Ho Visto La Madonna | Indie Tales

Mi capita spesso, da quando vivo a Roma, di uscire da solo la sera. Ho sempre pensato fosse da sfigati, o forse avevo solo paura. Ho scoperto, invece, che senza lo scudo degli amici si conosce tantissima gente.

Personalmente non cerco di rimorchiare (poi oh, se finisce che non passo la notte da solo, tanto meglio). Di solito cerco un evento figo su Facebook, ci vado e il resto è storia. L’altra sera, per esempio, sono andato in un locale a San Lorenzo, ho conosciuto dei tipi e siamo finiti ad una festa ad Ostia fino alle 6 del mattino. Non mi do limiti.

Certo che ce n’è di gente strana in giro. Non che io sia normale, eh.

La settimana scorsa ero sotto casa a bere una birra e mi si avvicina uno che dice di essere un cantautore. Mi attacca un pippone di un’ora su quanto sia difficile oggi promuovere se stessi sui social, di quanto la musica fine a se stessa sia morta lasciando il posto alla sola immagine, alla sola apparenza. E bla bla bla.

“Comunque piacere, Francesco” mi fa.

Mi presento anch’io e dopo aver ordinato la mia stessa birra continua a parlare a vanvera sui concerti Indie a Roma, per poi invitarmi al suo live la sera successiva.

“Guarda che ci conto Massimilia’”

“Luca”

“Come?”

“Mi chiamo Luca”.

La stessa sera sono andato a sentire un po’ di Jazz a Monti, in un pub dove fanno Jam Session. Mi piace sempre andare lì, soprattutto se ho già bevuto un po’. Entrare in quel posto minuscolo, accogliente e accedermi una sigaretta davanti ai musicisti che mi suonano a mezzo metro di distanza mi fa sentire un po’ un artista maledetto che vive di notte.

Lì conosco una ragazza di cui non ricordo il nome, piena di rasta e piercing, ma che parla un italiano perfetto. Perché ma? Perché una ragazza con un look simile non può avere una buona dizione? A volte mi stupisco della mia bigotteria. Comunque.

Questa ragazza dal look eccentrico e dall’ottima padronanza della nostra lingua mi parla per ore (ok, forse non ore, ma per molto, moltissimo tempo) di quanto Roma le piaccia, ma che sta cercando un nuovo appartamento in cui vivere. Attualmente condivide un bilocale nel quartiere africano con una sua amica, ma non fanno altro che litigare. Ha bisogno di pace, dice. Di un posto tutto suo in cui fare il cazzo che le pare senza dover dare spiegazioni a nessuno.

“Ma ti pare? Sono andata via da Varese perché mia madre era opprimente e mi ritrovo un sergente che è lì ad aspettarmi ogni sera e a fare storie se mi accendo una canna in salotto”

“Magari è innamorata di te”

“Eh?”

“Magari le piaci e si preoccupa per te”

“Ma va” fa un tiro e mi guarda “oddio, non ci avevo mai pensato” scoppia a ridere.

Mi dà un bacio sulla guancia, mi dice qualcosa che non capisco del tutto ed esce dal locale.

Rimango ancora un po’ a godermi la musica e dopo un paio di birre esco a prendere una boccata d’aria. Mi accendo una sigaretta. Fa caldo per essere gennaio.

“Scusa, hai mica da accendere?” mi sento chiedere in milanese stretto.

Alzo lo sguardo e ammetto di aver vacillato qualche secondo davanti ad un viso così bello. Non bello nel senso di erotico, ma più in senso artistico. Un viso armonioso, ecco. Quasi trecentesco.

Bianco latte, leggermente paffuto, ma sorretto da un collo lungo e affusolato. Ciuffi biondi che escono dal cappello di lana. Labbra carnose, rosee, che faticano a chiudersi. Occhi giganti, né chiari né scuri.

“Sì certo” le accendo la Lucky Strike che tiene in bocca.

Butta fuori il fumo e accenna un sorriso di ringraziamento.

“Chiara” mi porge la mano.

“Oh. Luca, piacere” perché sono così imbarazzato? Eppure sono già alla sesta birra.

Non aggiunge altro, ma resta lì ferma, davanti a me. Forse anche lei è uscita da sola stasera.

“Non sei di Roma”

“Si sente, eh?” Ridacchia “No, son di Padova”

“Ah, avrei detto Milano”

“Ti prego, Milano no!” alza le sopracciglia e arriccia il naso. È proprio carina.

In pochi minuti scopro che vive e studia a Padova, ma che viene spesso a Roma a trovare il fidanzato (te pareva). Studia biologia, ma non sa se è quello che le piace davvero. Questo non sembra preoccuparla più di tanto perché a quanto pare nella sua famiglia sono in pochi a lavorare. Tempo fa suo padre ha scoperto una cura ad una qualche malattia semi-sconosciuta, e da lì non hanno più problemi di natura economica. Buon per lei.

Chiara odia il mare e tutto ciò che è a sud di Firenze. Ama invece la montagna, sciare e tutto ciò che contiene molto burro. Un po’ l’opposto di me.

Nonostante abbia detto una serie di cose che in altre situazioni proprio non avrei digerito, Chiara mi piace. È diretta, divertente, autentica. Molti si sarebbero vergognati ad ammettere i propri agi o il proprio animo “leghista”. Lei no, è come se avesse espresso preferenze sui gusti del gelato.

Un bacio sulle labbra gliel’avrei dato volentieri, ma ci siamo salutati dopo una mezz’oretta perché il fidanzato è il barman del locale di fronte, così ho preferito andarmene prima di conoscerlo.

Torno a casa ancora su di giri per l’incontro, accendo la luce e trovo il mio coinquilino irlandese Spike nudo che entra in cucina. Lo seguo incredulo, si gira verso di me e mi fa “Lucca! Ho visto la Madonna, Luca!”

“In che senso?” Sbotto a ridere, sia per la visione assai poco attraente sia per ciò che ha appena detto.

“Ssssh! Fai piano, è di là!”

“Vuoi dire che la Madonna adesso è di là, in camera tua?”

“Sì, si chiama Simona, l’ho conosciuta stasera! Troppo bella!”

“Anche io ho visto la Madonna stasera, mi sa”

“Great!” mi dà una pacca sulla spalla e torna di là con una Peroni presa dal frigo.

Mi siedo sul tavolo e cerco Chiara su Facebook, con la testa che gira per le troppe birre.

Racconto liberamente ispirato al brano “Ho visto la Madonna” di Le Larve.

Ascolta la Migliore Musica Italiana su Spotify con la nostra playlist