frammenti di tempo, in bocca il sapore amaro della consapevolezza”

 

Il primo di Novembre uscirà il nuovo ep, dal titolo Palafitte di Creta, che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare in anteprima.
Ecco a voi, una piccola anticipazione e un’intervista molto interessante dove non si parla solo di musica, ma anche di Dalì,  della paura della morte e di letteratura.

 

 

INTERVISTANDO LA CONVALESCENZA

La Convalescenza è ammalarsi delle proprie ed altrui storie. Volerle urlare senza aspirare alla catarsi. Ce n’è una alla quale siete più affezionati?

Forse siamo particolarmente legati proprio a Palafitte di Creta, perché è il nostro inno all’instabilità. Basta cercare di renderci stabili, forti, monolitici; culliamoci nel disequilibrio per sconfiggere la noia.

È uscito da poco il nuovo singolo Palafitte di Creta, che anticipa il nuovo Ep omonimo , in uscita 3 anni dopo L’eco della clessidra. Cos’è successo in questo periodo?

Negli ultimi 2 anni eravamo impegnati a cambiare: come persone, come band, come suoni. Ci mancava qualcosa ma non capivamo bene cosa, quindi ci siamo fermati a studiare. Manu (bassista, computer addicted) si è cimentato con una serie di programmi al PC dai nomi complicati tipo synthmegaultrapower, Luca (penna e chitarra) doveva trovare un linguaggio che sentisse più suo rispetto a L’eco della clessidra. Non dico che ci siamo riusciti, ma ci sentiamo cresciuti e ci sembra di vestire un po’ di più i nostri panni. È una sensazione bellissima.

Quali differenze ci sono tra i due Ep?

Faccio prima a dirti cosa hanno in comune ahah! Forse solo la rabbia. Nel primo si sente che sono pezzi che abbiamo cominciato a scrivere verso i 22 anni, post adolescenti sbronzi, incazzati e fuorisede. Questo è un disco più meditato, introspettivo e  poi abbiamo lavorato moltissimo sulla composizione e sui suoni.

Cosa simboleggiano le palafitte di Creta?

Intanto partiamo con il dire che Palafitte di Creta non è solo il titolo del nostro primo singolo, ma anche il titolo dell’ EP in uscita il primo Novembre.
Le palafitte ci ricordano gli elefanti di Dalí: hanno una massa enorme da reggere, ma una superficie d’appoggio minima.
Eppure stanno su. Quasi sempre. Ce la fanno in qualche modo, con la dignità che solo gli equilibri precari sanno dare.
Anche noi ci sentiamo così, palafitte enormi su zampe rachitiche.
Questo EP parla di instabili equilibri e disequilibri stabili e di come tutti noi, nemici della noia, ci culliamo fra le loro onde.

Qual è la vostra definizione di rock?

Per noi è rock tutto quello che ti prende a calci sui denti, che ti lascia nudo e livido. Poco importa se i suoni sono distorti o no. De André forse è l’artista più rock di tutti: 2 versi di Faber sono più violenti di un disco dei Cradle of Filth.
Il rock è violenza, ma non vorremmo che passasse come termine negativo: è violento perché ti obbliga a destarti dai tentacoli del tuo divano, ti obbliga a interrogarti e a scendere a patti con la tua esistenza. Non ti rende la vita più facile, ma cazzo se te la migliora.

 

Cosa rappresenta per voi la figura di Zeno, tratta dal romanzo di Italo Calvino?

Zeno è un eroe. La Marvel potrebbe denunciarmi per questo ma…Zeno è meglio di tutti i personaggi dei fumetti. È un eroe perché ha fatto della mediocrità il suo superpotere, un paladino indiscusso dell’inciampo, delle mezze riuscite. Bello sognare una forza inaudita, saper volare o spostare le cose con la mente eh,  ma vuoi mettere sapersi accontentare della propria mediocrità? Un atto di coraggio incredibile.

Avete paura della morte?

Ma magari! Il problema è che abbiamo paura della vita! Quella ti prende a calci nel culo belli forti! Scherzi a parte credo che si possa affermare che abbiamo un rapporto sano con la morte: esiste e lo abbiamo accettato con serenità, più che altro ci piace chiederci cosa ci aspetta durante il percorso. Speriamo un botto di concerti.

ASCOLTA LA CONVALESCENZA NELLA PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAG