Nicola Project: Tranquilli siamo tutti nei guai | Intervista
Nicola Coppola, in arte Nicola Project è un giovane cantautore della provincia di Alessandria, classe 1997
Dopo alcune esperienze musicali in diverse formazioni della zona, decide di intraprendere il suo progetto da solista per dare libero sfogo alla sua musica e alle sue parole. Project sta ad indicare il continuo evolversi di Nicola che cerca di non legarsi ad un genere specifico con la possibilità di spaziare il più possibile in base a quello che il brano richiede, ad esempio dal pop al funk passando per il gipsy e il rock.
Ha esordito con Tutti nei guai, brano ironico e sarcastico per ridere, ma allo stesso tempo utile per riflettere dei problemi che ci stanno capitando. Le cause non vengono citate esplicitamente perché è più interessante sapere che le conseguenze negative che siamo costretti a subire ci coinvolgono tutti senza troppe distinzioni.
Tutti nei guai ti distrae con il suo Groove ed i suoi temi strumentali da un testo che lascia speranze di un futuro migliore solamente ai sogni. Una carrellata di immagini sulla società odierna, in frenetico movimento che non si accorge di cambiare, persa in una quotidianità di riti svuotati di ogni significato.
INTERVISTANDO NICOLA PROJECT
Quali sono i progetti di Nicola?
Beh, i progetti di Nicola sono tantissimi, nella vita e soprattutto in ambito musicale.
So che Nicola Project non il massimo come “nome d’arte”, ma era la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho aperto le varie pagine social.
Il mio nome, Nicola Coppola, insieme a quello che mi piace fare. Creare cose nuove, progetti musicali differenti unendo generi diversi tra loro alla ricerca di una possibile mia cifra stilistica che ancora non so bene quale possa essere.
Sicuramente il più grande progetto adesso è quello di far ascoltare il mio singolo d’esordio, Tutti nei guai, a quante più persone possibile e quello di lavorare a un primo piccolo album.
Male che vada non vedo l’ora di aprire un mio locale ed invitare tutti voi a bere qualcosa ascoltando vera musica live insieme.
Ti definisci Musicista per passione. Come sei diventato un cantante?
Per me i cantanti sono i vari Gregory Porter, Serena Brancale…, persone che nascono con un grandissima voce che coltivano ed allenano ogni giorno.
Io cantante vero non lo sono sicuramente, ma diciamo che fin da piccolo ho trovato nella musica e nella scrittura musicale il modo migliore per esprimere quello che penso, che sento e che amo.
Ho iniziato con una bruttissima pianola regalata ad 11 anni e con il coro della scuola che mi ha fatto innamorare della polifonia, dell’armonia creata dall’unione di più voci e che ho voluto portare anche nell’arrangiamento del pezzo, per poi proseguire con tutte le esperienze che credo siano necessarie per provare a fare il musicista. Pianobar, matrimoni, sagre e finalmente eventi in cui puoi permetterti di suonare i pezzi che hai scritto nelle pause tra un esame di economia aziendale ed uno di diritto privato perché per “cadere almeno in piedi”, come dico nella canzone, una laurea in economia ho pensato potesse sempre tornare utile.
Prendendo spunto dal testo della tua canzone questa mattina come ti sei svegliato?
Con abbondante caffè e la consapevolezza di avere (come sempre, come tutti) poco tempo per rispondere a queste bellissime domande in modo intelligente ed accattivante senza risultare troppo prolisso e cercando di evitare le parentesi (che mi piace tantissimo usare per comunicare il mio pensiero interiore preservando comunque il senso della frase principale) che spesso uso in modo improprio.
Per il resto il treno è in ritardo nonostante la poca gente e mi si sono scaricate le cuffie bluetooth (non le AirPods, per quelle ho bisogno di più ascolti online).
Siamo davvero Tutti nei guai?
Credo non possa esserci momento storico migliore per dire a tutti quanti che sì, siamo nei guai.
Il mio brano non voleva davvero portare sfortuna, è stato scritto molto tempo prima che tutto ciò accadesse e mi sono infatti stupito di quanto ciclicamente le cose si ripetano, di come l’essere umano ricada in errori già fatti. Abbiamo iniziato questo nuovo decennio con un sentore di Terza Guerra Mondiale, un virus che ha costretto agli straordinari farmacie, supermercati ed autori di fake news ed un problema immane come quello del surriscaldamento globale di cui si tende più a parlare che contrastare efficacemente. Mi sembra lo scenario perfetto di un film a cui ho involontariamente già scritto la colonna sonora.
Quali sono le tue regole per sopravvivere davanti ai problemi?
Oggettività, costanza ed amor proprio.
Quando ci sono dei problemi occorre analizzarli e valutarli in modo oggettivo, quasi scientifico, da una relazione al suono della chitarra che non esce dall’ampli. Capire le cause e ricercare soluzioni mantenendo sempre grande calma e sincerità credo sia un modo funzionale di risolvere i problemi
Sono il maestro dell’incostanza, ma credo che il suo opposto sia fondamentale per continuare a combattere per ciò che ami e ami fare anche quando sembra che davvero tutto sia un po’ contro di te. Ci sono riuscito con Tutti nei guai e spero di riuscirci con un album, ma conosco benissimo la difficoltà di restare in piedi quando prendi schiaffi dalla mattina alla sera.
L’amor proprio serve poi a sopravvivere ai primi due punti, a volersi bene e a non sfinirsi. Rientrano sicuramente in questa categoria anche le serate al pub con gli amici. Anche quelle aiutano.
Perché hai citato La fattoria degli animali di Orwell?
Perché amo il senso critico e la grande immaginazione di Orwell che con semplici parole riesce a mettere in risalto verità nascoste in piena vista come dicevano I Cani.
Avevo bisogno di una frase che nell’affermare il concetto di eguaglianza, affermasse anche il contrario e il suo tutti gli animali sono eguali, ma alcuni animali sono più eguali degli altri era perfetta, così come era perfetto il fatto che durante la storia, per brama di potere, corruzione, questa cambiasse e si evolvesse senza che nessuno ci facesse caso preso com’era dalle sue faccende. Così ho provato a riscrivere questa frase e a trasformarla andando a mescolare le parole, creando una specie di scioglilingua in omaggio ad uno dei miei autori preferiti.
Che rapporto hai con i social network?
Dedicherei ad Instagram e Facebook, gli unici che effettivamente ogni tanto utilizzo, il classico Odi et amo. Sento la loro importanza e so quanto possano essere utili per promuovere progetti ed arrivare a tante persone, ma allo stesso tempo mi trovo un po’ a disagio nel doverli utilizzare, nel dover scattare foto per avere materiale promozionale (che infatti non ho) così da mantenere viva la fan base senza contare che non avendo una band fissa è davvero difficile farsi foto mentre si sta facendo qualcosa.
Paradossalmente mi trovo benissimo su un palco davanti a tante persone, esposto completamente ad un pubblico vero e malissimo su un palco virtuale, un palco da cui anche io sono spettatore e giudice di quello che vedo e che, credo per un grande senso di autocritica, non mi piace quasi mai.
Come descriveresti la nostra società?
Non lo so è una domanda complessa. Sicuramente non la definirei moderna.
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