MARTA: “Il tempo mi spaventa, il futuro mi incuriosisce” | Intervista

Se Domenica, il nuovo e primo EP di MARTA (prodotto e registrato alla Sonika di Ferrara da Samboela) fosse un pezzo d’arte, sarebbe senza dubbio un’opera contemporanea, una performance di quelle che catturano nella loro disarmante semplicità.

Magari una ragazza acqua e sapone che fa colazione. Così è immortalata MARTA nella copertina dell’EP: sul divano a gambe incrociate, probabilmente di domenica mattina, intenta a fare colazione. Se la colazione è l’inizio, il pieno di energie, la domenica segna invece la fine della settimana: è la giornata dei bilanci e dei pensieri più pesanti, che precedono la frenesia e gli impegni pratici del lunedì. “Domenica arriverà fra soli quattro giorni”. MARTA sembra però aspettare con ansia questo giorno triste per molti, come se non vedesse l’ora di vivere di nuovo il tempo in modo disteso, senza fretta, e di non occuparsi di altro che dei suoi pensieri. Uno stile essenziale, a tratti infantile. Un loop che non stanca mai, una confortevole cantilena.

23 anni, Ferrara. Un EP, quattro brani: Domenica, Come te, La festa e Sfogo. È come se componessero un lungo monologo, una riflessione sul rapporto con l’altro. MARTA studia Jazz nel Conservatorio della sua città,, e ne è una prova il ritmo elastico e ripetitivo che permea ogni traccia. L’attacco di Domenica no può che ricordarci un certo Alfonso: la spensieratezza dell’ukulele, stroncata quasi immediatamente dall’intima malinconia del testo.

Intervistando MARTA

“Ma poi mi guardo allo specchio e sai che c’è? Non c’è speranza, sono come te”. Quanto è importante essere simili in una relazione?

Penso che l’equilibrio sia fondamentale. Meglio non somigliarsi troppo, dalle diversità si impara sempre qualcosa.

 

“È facile per te parlare, che vivi privo di paure, e l’ansia non mi lascia in

pace”. Di che tipo di paure parli?

Nel pezzo mi riferisco a quelle persone che a volte invidio perché riescono a preoccuparsi “un po’ meno” e quindi a vivere tutto con meno ansia. Quando parlo di paure intendo anche quelle più piccole e in generale, per quanto mi riguarda, la paura di sbagliare.

 

L’influenza del Jazz, tuo oggetto di studi, è presente in tutto l’EP. La ripetitività del ritmo ricorda moltissimo quello dei pensieri. Quali altri riferimenti musicali senti di avere?

Penso di averne veramente troppi, quando ascolto musica non mi attacco ai generi, cerco di ascoltare tutto senza pregiudizi.

Ho delle origini molto Rock grazie ai miei genitori, in adolescenza ho ascoltato tanto Brit Pop/Indie Rock e ora sono abbastanza fissata con il Soul. Vado a fasi.

 

Se “Domenica” parla del settimo giorno della settimana, quali giorni affideresti invece agli altri brani?

Come te è sicuramente un Lunedì, La festa è un Venerdì e Sfogo probabilmente un Sabato.

 

La domenica, di solito, è odiata da tutti. Tu invece sembri apprezzare la malinconia che porta inevitabilmente con sé. Che rapporto hai con il tempo in generale?

Lo scorrere del tempo mi spaventa e mi mette molta malinconia, ma essendo uno spirito ottimista sono anche curiosa di sapere cosa ha in serbo per me il futuro.

 

In tutti i brani ti rivolgi ad una persona. È sempre la stessa?

In realtà ogni brano è in qualche modo dedicato a qualcuno, ma non è partita come cosa intenzionale. Domenica l’ho scritta mentre aspettavo la fine della mia prima relazione seria, Come te è per mio fratello e La festa racconta di come ho rincontrato la persona che oggi è il mio ragazzo. Sfogo è decisamente per me stessa.

 

Domenica è il tuo primo EP autoprodotto. In quanto tempo è nato? Stai già pensando ad un secondo progetto?

I pezzi sono stati scritti un po’ a caso, verso la fine del liceo e nei tre anni successivi. L’EP invece l’abbiamo registrato in due giorni. Sì, sto già pensando e scrivendo qualcosa ma è ancora senza forma. Ora voglio solo portare in giro questo EP e suonare dal vivo, che è la cosa che amo di più.

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